Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Storia di Dunn,lo stuntmann star diventato simbolo dei clown della morte
Post n°25 pubblicato il 27 Giugno 2011 da Jiga0
Brividi I nuovi ragazzi del mondo, quelli che vanno dai quattordici ai quaranta, sono tristi. E' morto Ryann Dunn. Chi di voi sapesse chi era, andrebbe censito come rara specie vivente; oppure è il contrario: si avvia ad essere specie da proteggere chi ignora la profusione degli eroi mediatici, nomi di qualche anno, destinati a essere sostituiti da altri nomi: più immagini che persone; più pixel che carne e ossa. Così, senza che noi adulti del Novecento lo sapessimo, ci è morto Ryan Dunn. Aveva fatto qualche film in Tv, una pellicola al cinema, ma era un eroe di MTV, uno stuntman eccentrico. Intanto, era fra i protagonisti dello show televisivo di avventure spericolate "Jackass", più o meno "Idioti", ma andrebbe bene anche il più stradaiolo "Bischeri". Ryan era di un cosmo che in Italia va in onda sulla parabola, un successo televisivo dell'altra parte del mondo. Si era fatto conoscere per acrobazie poi divenute mitiche: spaccare le piccole vetture dei campi da golf, volare dai tetti, o eseguire preziosismi discutibili, come quando inserì nel proprio retto una macchinina-giocattolo. Ryann radunava pubblico a qualsiasi costo con le sue imprese da locanda di bucanieri, goliardate da brivido. Non un eroe come nella classicità, quando gli eroi erano Achille ed Ettore e le loro gesta oltre a essere cantate da Omero, o nelle veglie invernali di regge che alla fine erano spelonche, venivano dipinte intorno al giro di un'anfora - le anfore erano i media di una volta. Ryann era un eroe della Tv giovanile americana e planetaria, un esuberante alter ego di milioni di adolescenti, avatar di ognuno come alla playstation ogni giorno. Quando cinquantanni fa Mario Riva cadde dal palco dell'Arena di Verona e morì, la mia emozione di ragazzo non fu la stessa: non fui triste, ma sconcertato che la morte potesse entrare nella vita con questa facilità trasandata. Dunn era una star del mondo degli stuntmen, un solista delle esagerazioni roboanti, cugine del wrestling e di ogni eccesso spettacolare, ma molto più pericolose. I brividi e la morte affascinano il pubblico giovanile che oscilla tra documentari sul nazismo travestiti da Storia e gente che si lancia dal grattacielo con la macchina. E appunto che sia morto Dunn, l'ho appreso da mio figlio adolescente - che non so come faccia ad avere tempo a sapere tutto, mentre suona la chitarra, guarda film, gioca a playstation, amministra i dibattiti del circolo culturale del social forum, e poi ogni tanto dorme. Ryann Dunn era come Bear, ex marine delle forze speciali inglesi, protagonista di decine di puntate televisive che sono le sopravvivenze nei deserti e nelle foreste di tutto il mondo, in crepacci dove si fa lasciare con l'operatore televisivo che lo riprende mentre lui sopravvive mangiando talpe, accendendo sterpi bagnati, depurando l'orina e bevendola. Solo che Bear, per fortuna, è vivo - anche se ora, dopo due stagioni di devozioni a voce alta mio figlio e i suoi amici stanno lasciandoselo alle spalle. Ryann era come Andrew Zimmern, l'anchorman viaggiatore di Bizarre Foods, documentario di cucina a dir poco esotica, ma esotica è poco e cucina è troppo. Andrew entra in un villaggio dell'Uganda, si fa invitare a pranzo dagli aborigeni e banchetta con il loro piatto speciale, le termiti al vapore. Un eroe dell'assaggio. E' che gli eroi del mondo di ora sono volatili, potrebbero morire di indigestione, di lavanda gastrica, di puzzola indigesta. Se no, lasciano la vita volando fuori strada con la macchina per via di una bevuta di birra. Non maledetti, ma incauti; eroi di questo lungo tempo di inconcludenza quotidiana e benessere inavvertito che neanche la crisi economica sta riuscendo a scuotere - eroi postmoderni che ormai non sono il nulla e non sono più postmoderni: ormai il flusso di immagini è permanente. Elude l'arcaica differenza tra il giorno e la notte, trasforma il tempo in una parentesi. Nell'indecifrabile adolescenza sempre più lunga e ludica, dove i quattordicenni giocano a playstation giochi di uomini trenta, quarantenni, i Ragazzi-Sempre-Ragazzi si affezionano a dei clown della morte che rischiano la vita in modo buffo. Tutto questo, oltre che discendere dalla tradizione che lo spettacolo americano ha mutuato dal cinema e consiste di inseguimenti, salti nel vuoto e nel fuoco (che infatti in gergo tecnico sono chiamati gag come i numeri comici), tutto questo, dicevo, potrebbe provenire dall'antico, eterno mondo delle scommesse anglosassoni, dai giorni piovosi passati al pub e al whisky, puntando mezza sterlina su quante uova sode un uomo possa mangiare in tre minuti. Ryann era ubriaco e andava a centosessanta. E' morto come un ragazzo qualsiasi.
Alessandro Schwed Il Foglio, 25 giugno 2011
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