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Auto biografia del papero ( undicesima parte)

Post n°811 pubblicato il 29 Marzo 2012 da paperino61to

Che emozione il primo giorno di scuola alle medie voi ve lo ricordate ? Io si anche perché in questa scuola ho ritrovato dei compagni delle elementari.


Ricordo anche che la maggior parte di loro finì nella sezione dove si insegnava inglese, io invece grazie a mia madre ( mai perdonata per questa cosa ) nella sezione di francese.

Che allora andava di moda; peccato che per un rocker in erba come il sottoscritto di vinili francesi non se ne trovavano e manco ne avevo. Il rock era e rimane di matrice anglo sassone e americana, ma andate a farlo capire a un genitore seppur amante di Elvis e Beatles.

Francese devi studiare e francese sia. Peccato che a pelle io e la professoressa non ci siamo attratti per nulla, per la verità erano pochi quelli che la reggevano, ma penso che il mio apporto a quella lingua sia stato minimo.

Ricordo che in un compito in classe presi “ zero”, certo ero ben lontano dal meno due di chimica alle superiori , ma questo è un’ altra storia. Certo spiegare al genitore come mai si prendano certi voti non era facile, a maggior ragione se poi il genitore ( padre) in questione diventava un incrocio tra Mefistofele e una belva uscita dalle pagine di Salgari.

Ammettevo che ci mettevo del buono anche io, nel senso che le dicevo : “ se parti dal meno tre di alcuni compagni ad arrivare allo zero io sono il primo della classe “. D’accordo non era il massimo di risposta che un genitore volesse sentirsi dire, ma al momento non trovavo altre di scuse.

Ritorniamo al primo giorno di scuola, mi ha accompagnato mia madre, il papà lavorava e non poteva prendersi permesso. Come sempre succede è un casino con il cortile strapieno di gente che parla , mentre la preside con microfono stile trio Lescano chiamava per cognome gli alunni.

Entrammo in classe accompagnati dalla professoressa di italiano, eravamo al secondo piano e gli scalini  sembravano non finire mai. Io presi posto al fondo della classe, ho sempre detestato ritrovarmi davanti alla cattedra, a volte è capitato e ne uscivo sconvolto , e non solo perché alcune insegnanti venivano vestite con la minigonna, non ero un seguace di Pierino se mi capite.

Sentirsi però sotto gli occhi della professoressa non era il massimo , se poi c’era il compito in classe peggio che mai, chi si arrischiava a copiare e domandare aiuto sotto voce? Io no di certo.

Come in tutte le classi o ambienti di lavoro come adesso, c’è sempre la simpatia o l’antipatia, questione di pelle sicuramente , ma anche questione di non farsi mettere i piedi in testa dai “ simpaticoni “ o meglio dai bulletti da quattro soldi.

Nella nostra classe c’era uno di questi bulletti ,  che tentava di assomigliare ad Elvis. Basettoni, capelli lunghi e occhiali scuri, i mitici Rayban ve li ricordate ? Mi sono sempre chiesto perché questo Elvis dei  poveri se li metteva anche d’inverno quando il sole manco lo vedevamo con il cannocchiale a quei tempi che le stagioni ancora esistevano.

Anche io li avevo purtroppo essendo già allora accecato come si suole dire, ma ne avevo anche un paio non oscurati. Il tizio in questione adorava farsi bello con le compagne, nulla di strano lo ammetto. I guai però iniziavano quando prendeva di mira per il suo divertimento alcuni compagni compreso il sottoscritto.

Come paperino ho ancora adesso un carattere leggermente irascibile ( non date retta alla consorte e figli che vorrebbero togliessi il leggermente mentono ah ah ), quindi potete immaginare cosa sarebbe potuto succedere all’ennesima battuta del compagno. A quei tempi avevo letto e visto il film ( nelle varie interpretazioni ) di Robin Hood.

 

Volendo provare l’emozione di fare come il mitico arciere, cercai di emularlo. All’ennesima battuta pesante, non pensai troppo, presi le matite che erano sul banco , e come riflesso incondizionato le tirai verso il bischero , per fortuna le sfiorai il naso senza beccarlo in un occhio.

Potete immaginare il salto che fece sulla sedia, paonazzo dallo spavento, fino ad allora nessuno aveva osato dirgli qualcosa figuriamoci tirarle addosso delle matite o biro. La professoressa resasi conto incominciò a strillare verso di me , domandami se ero matto. Io con calma le risposi  “ certo che no “ altrimenti le avrei tirato dietro il banco con sedia. Risate in sottofondo della classe, sapete quando le prof si incazzano meglio ridere di nascosto.

Nota sul diario era il pegno che dovevo pagare per quel gesto. Un gesto che ebbe l’effetto sul compagno ;  da quella volta mi lasciò fuori dal suo personale divertimento. Certo non siamo mai stati amiconi però il rispetto stavolta era reciproco. Ogni tanto  parlavamo  della musica di Elvis, e oltre questo avevamo in comune che eravamo i ragazzi più veloci della scuola a salire e scendere dalle pertiche. Mica male per un novello Robin Hood , non trovate ?

 
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