Schwed RaccontaSu e giù per la tastiera |
C'ERA UNA VOLTA MONTALCINO
JIGA MELIK E IL SIG. SCHWED
Jiga Melik è l'alter ego intermittente dello scrittore Alessandro Schwed. Il signor Melik nasce nel 1978 nella prima e provvisoria redazione del Male, un ex odoroso caseificio in via dei Magazzini Generali a Roma. Essendo un falso sembiante di Alessandro Schwed, Jiga Melik si specializza con grande naturalezza nella produzione di falsi e scritti di fatti verosimili. A ciò vanno aggiunti happening con Donato Sannini, come la consegna dei 16 Comandamenti sul Monte dei Cocci; la fondazione dell'Spa, Socialista partito aristocratico o Società per azioni, e la formidabile trombatura dello Spa, felicemente non ammesso alle regionali Lazio 1981; alcuni spettacoli nel teatro Off romano, tra cui "Chi ha paura di Jiga Melik?", con Donato Sannini e "Cinque piccoli musical" con le musiche di Arturo Annecchino; la partecipazione autoriale a programmi radio e Tv, tra cui la serie satirica "Teste di Gomma" a Tmc. Dopo vari anni di collaborazione coi Quotidiani Locali del Gruppo Espresso, Jiga Melik finalmente torna a casa, al Male di Vauro e Vincino. Il signor Schwed non si ritiene in alcun modo responsabile delle particolari iniziative del signor Melik.
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Tragedie a vuoto
Colpo di scena nella vicenda Delio Rossi-Adam Ljiaic. Il calciatore ha detto quelle famose brutte parole al Mister straconvinto di dirne altre. Ora Rossi lo sa e vorrebbe tornare indietro: se lo avesse saputo non lo avrebbe picchiato così inutilmente. I particolari di questo doloroso equivoco sono emersi in un drammatico incontro tra il tecnico e il padre del calciatore, e poi tra il padre di Adam e noi. Ma andiamo con ordine. In questi giorni il pubblico del calcio aveva cercato in tutti i modi di capire cosa avesse detto Ljiaic a Rossi prima di finire addosso a quel mulino a vento di cazzotti. E infatti, il labiale del calciatore è il link di YouTube più cliccato degli ultimi anni: la scala dei potenziali insulti rende più o meno plausibile la reazione di Rossi. Secondo le interpretazioni dei tifosi che frequentano il bar Marisa di fronte allo stadio di Firenze, la rosa delle possibili interpretazioni è ristretta. Si va da “Pezzo di merda”, a “Vecchio di merda”, per scivolare nel più articolato “Pezzo di merda di vecchio di merda”. Tutte opinioni opinabili che vengono direttamente dai tavoli della briscola notturna. E fino a qui, Rossi era tranquillo: era stato licenziato a giusta ragione. Lui, uomo adulto, maestro del calcio, era stato offeso da uno sbarbatello col latte in bocca e aveva fatto bene a dargliene virilmente, e che cazzo. E così, se dopo la scarica di pugni, in un primo momento il padre di Ljiaic aveva deciso di denunciare il tecnico, dopo un incontro svoltosi in segreto, i due adulti hanno trovato un compromesso. Quello che vogliamo sapere è come sono andate veramente le cose con Rossi e perché Ljiaic senior non l’abbia fatta pagare a quel Braccio di Ferro senza pipa. Ci racconta tutto il padre serbo del calciatore, senza l’ausilio di un interprete. Non ne ha bisogno lui, ha imparato fluidamente l’italiano guardando il Processo di Biscardi. Ci troviamo proprio al bar Marisa, di fronte al Franchi. Prima domanda: Signor Ljiaic, lo ammetta, suo figlio è un viziatello arrogante, le botte del Mister se l’è andate a cercare…Dopo aver riso per due minuti d‘orologio, l’uomo risponde con un limpido accento slavo-campano: “…Ah ah ah, ah ah…Adam viziatillo? Lo piccolo figlio mio è cresciuto con grandi bastonamenti su groppa per mia mano, e con ferro da stirillo su testa da sua grossa mamma”. Allora il ragazzo è sempre stato un delinquentello… ”Nooo...Lui stava educatissimo a mammate e a papate!...Noi lui menato come tamburo solo perché non studia italiano bene come io guardando Telemontecarlo”. Sarà stato educato con voi, ma suo figlio col signor Rossi è stato molto volgare…”Ma quale il volgare!...Lui frainteso per suo italiano immerda. Vafangulo!”. Il signor Ljiaic comincia a tirare pugni sul tavolino del bar e prosegue fino a spaccarlo in due parti. Poi inizia a urlare per il dolore alla mano. “Santa maria di capuavetere!...Santo genitale, aiuta tu me!!...(Ndr: piange) Ih Ih…filio, filio mio…io sempre detto impara italiano se no tu finisce in gabbio!...Ih ih Ih ”. Il signor Ljiaic scoppia a piangere e mi abbraccia con molto affetto. “Tu credere a me se io dice che mio piccolo Adam di italiano conosce solo brutte parole??...Lui vuole dire ‘buongiorno’ e dice ‘succhiabastone’! Lui vuole dire ‘bravo mister’, lui dice ‘tua moglie grandemignotta’…Lui vuole dire: ‘Sono felice di stare sostituito all’improvviso’, invece da sua bocca esce: ‘Vecchio di merda, pisello corto, cacadiarrea’. Tu capisci immensa mia tragedia di padre?”.
A essere sinceri, è difficile credergli. Alla fine, torniamo sempre al Trota. In Italia la lingua italiana è in italiano.
Jiga Melik
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