Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Post n°105 pubblicato il 15 Gennaio 2015 da Jiga0
È chiaro che tutte le vittime di Parigi hanno diritto a un memoriale. Ma bisogna comprendere che i morti di Charlie Hebdo sono simbolo universale, per laici, come per cristiani, ebrei e la gran parte dell’Islam che vive con noi in Europa, in silenzio ma con aspirazioni. Il nome Charlie è il tetto della libertà che ci pone al riparo e che nessuno deve demolire. Questo fatto poteva essere ignorato, invece no, è assunto nel cuore e ha fatto marciare due milioni di persone con alla testa la classe dirigente dell’Europa e di parte del mondo non occidentale. Il fatto è che i morti a causa dei quali tutti proclamano “Io sono Charlie”, non sono vittime ignare, ma testimoni consapevoli. Combattenti in nome della libertà di non sottostare ad editti, a nessuna forza irrazionale. Si richiamavano alla data del 1789, l’anno in cui si è cessato di pensare come normale che il re fosse di origina divina e divini e insindacabili i suoi giudizi. Da quel 1789 per l’appunto parigino fabbrichiamo da soli giudizi e aspirazioni, lo facciamo nei nostri parlamenti, nelle nostre scuole, nei nostri libri e nelle nostre biblioteche. C’è dunque nello stracuore dell'Occidente la redazione di un piccolo giornale, libertario, anomalo, acuto, provocatorio, discusso e fatto per discutere. Si chiama Charlie Ebdo, ci lavorano artisti-giornalisti. È
(Jiga Melik)
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