Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Giga Melik
Non mi parte il romanzo, saranno le candele
"Mentre sto sotto l'albero delle idee in attesa che almeno una me ne cada in testa, mi rasserena il fatto che scrivere un romanzo, cioè fingere uno o più destini, oggigiorno non comporta responsabilità penali."
Cosa accade se un romanzo "non parte", se non si trova un degno inizio? Quale può essere una soluzione ragionevole per uscire dall'empasse? Semplice, iniziare dal terzo capitolo e in questo disquisire sull'essenza stessa di quello che si definisce "capitolo", sulla probabilità che un lettore medio lo legga, sulla necessità di saltare i primi due, nel tentativo di impedire a chiunque ogni critica sulle parti mancanti, che in quanto tali non si conoscono e non si possono commentare... Questa la ricetta di Melik per dare vita a un testo diverso, con un "tormentone" trascinato lungo tutto l'arco del libro: come scrivere una storia, se si hanno molte idee, ma assai confuse e difficili da "assemblare".
È un romanzo che si trasforma, muta come una creatura spaziale, si espande e si restringe come un verdastro, indefinito Blob, dando vita a capitoli-racconti lunghi o brevi, diretti o indiretti, in sostanza slegati da ogni regola narrativa.
È anche un'opera surreale, un tentativo di realizzare qualcosa di veramente originale, che si discosti da qualsiasi canone. Alla ricerca di un incipit, alla ricerca di un genere, alla ricerca di un seguito. Anche se poi, in fondo, è pur sempre un romanzo diviso in capitoli, che vede un protagonista, l'autore, dibattersi fra una storia e l'altra, "invischiato" in trame che lo trascinano, lo coinvolgono e, forse, un po' lo stressano. Il tutto sul filo dell'ironia e del sarcasmo. Come nella storia "esemplare" di Barba Khan (scrittore all'inchiostro, in aperta polemica con il padre, narratore a bocca) trovato morto "con la faccia sopra un pacco di fogli, gli ultimi: quelli scritti coi piedi. I migliori." Oppure ne La vita molliccia del fiabista (il capitolo ventiquattro), in cui si paragona un fornaio a un romanziere "tormentato" come l'autore: "La moglie del fornaio si scuserebbe mesta coi clienti: Macché. Non gli viene. Stanotte ci ha provato e ha sfornato un divano-letto. Dopo qualche mese di crisi creativa del fornaio, i clienti più sentimentali metterebbero sulla tovaglia la foto rievocativa di una rosetta." E tanti altri sarebbero gli esempi da pescare tra le pagine, anche a caso. Perché un romanzo che "non viene" può essere letto nel modo più "creativo". E recensito con fantasia... perché ogni tanto non sarebbe male poter dire "non mi parte la recensione" e parlare solo degli ultimi tre capitoli, o di tutt'altro, raccontare un aneddoto, disquisire sul senso della vita o sull'ultimo film visto al cinema. Non sarebbe male, ma rimane solo un sogno. Melik si è divertito invece a realizzarlo, in grande e dal suo personalissimo punto di vista.
Non mi parte il romanzo, saranno le candele di Giga Melik
153 pag., Lit. 18.000 - Edizioni Ponte alle Grazie
ISBN 88-7928-454-1
Le prime righe
CAPITOLO TRE
Capitolo tre
Cominciamo subito con una buona notizia: l'autore, congiuntamente alla casa editrice, ha deciso di facilitare la vostra lettura saltando le prime quaranta pagine. È convinzione comune che questo sia l'unico modo per arrivare serenamente (e in fretta) alla conclusione del libro.
Ragion per cui, se siete in strada e state correndo con lo scontrino in mano a riportare in libreria questa copia in quanto difettosa, fermatevi immediatamente e calmatevi: il primo e secondo capitolo non esistono. Quindi, per favore, vediamo di iniziare dal terzo capitolo.
E ora voglio vedere chi mi viene a dire: "Che noia i primi due capitoli!"
In conclusione, fedeli al proposito di sbrigarci, cercheremo di sfornare fatti brevi ed essenziali, con l'accorgimento di un corpo tipografico accettabile. Perciò, ritmo, ritmo!
Per il resto, trama e altre faccende simili, vediamo di non fare troppo i pignoli, con tutti i problemi che ci sono nel mondo.
CAPITOLO QUATTRO
Occhio al gambero
Sinceramente non me l'aspettavo. Pur avendo cominciato col terzo capitolo, sto proseguendo col secondo. D'altra parte c'è da considerare che se io non avessi cominciato il libro direttamente dal terzo capitolo, ora sì che mi troverei nella classica posizione di chi inizia il secondo. Anzi, a tuttora, nel ricapitolare i capitoli, la situazione si presenta così: il presente è il primo vero capitolo del libro, perché in realtà quello che precede, il cosiddetto "Capitolo tre", non è altro che un prologo mascherato da capitolo. Se poi non è incoronato dal titolo di "Prologo", ma classificato come "Capitolo tre", è perché a un vero prologo si richiede di anticipare subito il tema del romanzo, mentre l'unico anticipo che io mi sento di chiedere subito è quello all'editore.
A questo punto mi chiedo: cosa succederà al prossimo capitolo? Semplice. Sarà il quinto solo apparentemente. Infatti seguirà il primo che si spaccia per terzo e il secondo che si mistifica addirittura come quarto. Lo grida la matematica che il capitolo cinque sarà il capitolo tre.
© 1999, Ponte alle Grazie
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