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Ore e minuti rognosi di giornate rognosissime
Non può continuare così. Non so voi, ma io inteso come un vostro connazionale, non mi sento tanto tranquillo. Lascia stare il default. Sto parlando delle vita minima. Un esempio? Stamattina alle cinque dovevo partire per la Sicilia perché ho un meeting di tre giorni sulle nuove tonnare elettriche. Questo significa a un certo punto prendere il traghetto. Mi sono detto: siamo pazzi? Sarebbe triste andare a sbattere perché a prua c'è un marinaio fissato con la poppa. Sto a casa. Oltretutto, per viaggiare sul traghetto, prima avrei dovuto addirittura prendere il treno, col rischio di rimanere due giorni bloccato in una galleria a 25 sotto zero e perdere l'uso di un arto; a parte che per andare alla stazione ferroviaria avrei dovuto prendere un taxi, magari c'era lo sciopero, mi ritrovavo a camminare chilometri e chilometri, e addio menisco. Poi i viaggi non li faccio più in macchina, con quello che viene la benzina. Poi il freddo spacca i motori: metti si rompe un pistone e me ne rifilano uno taroccato...l'ultima volta che ho cambiato le pasticche ai freni, è stata una catastrofe. Non erano pasticche originali, ho scoperto che erano state assemblate in Nepal e quando frenavo si accendeva la radio. No, sto a casa. Magari poi esco. E se nevica? Anche cominciasse fina, non ci vuole niente a trovarsi sotto quattro metri di neve e soffocare. Sai che? Ho un'idea pazzesca. Vado dal giornalaio, prendo la settimana enigmistica, mi metto in poltrona e unisco i puntini tutto il giorno. Se esco ora che non nevica, in cinque minuti vado e torno. Ma pensandoci bene, non so se è il caso di uscire: metti che mentre sto andando dal giornalaio mi si conficca in testa una stalattite di quelle della prima nevicata di febbraio. Sono le più appuntite. Se mi prende in testa dove sono molto esposto, è la fine: lì ho la piazzetta e sono estremamente molle. Ma siamo pazzi andare in giro con le stalattiti conficcate nella testa? Mi sono appena fatto lo shampoo colorato: con tutto quel ghiaccio mi si stinge il nero-seppia. Perché io me li coloro alla Little Tony, non quel marrone-vinaccia alla Gianni Morandi. Mette tristezza, mi fa pensare a quando ho dato l'antiruggine alla caldaia. No: sto a casa. Ci sono troppe variabili quando uno esce. Ma anche a essere ottimisti e restare chiuso in casa, guarda che è successo in Giappone. Ma voglio essere ottimista: mettiamo che non venga il maremoto. Mettiamo che faccio una pazzia: esco di casa e resto vivo. Mi dici quante probabilità ho di arrivare dal giornalaio? Sono lì che cammino e passa un proiettile vagante sparato da un cecchino della Magliana, venuto a comprare i ricciarelli. Ma mi voglio allargare: diciamo pure che schivo il proiettile. E' domenica, mezzogiorno e mezzo, e al bar ci sono dei ragazzi del sabato sera che stanno andando a dormire. Mi chiedono una sigaretta. Gli dico: "Mi spiace cari, purtroppo non fumo", loro mi spaccano la testa con una bottiglia di birra e per sicurezza mi accoltellano al fegato. No, guarda, resto a casa e guardo la Tv. Maremma troia, tra poco c'è il Papa alla finestra! A parte che se nevica, alla finestra non si affaccia, a parte che magari si affaccia con l'ombrello, a parte che l'ombrello glielo tengono gli altri, a parte che nevica a vento e non si affaccia neanche con l'ombrello. Allora se non si affaccia, guardo Poker Tv. A parte che guardare tanta Tv è estremamente pericoloso. Ho letto su Wikipedia uno studio della Japon University di Tokio sulle nuove malattie della terza età: su un campione di uomini fra i 50 e i 65 anni che guardano la televisione la mattina tardi, l'85% perde l'udito e intanto diventa sterile. Non scherziamo! Vado a letto perché sento un venticello nelle ossa, non vorrei fosse il lizard, senti come mi fischia la tibia. Sì, passo una magnifica domenica a letto: accendo la termocoperta e leggo subito l'Informacoop dell'anno scorso. Aspetta, tolgo le tarme. Guarda...a febbraio 2011, le lenticchie messicane venivano ventuno centesimi di meno, che tempi! Fammi leggere...e se va via la luce proprio mentre sto per leggere il capitolo sul sapone di Marsiglia? Magari resto una settimana senza luce, come con la nevicata di martedì. Mi si è scongelato tutto l'agnello tre per due e ho dovuto anticipare il pranzo di Pasqua. Macché, è inutile leggere se va via la luce. Ho un'idea formidabile: mi avvantaggio. Sto con la testa sotto le coperte, così quando va via luce non ci resto male. Però che faccio al buio e al freddo sotto la coperta elettrica spenta, perché se va via la luce, addio. Potrei pensare. Sì, vai: penso. Ma a che penso? Aspetta, ci sono un sacco di pensieri in sospeso. Primo: chissà perché la Conad si chiama Conad. Secondo, e la Pam? Perché si chiama proprio Pam? E l'Esse lunga? E la Lidt? E Penny Market? Ed Eurospin? E la Dico? E perché l'Upim è sparita? Procediamo con metodo, mi concentro sulla Conad. Oddio, mi mordono i piedi! Chi è?...Deve essere uno sciacallo. Basta che c'è una calamità che quelli si calamitano in casa. Apetta, guardo...Uh, c'è la luce, uh era il cane. Si è sistemato sulla coperta calda, il furbo. Ciao Hicks...beato te, sempre felice a grattarti. Guarda come è inconsapevole, non sa neanche cosa sia la Conad. Eppure, guarda come rosicchia l'osso. Mi fai assaggiare?
Jiga Melik
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il 20/03/2012 alle 21:32
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il 20/03/2012 alle 21:26
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il 20/03/2012 alle 21:17
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il 08/07/2011 alle 13:51
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il 07/07/2011 alle 14:20