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Un blog creato da Jiga0 il 21/11/2010

Schwed Racconta

Su e giù per la tastiera

 
 

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JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED

 

Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.

 

 

 

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Meno male che va bene meno bene che va male

Post n°85 pubblicato il 19 Settembre 2013 da Jiga0
 

  Fanno proprio male a non fare bene  e in un certo senso però fanno proprio bene a fare male: E cioè fanno male perché indubbiamente fanno male, ma allo stesso tempo fanno bene perché a un certo punto visto le cose  come stanno, e non stanno molto bene, stanno molto male,  è inevitabile che si cominci tutti a fare male invece di fare tutti bene dato che chi dovrebbe fare bene poi fa male, mentre chi deve fare male poi continua coerentemente a farlo. E allora è perfettamente chiaro che si cominci a non fare bene e pur tuttavia a fare male, nel senso che è chiaro che fanno male, ma male, a fare male, e niente affatto bene, ma male male a fare male. Se oltretutto ci si domanda chi abbia veramente cominciato, ci si risponde che a fare male invece di fare bene non ha iniziato chi di solito fa il male, ma chi di solito fa  il bene, e così chi di solito fa il bene è un bel pezzo che di solito fa il male. E' inevitabile che nei cuori nasca la domanda se sia davvero male fare male quando il primo a fare male è chi dovrebbe fare il bene; e anzi, chi dovrebbe fare bene non fa né il bene, né il bene bene, ma fa direttamente il male con l’aria di chi fa il bene bene, e questo crea disorientamento.  Anche se, prevalendo l'obiettività, andrebbe sottolineato che hanno fatto tutti male a fare male, e pur tuttavia, in un certo qual modo, in una qualche misura, da un determinato punto di vista, entro un certo raggio logico, a ben riflettere, dopo accurata indagine, per qualche curiosa ragione, andando a vedere, prendendo spunto chissà dove, in base a non sappiamo cosa, per ragioni sottostimate, fatalmente, e poi anche inesplicabilmente, quasi quasi divinamente, in modo umanamente acefalo e iperuranico, per via di un mistero che ci sovrasta dall’alto e ci solletica  dal basso, sorge l’idea incontrollata che poi chi si è trovato a fare male abbia fatto bene a fare male invece di rimanere con le mani in mano. E per capirsi bene sino in fondo, invece di capirsi male, il giudizio è che chi abbia fatto male ha fatto male a fare male, perché indubbiamente ha fatto male, e allo stesso tempo bisognerà convenire che ha anche fatto bene perché a un certo punto visto le cose come stanno, e non stanno molto bene, stanno molto male, è inevitabile che si sia cominciato  a fare male invece di fare bene - del resto, chi può dominare la fatalità? Io no di certo. E la domanda che si pone a un certo lìvello è cosa sia il bene, cosa sia il male e  sempre a un certo livello anche se il bene e il male non siano la stessa identica cosa quando lo compiono le stesse persone.  E si tratta di capire, sempre a un certo livello, se è davvero bene fare bene a un certo livello e anche male fare male a un certo livello, e che cosa sia questo famoso certo livello di cui si parla da un sacco, e se abbia senso compiuto fare il male dato che con il bene non c’entra niente, ma cosa è il niente? Io non lo so. E subentra l’impressione probabilmente fallace, ipnotica, potenzialmente ambigua, ingannatrice, subdolamente avvincente,  implicitamente veritiera, sottilmente tenace, capace e rapace, e verace che tanto vale fare tutti  direttamente il male e buonanotte. In pratica, si tratta di mettersi pari pari a fare il male o pari pari a fare il bene, o anche di mettersi in pari e fare pari pari sia il bene che il male, se no quelli che vogliono fare il bene non capiscono più nulla - perché ormai stanno facendo tutti il contrario di quello che dovrebbero fare. E cioè chi dovrebbe fare il bene fa il male-bene e chi dovrebbe fare il male fa il bene-male, e  un uomo comincia a domandarsi se hanno fatto tutti male a fare male quando avevano iniziato a fare per fare bene. Perché è chiaro cosa accada in una situazione del genere, e lo ripetiamo data la complessità: ci sono quelli che fanno il male invece del bene anche se poi non fanno bene, anzi fanno male, ma male male, e non fanno assolutamente bene perchè indubbiamente fanno male (anche se non è del tutto chiaro che quando facevano male volevano fare bene). Ciò detto,  allo stesso tempo, per una fatalità che non sappiamo stimare in quale coordinata della storia morale si  trovi, costoro hanno fatto fatalmente bene a fare fatalmente male perché era fatale e a un certo punto bisogna fatalmente prendere una decisione, visto le cose come stanno, e non stanno per niente bene, stanno del tutto male. Perché il male rende bene e il bene meno bene del male.

      Però meno male che va bene e meno bene che va male.                      

 

 

 

 

 

 

 

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