Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Sul fatto che i ragazzi di ora non saprebbero un bel nulla e la lariciunferalillallero lariciunferalillallallą
Post n°117 pubblicato il 26 Novembre 2015 da Jiga0
Caro amico di Fb che critichi i ragazzi di ora per l'ignoranza crassa, per non saper scrivere un rigo, distinguere questo da quello, essere arroganti, e la lariciunferalillallero lariciunferalillallallà. Ecco, credo che né tu né io, e nessuno purtroppo, abbia gli strumenti per sapere cosa stia succedendo e tantomeno che succederà nel nuovo mondo che viene. Ma sui ragazzi ti sbagli per eccesso. Fustighi e cannoneggi perché la lettura e la cultura non sono il loro orizzonte, ma solo il software, la playstation e il web che noi invece ignoriamo. Forse è davvero così, loro non sanno che poco, ma poi dimmi, amico di Fb, noi che sapevamo all’inizio, a parte la Vergine Cuccia del Parini e qualche terzina di padre Dante? Sapevamo dell’antifascismo, e non tutti lo sapevamo. Leggevamo, o pareva che noi leggessimo, che noi andassimo al cinema proficuamente a vedere Bergman nei cineforum che erano stati fondati dai nostri fratelli maggiori, delle volte dai preti che criticavamo tanto, o dai nostri padri che lavoravano per noi senza farsene accorgere. Ma non è di questo che dico: quando si parla dello sconvolgente abisso, del non sapere totale dei giovani, stiamo parlando di questo ipnotico umanesimo nuovo, che però non pare umanesimo, e chissà cosa è, o di quello precedente? Di Dante, Boccaccio e Tasso, o dei fake e di YouTube, sia orridi che meravigliosi? Bisognerebbe sapere cosa stiano diventando oggi la cultura e la lettura, e cosa si intenda nominandole, perché stanno cambiando in modo vertiginoso. Tutto è a disposizione. Troppo o non troppo? E poi dimmi, quando mai cultura e lettura sono state veramente in primo piano presso le generazioni, del resto quando mai gli adulti o gli anziani hanno lesinato critiche e brontolii ai figli e ai nipoti, quando mai li hanno trovati indenni da imperfezioni? Soprattutto, rifletti: l'umanesimo e il pensiero hanno sempre riguardato alcuni, non la folla. Basta leggere mitopoieticamente il Genesi, o l'Eneide, o anche Robinson Crusoe, per capirlo. I giovani sbagliano, bene, è il loro meraviglioso lavoro! La nostra generazione è stata fortunata, è cresciuta in mezzo al miracolo di adulti come Calvino, Moravia, Gadda, Pasolini, Fenoglio, Sciascia, Buzzati, Parise, Moravia, ha solo sfiorato Pavese per ragioni tragiche. Noi facevamo mostra di leggerli dato che li tenevamo in vista sugli scaffali, ma quanto poi fosse vero che erano letti da tutti non lo so. Del resto mentre li leggevamo, o sembrava che li leggessimo, avevamo le Br per la strada, e se non le Br l'eroina. Invece questi ragazzi di adesso, sociologicamente (e orribilmente) chiamati "nativi digitali", hanno attitudini di pensiero, modalità, che noi non avevamo affatto, una mole di informazioni immediate che noi non avevamo, in sintesi una capacità di elaborare diversa, rapida e molteplice. Meglio, peggio? Ci stiamo inabissando o stiamo entrando in una strada sconosciuta e abbiamo paura? È come criticare l'invenzione della ruota o la scoperta del fuoco. Per fare un esempio conosco assai bene un ragazzo che ora ha sui ventanni e che ha studiato la chitarra molto più sul web che con i suoi maestri, guardando Clapton ed Hendrix centinaia di volte, cosa che noi non potevamo fare né come gli appassionati di musica che fummo, né come musicisti, che io certo non fui. I deprecati ragazzi sanno tutto in questo stesso momento. È sbagliato? Beh, correggeranno questo magnifico errore. Dovranno farlo da soli perché tra noi non ci sono Calvino, Moravia, Buzzati, Parise, Gadda, Pasolini, Fenoglio, Moravia, Sciascia e Pavese. |
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