Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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IL PAVONE ATTERRA SULLA CULTURA DI REPUBBLICA / Recensione
Post n°96 pubblicato il 06 Marzo 2014 da Jiga0
Un pavone in fuga a Roma tra umorismo e centurioni di Fabrizio Ravelli Giulio Campennì, progettista di interni poco amante della realtà esterna, che scruta con un binocolo, si ritrova a inseguire per le vie di Roma un pavone fuggitivo. Il pennuto gli è stato affidato dalla imperiosa suocera Nelly Terracina, incarnazione del prototipo di madre ebraica autoritaria. E il protagonista, campione di inadeguatezza, scoprirà una Roma sconosciuta, affollata di personaggi fra i quali campeggia il gigante Elvio Spizzichino, di professione figurante centurione per le foto dei turisti. Alessandro Schwed, in anni giovanili autore satirico nella redazione del Male con lo pseudonimo di Jiga Melik, infila con questo La via del pavoneun altro capitolo di una narrazione nel segno dell’umorismo paradossale. Un campo poco frequentato dalla letteratura italiana, che Schwed percorre con felicissima proprietà di toni. Autore, con Lo zio Coso, di un bellissimo romanzo della memoria, e con La scomparsa di Israele di un amaro grottesco storicoumoristico, con questo suo pavone in fuga sceglie la comicità dell’assurdo. Il risultato è parecchio divertente e preciso, qualcosa fra Zavattini e Chagall alla romanesca. (La Repubblica, 2 gennaio 2014)
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