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Visitare Torino : Il Monte dei Cappuccini
Post n°1486 pubblicato il 03 Ottobre 2013 da paperino61to
Il Monte dei Cappuccini è una collina che sorge nella città di Torino sulla riva destra del Po in prossimità del ponte di piazza Vittorio Veneto. Su di essa si erge il piccolo convento di Santa Maria al Monte, affidato ai frati cappuccini, luogo che ebbe grande importanza per la spiritualità torinese. Le origini del convento Questa collina fu utilizzata fin dall'antichità per scopi difensivi in quanto sovrastante uno dei punti di attraversamento del Po. Le prime notizie della presenza di una chiesa risalgono al XIII secolo: qui Tommaso I di Savoia aveva una propria fortezza, che rimase possesso della casa comitale di Savoia fino al 1473, quando divenne proprietà privata. Fu Carlo Emanuele I che, nel 1581, acquistò nuovamente questi terreni, per farne dono ai padri cappuccini che già avevano un piccolo edificio nella zona di Madonna di Campagna. I lavori per la chiesa dei Cappuccini, che fu dedicata al culto mariano, vennero iniziati nel 1583; il progetto originale di Ascanio Vitozzi, basato su un edificio a pianta centrale a croce greca, fu poi realizzato con stile manierista dall'ingegnere Giacomo Soldati. Già nel 1590 i cappuccini poterono prendere possesso del loro convento, ma la chiesa non era ancora conclusa: i lavori terminarono nel 1656, anno di consacrazione dell'edificio.
Il pittore Isidoro Bianchi di Campione d'Italia vi realizzò numerosi affreschi negli anni 1630-1633. L'altare maggiore è opera di Carlo e del figlio Amedeo di Castellamonte, che ultimarono il progetto originario del Vitozzi. Nelle nicchie sono poste delle statue lignee, opera dello scultore Stefano Maria Clemente.[1] Nel settecento furono poi aggiunti alcuni preziosi dipinti. Narra la leggenda che durante il doppio assedio di Torino, nel 1640, il Monte venisse subito identificato come luogo di fondamentale importanza strategica, e i francesi cercassero ben presto di appropriarsene. Il principe Tommaso Francesco di Savoia ordinò al conte d'Harcourt di espugnare il colle e il monastero; e così avvenne: i soldati non ebbero difficoltà a vincere le resistenze della popolazione, ma, entrati nella chiesa per saccheggiarla, come raccontano i fedeli, una lingua di fuoco si levò dal tabernacolo per proteggere le ostie consacrate. I francesi desistettero così dalla spoliazione del luogo sacro. L'episodio mistico, tuttora molto caro ai torinesi, è ricordato da un quadro esposto nell'atrio della chiesa. Sono ancora visibili attualmente i colpi della baionetta e le tracce del presunto fuoco divino sul tabernacolo.
Il 22 ottobre 1656 il Monte dei Cappuccini ebbe l'onore di una visita importante: quella della regina Cristina di Svezia, in esilio dal suo paese per la sua professione di fede cattolica. Cristina assistette al rito di consacrazione della chiesa nuova.
Pur essendo riconosciuto luogo di importanza fondamentale per controllare l'accesso al Po della città, il Monte dei Cappuccini non venne mai espugnato dai francesi durante il celebre assedio di Torino del 1706: il duca Louis d'Aubusson de la Feuillade non ritenne necessario piazzare dei cannoni sul Monte, per concentrare il fuoco sulla cittadella. Gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, il complesso è stato recentemente restaurato.
Attualmente, oltre ad essere nuovamente sede di un convento, ospita il Museo Nazionale della Montagna e la sede del Club Alpino Italiano di Torino. Al monte dei Cappuccini è legata la figura di sant'Ignazio da Santhià, al secolo Lorenzo Maurizio Belvisotti, proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 2002. Questo frate cappuccino, che visse anche in altri conventi del Piemonte, terminò la sua vita a Santa Maria del Monte il 22 settembre 1770, dopo essere diventato una figura amata da molti in Torino (in primis dalla famiglia reale) per i suoi servizi verso i poveri e per la sua carità. Legati al convento di Santa Maria al Monte sono state, inoltre, altre figure della chiesa torinese e non solo: dal cardinale Guglielmo Massaia ad Angelico da None (venerabile).
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