Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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PROGRESSO: MONTI TELEFONA A MESSA
Post n°75 pubblicato il 15 Gennaio 2013 da Jiga0
E ora la doccia a gettone durante la predica (14 gennaio Huffington Post) di Jiga Melik Una foto del 6 gennaio mostra il presidente Monti al cellulare durante la messa dell’Epifania nella Basilica di San Pietro. L’evento è stato ignorato: la telefonata in chiesa del presidente del consiglio è un fatto spirituale troppo intimo. Magari si stava confessando con Draghi. Altra cosa sarebbe stata se uno studente universitario si fosse soffiato il naso in piena basilica, allora la Fornero chiamava il 113 e lo arrestavano. Peccato. Rimane il fatto che Monti al cellulare nella più importante chiesa della cristianità è una riforma in doppio pectore. Cosa immaginare di più vincolante fra tradizione e modernità di telefonare a messa? L’avvenimento spariglia gli schieramenti politici e ci interroga: è un male o un bene telefonare durante una messa a San Pietro, in pieno territorio estero? Ma anche restringendo il campo a Borgo Pio: è bello o è brutto telefonare durante una funzione religiosa? Nella foto, scattata non sappiamo in quale momento della funzione, il professore siede a un banco. Parla compunto al cellulare, come per una religione dove le preghiere sono recitate al telefono. La signora Elsa lo guarda senza guardare. Per lei, una telefonata all’offertorio è come uno shampoo durante Roma-Lazio. Chissà a che stava pensando in quel momento, forse voleva sapere se stavano confermando la grigliata di osso buco alla Borsa di Milano. Del resto, è una donna tecnica, se Mario si fosse lavato i denti al centro della navata, allora lei si sarebbe rifatta il trucco. Comunque la telefonata di Monti potrebbe essere il primo cambiamento di un nuovo cattolicesimo hi tech. La parola d’ordine del XXI secolo moderato e digitale: “Ora et telefona, ma telefona ora”. I giudizi possibili appaiono due: sanzionare la telefonata come blasfema, o chiedere l’apertura di uno snackbar al fonte battesimale. Chissà che cosa sarebbe successo se il professore avesse fumato una sigaretta durante l’abbraccio della pace e un uomo con la barba avesse preso fuoco. Bisogna ammettere che è un grande cambiamento di costume e siamo tutti disorientati: ci manca quella che gli strutturalisti chiamavano la griglia interpretativa. Insomma, è positivo telefonare a messa oppure ci sono limiti a prescindere da quelli del cellulare che a San Pietro certe volte non fa campo? Intanto diciamo che in un cattolicesimo moderato-riformista, a messa è richiesto un atteggiamento molto sobrio e molto dinamico. E’ accettabile dare un colpo di telefono nella pausa in cui il sacerdote apparecchia l’altare, ma eccessivo giocare a playstation in viva voce. Innanzitutto, servono regole: prima cosa, in chiesa la suoneria deve essere il ronzio. E su questo, nessuno può suggerire niente al professor Monti. Lui sa come silenziare. Non a caso, quando il professore ha ordinato a Bersani di silenziare Fassina, lui non intendeva che non parlasse più ma che durante la campagna elettorale si limitasse a vibrare. Ora, il problema principale verte su quali siano i momenti in cui è consentito stare all’apparecchio. Procediamo passin passetto nell’ambito di una riflessione laica, come laica è la nostra Italia - e scusate se aggiungo sì buonasera. Intanto, “Telefonare come e quando” riguarda solo le riunioni religiose, è chiaro che di telefonare in ufficio, in fabbrica o durante una importante riunione massona non se ne parla neanche. Per esempio, se durante una funzione il capo incappucciato del Grande Piramidone frusta il Portarastrello, usare il cellulare è un peccato di gola. Tornando all’edificio un tempo chiamato chiesa, un buon momento per telefonare, a parte la predica, è l’introito quando tutti si stanno ancora accomodando. Se poi fosse proprio urgente mandare un sms senza che se ne accorga nessuno, basta inginocchiarsi e mandare un messaggino a mani giunte. Aggiungiamo solo che anche seduti è agevole dare l’impressione di mormorare una preghiera e poi invece parlare con la Merkel. E’ chiaro che non è facile interpretare il cambiamento che la comunicazione globale sta imprimendo alla realtà con eventi simili. Per esempio, quando a dicembre hanno detto che il Santo Padre aveva appena cinguettato, molti sono rimasti turbati. Tante persone hanno pensato: poveruomo, fa i versi degli uccellini. Lo so, è stato un equivoco, ma è facile a dirsi adesso. Cinguettare è parola di una lingua nuova. Che credete abbia immaginato la gente? La finestra sulla piazza che si apre e Benedetto XVI che si mette a zirlare (lo so, per questo Papa sarebbe stato consono il verbo che corrisponde al verso dell’aquila - simbolo dell’evangelista Giovanni nell’Apocalisse - ma il verbo dell’aquila è gridare, e ci è sembrato violento. C’era il garrire delle rondini, ma non è stagione e abbiamo optato per zirlare che è il verso del tordo). E così era il 12 dicembre, il Papa ha cinguettato e la Storia si è immessa in un nuovissimo cammino. Ora nessuno può immaginare che cosa diventeranno i 120 caratteri di Tweetter in mano a Benedetto XVI. Pensate alla sinteticità di un’enciclica cinguettata. VBXSSC. Vos benedico X saec. saeculorum, cip :). Naturalmente, :) vuol dire amen.
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