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Auto biografia di un papero ( parte seconda )

Post n°746 pubblicato il 26 Gennaio 2012 da paperino61to

Che bello quando le scuole finivano e arrivava l’agognata vacanza. Dopo mesi e mesi immerso nei compiti, insomma si fa per dire, finalmente la libertà. Alzarsi non presto, fare le cose con calma, anche se poi già allora i professori ti riempivano con mille e più pagine da studiare, dettati, traduzioni, problemi, equazione, in pratica forse era meglio continuare e non fare le vacanze.

 

Dicevo le vacanze : avevamo una 500, la famosa utilitaria della Fiat di  color rosso. Con questa “ Ferrari “ dei poveri siamo  andati dalla Costa Azzurra, alle Dolomiti, a Venezia, a Borghetto Santo Spirito.  Il  portabagagli era pieno all’inverosimile,( le maggiore cose erano di mia madre ), ed io a quell’epoca ,  nella mia ingenuità , ero sempre convinto che stessimo traslocando.

   

   

Seduto o meglio sdraiato nel sedile dietro contavo silenziosamente le ore che mancavano alla meta. Essendo un papero alto per quell’età ( 9/11 anni) potete immaginare che non era il massimo.

Mia madre manco morta si sarebbe mossa dal sedile anteriore. Faceva il “ navigatore” o almeno è quello che mio padre sperava facesse. Peccato che lei preferisse osservare il paesaggio : “  Gianni guarda che belle casette e le indicava. Che bello Gianni avessi visto “.. anziché dare le indicazioni esatte, ma son quisquilie. Certo uno finiva in direzione opposta o si ritrovava in mezzo a paesini fantasmi stile west con conseguenza che mio padre diceva l’intero report ario dei cristi e delle madonne.

    

In Costa Azzurra  grazie a mia madre che sapeva un po’ di francese , non abbiamo avuti grossi problemi con la lingua.  Io lo avrei imparato da lì a poco, nonostante avessi espresso la mia idea di studiare inglese, ma in quel periodo il francesismo andava alla grande. Passavamo delle belle giornate  a camminare sulla promenade des Anglais ( Nizza), a Montecarlo con il suo porto, a Mentone, ad Antibes . In una di queste località avevamo affittato una camera per un paio di giorni e al  momento di partire mio padre , parlando in torinese con tanto di  “ neeeeee”,  disse al portiere di svegliarlo a un’ora precisa. Almeno era convinto di questa sua interpretazione.

Peccato che il suddetto paparino non si fosse ricordato che c’era un’ora di differenza (allora) tra l’Italia e la Francia, con conseguenza che tra lui e il portinaio  sembrava di assistere a un dibattito con Calderoli che cerca di farsi capire da uno dello Zaire. Alla fine  mio padre pur non essendo convinto di aver sbagliato, si decise a mettersi in moto per ritornare a casa. Io di nuovo nel sedile posteriore a contare le ore.

Alle Dolomiti il ricordo che ho più vivido, oltre alle montagne splendide e a panorami incredibili, è quello di un pernottamento a un rifugio, dove  ci fu chiesto se volevano delle coperte anzi, erano dei piumoni. Mio padre che pensava di essere in riva al mare  evidentemente, disse:  “ no grazie” , visto la giornata solare in effetti non potevo darle torto.

 

 

Potete immaginare la temperatura nella notte. Calata di brutto verso lo zero. Io e mia madre ovviamente oltre che guardarlo in modo torvo ridevano sotto i cosiddetti baffi. Dormire con canottiere e mutandine come fossimo al mare, non era l’ideale. Quindi sbuffando si alzò e in piena notte andò a domandare se ne avevano ancora di coperte, la risposta la potete dare anche  voi :  “ NO! Non ne abbiamo più . “

Da allora capii una cosa  : che con i miei alle Dolomiti avevamo chiuso e non solo con quelle ma con tutte le montagne del nostro paese.

A Borghetto invece eravamo da anni di casa, non solo perché era piacevole come paesino, ma perché si riversava mezza Torino ; capitava  infatti di trovarvi il vicino di casa, che manco salutavi ma che li era diventato all’improvviso simpatico. L’altra mezza che era lì in vacanza arrivava da Milano. Gli unici indigeni erano i liguri e per anni pensai che fosse così.

Bei tempi allora ,  con la 500  che  quando la tiravi al massimo sembrava decollare. Con questo modello imparai a guidare e quando per la prima volta la guidai con mio padre a fianco in pieno inverno, feci uno splendido testa e coda causa l’abbondante nevicata e mio padre quando scese dall’auto era diventato  più bianco dei fiocchi che cadevano. Era arrivata la mia vendetta per la famosa coperta delle Dolomiti.

 
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