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Omicidio al Museo ( sesto capitolo)

Post n°2086 pubblicato il 27 Aprile 2016 da paperino61to

        

Il negozio di Brustia era in via dei Mille e decisi di farci un salto. Era un paio di anni che quest’uomo rigava dritto, si era fatto un paio di anni in galera per riciclaggio e sfruttamento di ragazze.

Entrai nel negozio, e notai che la stanza era piccola, sulla destra c’erano una paio di mobili stile 700’, appesi al soffitto diversi lampadari stile liberty, sulla sinistra  invece un paio di tavoli con sedie stile inizio 800’.

Brustia uscì dal suo ufficio posto nel retrò del negozio. Rimase di sasso nel vedermi, ma fece finta di nulla.

“ Buongiorno, commissario Berardi, quale onore averla qui, in questo umile negozio” la frase era accompagnata da un sorriso da iena.

“ Buongiorno Brustia, non so se in te hai questo onore, su questo ho seri dubbi. So benissimo che continui a riciclare roba rubata e non solo”.

“ Le giuro su mia madre commissario, che ora sono pulito, immacolato come un bambino appena nato…mi creda…”.

“ Parliamoci chiaro, se son qui è perché conosci un certo Audisio…Gianni Audisio”.

Sgranò gli occhi, poi sul suo volto comparve una smorfia di stupore nel sentire nominare questa persona.

“ Brustia, Brustia…non mi deludere di nuovo, so che lo conosci, anzi lo conoscevi…visto che lo hanno ammazzato”.

A questa notizia rimase colpito, come se avessi sferrato un pugno al suo stomaco. Andò alla porta del negozio e la chiuse, abbassò la tendina e mi disse di andare nel retro.

Il retro era ancora più piccolo del negozio, con una scrivania e con due sedie che bastavano ad ospitare un paio di persone non di più.

“ Non lo sapevo commissario, si è vero, conoscevo Audisio, a volte veniva qui a…insomma anche io devo pur vivere…”.

“ Certo, purtroppo non lo fai con onestà, questo è il problema, ma vai avanti”.

“ Un paio di giorni addietro venne qui con una roba da vendermi…un papiro egiziano. Capii che era roba che scottava, disse che voleva venderla e se ero a conoscenza di qualche acquirente”.

“ Ne conosci?” domandai, non so perché ma mi era balenata in mente un’idea.

“ Si, conosco alcuni acquirenti, ovviamente non posso dire il nome. Gli dissi di concedermi qualche giorno di tempo per cercare il compratore, nel frattempo mi lasciò il papiro dicendo che per lui era rischioso tenerlo in casa…si fidava di me”.

“ L’unico essere che si fidava di te, doveva essere messo male in fatto di soldi. Che succede poi?”.

“ Audisio torna, gli dico che ho trovato il compratore, sborserebbe circa trecentomila lire, ovviamente gli sarebbe toccato il dieci per cento. Tentenna, dice che è troppo poco, vuole di più, chiamo il cliente e chiedo di alzare l’offerta, il cliente non batte ciglio ed accetta”.

“ Sei un maestro nell’arte di spillare soldi agli altri !”.

“ Lo prendo come un complimento commissario. La cifra sale a quattrocentomila lire, all’Audisio sarebbero andate circa settantamila lire, non male per un furto…però…”.

“ Immagino ci sia stato un intoppo vero?”.

“ Si, una sera prima di chiudere il negozio, entrò una donna, con un cappello a velina per nascondere il volto, la sua voce era…come posso dire… sembrava contraffatta, ma era una voce che mi ricordava una persona. Mi domanda del papiro…mi avrebbe offerto il doppio dell’offerta iniziale. Pensai che sarei stato uno sciocco a non approfittarne, dalla borsa tirò fuori dei soldi…pazzesco mi creda, una donna sola che girava con tutti quei soldi”.

 

 “ Buon per te allora, non denunci nessun incasso”.

“ Non mi giudichi male, mica colpa mia se la signora per motivi suoi non voleva pagare con  un assegno!!”.

         

“ Hai notato altri particolari in questa signora, a parte la voce?”.

“ Si, ho notato che portava un grosso anello, a forma di aquila color verde o acqua marina. Anche l’anello è un particolare che ho già visto, ma non ricordo dove e a chi apparteneva”.

“ Ne sei sicuro? Potrebbe essere importante…cerca di sforzarti”.

“ Ci ho già provato commissario, mi creda…sono convinto che è una persona conosciuta ma il nome non mi sovviene, e ammesso che la conosca, evidentemente è passato parecchio tempo, altrimenti me ne sarei ricordato all’istante”.

Quando uscii dal negozio, avevo in mano solo la certezza che una certa donna aveva comprato il papiro rubato, e guarda caso questo papiro è stato riportato al museo, ammesso che sia lo stesso e non un altro reperto.

Mi lasciava sconcertato l’anello, dalla descrizione sembrava anche a me di averlo già visto ma non ricordavo dove, inoltre Brustia ha accennato che la donna era sui quarant’anni o qualcosa di più.

Tornai a casa, presi dei fogli e incominciai a scrivere, una lista di indizi ma il risultato era un grosso punto interrogativo. Il telefono squillò, era Perino.

“ Commissario, sono in zona Barca, è stato recuperato un corpo sulle rive della Dora. Qui c’è anche il dottor Stresi, secondo lui il corpo è  immerso nell’acqua da almeno tre settimane o forse più, non ha documenti. L’unica cosa come segno di un eventuale riconoscimento è che le manca un dito della mano destra”.

“Portate il cadavere all’obitorio e di a Stresi di  consegnarmi il referto entro domani mattina; magari è stato un incidente oppure no…quello che è strano che abbiamo un altra persona morta e senza documenti”.

Decisi di andare a dormire, secondo gli anziani il sonno porta consiglio.       

 

il mattino seguente andai in questura, passai un attimo nell’ufficio dove erano schedate le prostitute. Magari il collega sapeva dirmi qualcosa in merito a quella donna e al suo anello. Brustia era collegato a quel mondo, avendo un bordello non può non sapere degli affari dei suoi diretti concorrenti e soprattutto delle ragazze che ci lavorano dentro.

“ Ciao collega, devo porti una domanda: non sai nulla di una donna che porta o che portava un anello a forma di aquila colorata di verde o acqua marina? Magari ora non è più in attività, so che come domanda può sembrare strana, ma è l’unico indizio che ho da darti”.

“ Mi faccia pensare commissario…guardo negli archivi…qualcosa mi dice, ma quei tipi di donne con quel lavoro vanno e vengono e mi creda sovente sono ancora minorenni purtroppo”.

Tornò dopo una ventina di minuti con una pila di fascicoli e con i nomi delle ragazze schedate. Dovemmo andare a ritroso nel tempo, e alla data del 1919 trovammo un indizio.

“ Casa di appuntamenti in via Barbaroux, le ragazze sono una decina circa. La maitresse è una certa Olga De Michelis…ecco magari può interessarle questa signora, si chiamava Eleonora Seli detta l’aquila azzurra. Viene riportata la descrizione fisica: capelli biondi, occhi azzurri, bella ( qui qualche collega l’ha sottolineato con tre righe),particolarità: un anello di aquila color azzurro ”.

“ Vai avanti, indirizzo di casa, dei genitori…”.

“ Niente di tutto ciò che chiede commissario, evidentemente la ragazza abitava nel bordello, poi un giorno non la videro più…non ci fu neanche la denuncia per la sua scomparsa”.

“ Sai se c’è ancora questo bordello?”.

Andò a prendere un altro fascicolo dove erano segnati i bordelli attuali di tutta la città.

“Si, c’è ancora ed è tenuta dalla stessa proprietaria di allora, le scrivo l’indirizzo su un foglio e il cognome della maitresse”.

Ringraziai il collega e tornai in ufficio Tirdi era già arrivato e mi riferì della Bugatti.

“ Prima sono passato dal Colombo, non aveva usato l’auto quella sera. Ha diversi testimoni che lo possono confermare. I testimoni erano ospiti a casa sua e sono usciti intorno alle quattro del mattino. Poi  sono andato dalla signora Desio, che non ha la patente. Il suo autista ha avuto ordine tassativo dal marito di non usare quell’auto ma di prendere la Topolino”.

“ La cosa strana ( continuò Tirdi), è che la signora verso una certa ora ha sentito un rumore provenire dal garage. Si è affacciata al balcone ed ha visto una luce spegnersi immediatamente”.

“ Come se qualcuno non volesse essere scoperto?”.

“ Lei non lo sa, quando al mattino è andata a vedere, la porta del garage era chiusa a chiave…l’ha aperta e la Bugatti c’era…quello che ha trovato strano è che le sembrava che la macchina fosse stata posteggiata diversamente da come ricordava…ma la sua memoria non è più come quella di una volta ha sottolineato”.

“ Magari l’ha spostata il suo autista?”.

“ Ho interrogato anche lui, giura di non averla mai toccata ne tantomeno spostata. Inoltre alla signora ho chiesto a che ora ha sentito quel rumore, ha risposto che il pendolo stava battendo le tre del mattino”.

“ L’omicidio di Audisio è stato commesso verso le due e mezza di notte. Dal luogo dove è avvenuto l’assassinio alla casa della signora in mezz’ora ci si arriva, a quell’ora si può andare a velocità sostenuta”.

Proposi a Tirdi di venire con me al bordello di via Barbaroux, spiegai il motivo e la chiacchierata avuta con Brustia. L’edificio risaliva sicuramente ai primi dell’ottocento, uno stabile con due piani soltanto. Salimmo al primo e suonammo il campanello.

Venne ad aprirci una donna sulla sessantina di anni. Era in vestaglia e scapigliata.

“ Buongiorno signora, siamo della polizia…vorremmo fare delle domande alla signora Olga De Michelis”.

“ Prego signori accomodatevi…sono io la De Michelis…cosa posso fare? Spero non ci siano state lamentele dei clienti…sa le ragazze a volte sono scorbutiche…”.

Feci segno che non era per quello.

“ Signora, lei sa dirmi qualcosa di una certa Eliana Seli…l’ha chiamavano l’aquila azzurra perché portava di un anello con quella forma”.

                   

A quel nome la donna si innervosì.

“ Le ho dato vitto alloggio e insegnato un mestiere, e quell’ingrata da un giorno all’altro sparisce…senza dirmi grazie…niente di niente”.

“ Lei però in compenso non ha fatto denuncia, come mai?”.

“ Non meritava la pena, non aveva rubato nulla, l’incasso era nella cassaforte…non so perché se ne sia andata, era la migliore delle ragazze, gentile, sorridente, aveva una bella parlantina…per la verità non so neanche perché si era messa a fare questo mestiere”.

“ Insomma era una ragazza sveglia e intelligente, dotata di classe. Ha qualche sua fotografia da mostrarci?”.

“ Si, molta classe, secondo me aveva frequentato le scuole alte, non come me o le ragazze che lavorano per me adesso. Venga c’è un quadro che magari può aiutarla…di fotografie non ne ho, mi spiace”.

Il quadro era appeso all’inizio della scala che portava nelle camere, si sentivano le ragazze parlare, evidentemente la nostra chiacchierata le aveva svegliate.

“ Ecco, è quello…se osservate bene,  è una di quelle ragazze ritratte ha al dito l’anello  che mi avete descritto”.

Lo osservai da vicino, pur essendo un dipinto la bellezza della ragazza spiccava di gran lunga sopra le altre. Anche l’anello era riprodotto fedelmente. Direi che la donna andata da Brustia era la stessa che lavorava qui tanti anni addietro.

“ Bene, signora ci è stata di aiuto, la ringraziamo, buona giornata”.

( Continua )

 

 
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