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« Omicidio al Museo ( sest...Serata Mimi Roman »

Omicidio al Museo ( settimo capitolo)

Post n°2087 pubblicato il 29 Aprile 2016 da paperino61to

Tornando a piedi in questura il mio pensiero fisso andava a quell’anello e alla sua proprietaria. Mi sfuggiva qualcosa, la donna che lo  portava  era la congiunzione tra i due delitti. All’ingresso del portone un collega mi venne incontro, aveva in mano una denuncia di scomparsa. Domandai come potesse interessarmi la cosa e rispose: “ Commissario, chi ha sporto la denuncia è un certo Oreste Bocchi cugino di Maurizio Musso, e so che lei nel corso dell’indagine ha parlato con questa persona”.

Tirdi e io rimanemmo di sasso, presi il foglio della denuncia, riportava il nome e cognome della persona scomparsa;  non ho mai creduto alla combinazione dell’omonimia tra due persone nella stessa città.

“ Tirdi, convoca immediatamente il signor Bocchi!”.

Entrai in ufficio proprio quando il telefono aveva iniziato a squillare: era Farina, la sua voce era tremante di paura, non per lui ma bensì per la moglie. Da giorni la vedeva assente, persa nel vuoto, assorta nei suoi pensieri. Domandai cosa potevo fare, mi rispose:” Se hai un attimo di tempo passa da lei…parlale…io da parte mia ho già detto che mi dimettevo…non voglio farla soffrire e stare in ansia…non se lo merita”.

Presi nota della cosa, chiamai il dottor Stresi il quale mi confermò che la vittima era stata per almeno tre settimane nel fiume, l’uomo era stato strangolato prima di essere gettato. Evidentemente gli assassini speravano che la Dora si portasse via il corpo e non  rimanesse impigliato in qualche ramo della sponda.

La data sulla presunta scomparsa coincideva con la denuncia. La porta dell’ufficio si era aperta e un signore di media età stava entrando.

“ Buongiorno, commissario, sono Oreste Bocchi, cugino di Maurizio Musso. Il suo collega mi ha riferito per telefono di venire urgentemente da lei. Io abito solo a due passi dalla questura, per questo ho potuto arrivare così velocemente”.

“ Prego si accomodi signor Bocchi. Ho letto la sua denuncia e ammetto di essere perplesso... qualche giorno addietro si è presentata una persona che aveva lo stesso nome e cognome di suo cugino”.

“ Impossibile, vede commissario, mio cugino è da almeno un mese e mezzo che è scomparso. Inizialmente non ci abbiamo fatto caso ne io ne la mia famiglia, pensavamo fosse andato in Egitto con una spedizione. Però in genere ci spediva delle lettere, stavolta  invece nulla. Quando mi sono deciso, ho telegrafato all’ambasciata italiana al Cairo, ma nessuno l’ha visto arrivare e non vi erano spedizioni archeologiche in quel periodo”.

       

“ Quindi secondo lei , quella persona venuta da me era un impostore?”.

“ Presumo di si…guardi, ho una foto di mio cugino, è stata scattata una ventina di anni fa, però è l’unica che possiedo”. Mi diede la foto, il volto non si vedeva bene (oltre che datata era anche sbiadita). Quello  che si notava bene era che alla mano destra mancava un dito. Gli domandai gentilmente se si sentiva di venire all’obitorio perchè un corpo era stato ripescato da poco e alla vittima mancava appunto un dito.

Accettò anche se quando si alzò le gambe gli tremavano e il volto era pallido; lo capisco non è mai piacevole riconoscere un cadavere. Tirdi ci portò all’obitorio dove il dottor Stresi ci venne incontro.

“ Commissario Berardi, ora anche i turisti mi porta? Immagino che sia per il riconoscimento dell’uomo ritrovato nella Dora”.

Bocchi si avvicinò alla cella frigorifera, fui lesto a tenerlo per un braccio altrimenti sarebbe svenuto, Stresi avvicinò una sedia.

“Mio dio…mio dio….è lui…”.

Domandai se ne era sicuro, il volto era scomparso del tutto.

“ Ne sono sicuro, il dito mancante e poi lo stesso vestito che si indossava quasi sempre, se notate manca anche un bottone della manica, inoltre  mio cugino aveva una cicatrice sul lato del collo, si era ferito durante un attacco dei predoni nei pressi di Luxor”.

Stresi confermò la cicatrice, non c’era più dubbio, il cadavere trovato era quello di Maurizio Musso…il dottore continuò dicendo che era stato ucciso da un proiettile e poi gettato nel fiume. Allora chi diavolo  era la persona venuta con Colombo in ufficio?

Ringraziai il signor Bocchi per essere venuto e firmai le carte perché potesse dare degna sepoltura al cugino.

“ Tirdi andiamo alla villa del mio amico”.

“ Successo qualcosa commissario?”.

“ Non lo so ancora, mi ha telefonato pregandomi di andare a trovare la moglie. Secondo lui ha qualcosa che la sta spaventando e non poco”.

      

La domestica ci fece accomodare nella sala, la signora sarebbe scesa a breve. Mentre aspettiamo, Tirdi mi chiama per osservare un quadro, erano dipinte due persone con sullo sfondo una piramide egiziana. Erano Giulio e sua moglie, osservai meglio il ritratto femminile ed esclamai:” Tirdi, ma è identica alla donna vista in via Barbaroux!”.

“ L’ho notato anche io e per questo lo chiamata, è la stessa persona commissario”.

Nel frattempo Elenora ( la moglie di Farina) era arrivata.

“ Buongiorno commissario, mi scuso per averla fatta aspettare ma non sto affatto bene, ma prego si accomodi pure…la domestica mi ha detto che vuole parlarmi”.

“ Si signora, mi ha chiamato Giulio, è preoccupato per lei, ha capito che c’è qualche cosa la preoccupa, pensa sia per le minacce ricevute. Io, se mi permette, credo che vi sia anche qualcos’altro a farla preoccupare”.

La donna non rispose, chiamò la domestica per prepararci del caffè.

“ Cosa sarebbe questa cosa che mi fa preoccupare?” .

“ Un certo mascalzone di nome Brustia”.

La reazione fu abbastanza violenta da parte di lei, poi si mise a piangere prendendosi la testa tra le mani.

“ Signora non abbia paura si fidi di me. Giulio non saprà nulla…ma mi dica la verità, lei è ricattata ?”.

Lentamente alzò la testa e rispose di si.

“ So che correvo un rischio ad andare da quel delinquente, ma dovevo riprendere il papiro rubato, se non l’avessi fatto chi chiede le dimissioni di Giulio avrebbe fatto scoppiare uno scandalo che l’avrebbe travolto. Ho saputo del furto da Pratici, è venuto un giorno da me, lui era affezionato a mio marito, si era trovato coinvolto in questa cosa ma mi giurò che non aveva idea chi potesse volere la rovina del suo principale”.

     

Sinceramente dubito che Pratici non ne fosse al corrente della cosa, ma tenni per me questa osservazione.

“ Quindi andò da Brustia per riprendere l’oggetto rubato e qui venne riconosciuta dall’anello”.

“ Si, ma lui non disse nulla, solo qualche giorno ricevetti una sua chiamata … si era ricordato dove mi aveva incontrata e come mi chiamavano i clienti. Dovevo portargli una certa cifra, altrimenti avrebbe detto tutto a mio marito…mi aiuti commissario, Giulio non sa niente del mio passato…non gli ho mai raccontato nulla”.

“ Il passato è passato signora, stia tranquilla, ci penseremo noi a Brustia. Ci dica solo a che ora ha appuntamento con lui e dove. Secondo lei, chi può esserci dietro a tutto questo? “. Raccontai del ritrovamento del corpo di Musso e del riconoscimento da parte del cugino e ne rimase completamente stupefatta.

“ Bene signora, noi abbiamo finito, non la disturberemo più…e stia serena, vedrà che il suo problema sarà solamente un brutto sogno…mi creda, arrivederci e buona giornata”.

La donna si avvicina e mi abbraccia, baciandomi sulla guancia e la stessa cosa fece con Tirdi. Mentre ci accompagnava all’uscita della villa non smetteva più di ringraziarci.

Tornammo in questura con la consapevolezza che Brustia fosse un osso duro, non sempre le minacce funzionavano con lui, ma dentro di me avevo una certa idea per farlo tornare sui suoi passi. Mandai Tirdi a ritirare il fascicolo dove Elenora Seli era segnata come prostituta,  per poi  stracciare quella schedatura. Telefonai alla maitresse, chiedendo di farmi portare il quadro, all’inizio era reticente ma poi promise di mandarmelo da una delle sue ragazze entro il pomeriggio. La notte  scese sulla città, e il silenzio regnava dalla parti di Corso Cairoli, il fiume scorreva tranquillamente. Parcheggiammo l’auto a ridosso dei Murazzi e scendemmo la scalinata che portava in riva al fiume.

Dopo una ventina di minuti un’altra persona stava scendendo dalla scalinata, era Brustia.

Rimase interdetto quando uscimmo dal nostro nascondiglio.

“ Ciao Brustia, non è un po’ tardi per andare in giro?”.

“ Commissario, mi ha spaventato, non pensavo di trovarla qui…” la sua voce denotava rabbia.

( Continua)

 

 
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