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Accogliamo ora l'invito di Paul Verlaine. La lune blanche Luit dans les bois; De chaque branche Part une voix Sous la ramée…
O bien-aimée.
L’étang reflète, Profond miroir, La silhouette Du saule noir Où le vent pleure…
Rêvons, c’est l’heure.
Un vaste et tendre Apaisement Semble descendre Du firmament Que l’astre irise…
C’est l’heure exquise. (Da: La Bonne chanson, P. Verlaine)
Segue una breve presentazione Un delicato testo formato da tre frasi: tre momenti musicali in cui il poeta esprime una sorta di carpe diem (O bien-aimée-Rêvons c’est l’heure- C’est l’heure exquise), invitandoci al sogno, alla felicità, che sembra venire dal cielo (firmament), dalla luna che si irradia come l’arcobaleno (astre irise). Un invito alla felicità, seppur illusoria. Prime due frasi Un paesaggio notturno dominato dalla luna bianca che riluce in cielo; un bosco animato da uccelli che cinguettano; uno stagno che riflette, come uno specchio, un salice “nero” il cui pianto si fa voce del “vento”;
Note di tenerezza e di tristezza dettate dal pianto del vento e dal colore nero del salice.. nella notte. La voce degli uccelli negli alberi del bosco completa la prima frase, mentre la voce del vento nel salice chiude la seconda frase. Due registri visivi e uditivi, che dipingono alla perfezione questo notturno paesaggio, tranquillo e fresco, dove la luna è protagonista. Terza frase Cambio di registro nella terza frase. Il poeta percepisce questo squisito momento illusorio (sembra). Un vasto e tenero appagamento sembra scendere dal cielo. Invito a cogliere “L’heure exquise!” in un’atmosfera ricca di musicalità e sfumature di colori. Buona lettura! |
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L'INCONTRO CON IL LUPO MANNARO...
Lucia Mondella, venendo dalla filanda, incontrò il lupo mannaro: che, levatosi il cappello, e sdrusciatene le gran piume per terra, andava sussurrandole certe parolette ad orecchio, delle più zuccherose che aveva. Lucia scappò: e raccontò ad Agnese ogni cosa.
Questa favola ne induce a sospirare: «C’est dommage!»
E. Gadda, Il primo libro delle favole Milano, Mondadori, 1995