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Il vangelo delle verità

Post n°8 pubblicato il 12 Marzo 2010 da sancta_trinitas

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Così il nome è grande. Chi sarà capace di esprimere un nome per lui, questo grande nome, se non egli soltanto al quale questo nome appartiene, e i figli del suo nome, sui quali riposa il nome del Padre, e che a loro volta riposano sul suo nome?

Dato che il Padre non è generato, egli solo che ha generato un nome per se stesso prima di produrre gli eoni, affinché sul loro capo vi fosse il nome del Padre, come Signore, cioè il nome vero, stabile nel suo comando, nella sua perfetta potenza. Poiché questo nome non fa parte di semplici parole, ne il suo nome consiste in appellazioni, ma è invisibile.

Egli ha dato il suo nome a se stesso, poiché è il solo che vede se stesso; egli soltanto ha il potere di darsi un nome. Poiché colui che non esiste non ha nome. Che nome si può dare a colui che non esiste? Colui, invece, che esiste, esiste con l’ altro suo nome, e conosce se stesso. Darsi un nome è prerogativa del Padre.

Il Figlio è il suo nome. Egli, dunque, non l’ ha celato nel segreto, bensì era il Figlio; e solo a lui egli ha dato il suo nome. Il nome è, perciò, quello del Padre, come il nome del padre è il Figlio. Dove, infatti, può trovare un nome la misericordia all’ infuori del Padre?

Ma certamente qualcuno dirà al suo vicino: Chi mai darà un nome a chi esisteva prima di lui? Quasi che ora i fanciulli non ricevano il nome da coloro che li hanno generati.

Anzitutto è importante che noi riflettiamo su questo: che cos’ è il nome? Questo, infatti, è il vero nome; è il nome che viene dal Padre, il suo nome proprio.

Egli, dunque, non ha ricevuto un nome a prestito, come gli altri, secondo il modo particolare in cui lo riceve ognuno di loro. Al contrario, questo è il nome proprio. Egli non l’ ha dato ad alcun altro. Ma è ineffabile, indicibile, fino al momento in cui egli, colui che è perfetto, lo ha pronunciato da solo. Egli ha il potere di pronunciare il suo nome e di vederlo.

Perciò, quando a lui piacque che il suo nome diventasse il Figlio suo prediletto, diede il nome a colui che promanò dalla profondità; ed egli parlò dei suoi segreti sapendo che il Padre è assolutamente buono.

Per questo egli l’ ha inviato, affinché parlasse del luogo e del suo riposo, dal quale è giunto, e desse gloria al Pleroma, alla grandezza del suo nome e alla dolcezza del Padre. Egli parlerà del luogo da cui ciascuno è venuto e della regione nella quale ha ricevuto il suo essere essenziale; si affretterà a farlo ritornare nuovamente colà, a ritirarlo da questo luogo, luogo nel quale egli si è trovato, provando piacere per l’ altro luogo, nutrendosene e crescendo in esso. Il luogo del suo riposo è il suo Pleroma.

Perciò tutte le emanazioni del Padre sono Pleromi, tutte le sue emanazioni hanno la loro radice in colui che le ha fatte tutte crescere da se stesso e ha assegnato loro i loro destini. Ognuna fu poi manifestata affinché per opera del loro pensiero fossero perfette.

Infatti il luogo al quale rivolgono il pensiero,  quel luogo è la loro radice, che le innalza in tutte le altezze fino al Padre; esse raggiungono allora il suo capo – che è il loro riposo -,  e si trattengono accanto a lui, si da poter affermare di aver partecipato al suo volto baciandolo.

Ma esse non appaiono così, quasi che si siano innalzate da sole, ne sono prive della gloria del Padre, ne lo concepiscono come piccolo, severo, o irascibile, bensì come assolutamente buono, imperturbabile, dolce, conoscitore di tutti i luoghi prima che pervengano all’ esistenza, e senza alcun bisogno di venire istruito.

Questo è il modo di essere di coloro che hanno ricevuto dall’ alto, dalla sconfinata grandezza: sono protesi verso l’ unico, il perfetto, che è là per loro; non discendono nell’ Amenti; sono esenti da gelosia e da sospiri, da morte, si riposano in colui che è in riposo; non hanno tormenti, ne sono impregnati nella ricerca della verità; essi stessi sono la verità; il Padre è in loro, ed essi sono nel Padre, poiché sono perfetti e indivisibili da questo veramente buono: non soffrono alcuna privazione, ma si riposano, rinfrescati nello Spirito.

Presteranno attenzione alla Loro radice. Volgeranno il loro interesse alle cose nelle quali egli troverà la propria radice, e la sua anima non soffrirà danno alcuno.

Questo è il luogo dei beati, questo è il loro luogo.

Quanto agli altri, sappiano, nel loro luogo, che io non sono in grado – dopo essere giunto nel luogo del riposo – di dire altro. Dimorerò là, e in ogni momento mi dedicherò al Padre del tutto e ai veri fratelli, su cui è stato effuso l’ amore del Padre e in mezzo ai quali egli non lascia mancare nulla di sé.

Costoro invero si manifestano in questa vita vera ed eterna, parlano della luce perfetta, e sono ricolmi della semenza del Padre che è nel suo cuore e nel Pleroma. Mentre il suo Spirito gioisce e dà gloria a colui nel quale era, poiché è buono. I suoi figli sono perfetti, sono degni del suo nome, poiché egli è il Padre: questi sono i figli che egli ama.

 

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