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Messaggi di Aprile 2016

 

Serata Mimi Roman

Post n°2088 pubblicato il 30 Aprile 2016 da paperino61to

Stasera vi presento una dolce donzella di nome Mimi Roman...buon ascolto

 

       

 

 

 

       

 

 

 

 

        

 

 

 

 

      

 

 

 

 

 

   

 
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Omicidio al Museo ( settimo capitolo)

Post n°2087 pubblicato il 29 Aprile 2016 da paperino61to

Tornando a piedi in questura il mio pensiero fisso andava a quell’anello e alla sua proprietaria. Mi sfuggiva qualcosa, la donna che lo  portava  era la congiunzione tra i due delitti. All’ingresso del portone un collega mi venne incontro, aveva in mano una denuncia di scomparsa. Domandai come potesse interessarmi la cosa e rispose: “ Commissario, chi ha sporto la denuncia è un certo Oreste Bocchi cugino di Maurizio Musso, e so che lei nel corso dell’indagine ha parlato con questa persona”.

Tirdi e io rimanemmo di sasso, presi il foglio della denuncia, riportava il nome e cognome della persona scomparsa;  non ho mai creduto alla combinazione dell’omonimia tra due persone nella stessa città.

“ Tirdi, convoca immediatamente il signor Bocchi!”.

Entrai in ufficio proprio quando il telefono aveva iniziato a squillare: era Farina, la sua voce era tremante di paura, non per lui ma bensì per la moglie. Da giorni la vedeva assente, persa nel vuoto, assorta nei suoi pensieri. Domandai cosa potevo fare, mi rispose:” Se hai un attimo di tempo passa da lei…parlale…io da parte mia ho già detto che mi dimettevo…non voglio farla soffrire e stare in ansia…non se lo merita”.

Presi nota della cosa, chiamai il dottor Stresi il quale mi confermò che la vittima era stata per almeno tre settimane nel fiume, l’uomo era stato strangolato prima di essere gettato. Evidentemente gli assassini speravano che la Dora si portasse via il corpo e non  rimanesse impigliato in qualche ramo della sponda.

La data sulla presunta scomparsa coincideva con la denuncia. La porta dell’ufficio si era aperta e un signore di media età stava entrando.

“ Buongiorno, commissario, sono Oreste Bocchi, cugino di Maurizio Musso. Il suo collega mi ha riferito per telefono di venire urgentemente da lei. Io abito solo a due passi dalla questura, per questo ho potuto arrivare così velocemente”.

“ Prego si accomodi signor Bocchi. Ho letto la sua denuncia e ammetto di essere perplesso... qualche giorno addietro si è presentata una persona che aveva lo stesso nome e cognome di suo cugino”.

“ Impossibile, vede commissario, mio cugino è da almeno un mese e mezzo che è scomparso. Inizialmente non ci abbiamo fatto caso ne io ne la mia famiglia, pensavamo fosse andato in Egitto con una spedizione. Però in genere ci spediva delle lettere, stavolta  invece nulla. Quando mi sono deciso, ho telegrafato all’ambasciata italiana al Cairo, ma nessuno l’ha visto arrivare e non vi erano spedizioni archeologiche in quel periodo”.

       

“ Quindi secondo lei , quella persona venuta da me era un impostore?”.

“ Presumo di si…guardi, ho una foto di mio cugino, è stata scattata una ventina di anni fa, però è l’unica che possiedo”. Mi diede la foto, il volto non si vedeva bene (oltre che datata era anche sbiadita). Quello  che si notava bene era che alla mano destra mancava un dito. Gli domandai gentilmente se si sentiva di venire all’obitorio perchè un corpo era stato ripescato da poco e alla vittima mancava appunto un dito.

Accettò anche se quando si alzò le gambe gli tremavano e il volto era pallido; lo capisco non è mai piacevole riconoscere un cadavere. Tirdi ci portò all’obitorio dove il dottor Stresi ci venne incontro.

“ Commissario Berardi, ora anche i turisti mi porta? Immagino che sia per il riconoscimento dell’uomo ritrovato nella Dora”.

Bocchi si avvicinò alla cella frigorifera, fui lesto a tenerlo per un braccio altrimenti sarebbe svenuto, Stresi avvicinò una sedia.

“Mio dio…mio dio….è lui…”.

Domandai se ne era sicuro, il volto era scomparso del tutto.

“ Ne sono sicuro, il dito mancante e poi lo stesso vestito che si indossava quasi sempre, se notate manca anche un bottone della manica, inoltre  mio cugino aveva una cicatrice sul lato del collo, si era ferito durante un attacco dei predoni nei pressi di Luxor”.

Stresi confermò la cicatrice, non c’era più dubbio, il cadavere trovato era quello di Maurizio Musso…il dottore continuò dicendo che era stato ucciso da un proiettile e poi gettato nel fiume. Allora chi diavolo  era la persona venuta con Colombo in ufficio?

Ringraziai il signor Bocchi per essere venuto e firmai le carte perché potesse dare degna sepoltura al cugino.

“ Tirdi andiamo alla villa del mio amico”.

“ Successo qualcosa commissario?”.

“ Non lo so ancora, mi ha telefonato pregandomi di andare a trovare la moglie. Secondo lui ha qualcosa che la sta spaventando e non poco”.

      

La domestica ci fece accomodare nella sala, la signora sarebbe scesa a breve. Mentre aspettiamo, Tirdi mi chiama per osservare un quadro, erano dipinte due persone con sullo sfondo una piramide egiziana. Erano Giulio e sua moglie, osservai meglio il ritratto femminile ed esclamai:” Tirdi, ma è identica alla donna vista in via Barbaroux!”.

“ L’ho notato anche io e per questo lo chiamata, è la stessa persona commissario”.

Nel frattempo Elenora ( la moglie di Farina) era arrivata.

“ Buongiorno commissario, mi scuso per averla fatta aspettare ma non sto affatto bene, ma prego si accomodi pure…la domestica mi ha detto che vuole parlarmi”.

“ Si signora, mi ha chiamato Giulio, è preoccupato per lei, ha capito che c’è qualche cosa la preoccupa, pensa sia per le minacce ricevute. Io, se mi permette, credo che vi sia anche qualcos’altro a farla preoccupare”.

La donna non rispose, chiamò la domestica per prepararci del caffè.

“ Cosa sarebbe questa cosa che mi fa preoccupare?” .

“ Un certo mascalzone di nome Brustia”.

La reazione fu abbastanza violenta da parte di lei, poi si mise a piangere prendendosi la testa tra le mani.

“ Signora non abbia paura si fidi di me. Giulio non saprà nulla…ma mi dica la verità, lei è ricattata ?”.

Lentamente alzò la testa e rispose di si.

“ So che correvo un rischio ad andare da quel delinquente, ma dovevo riprendere il papiro rubato, se non l’avessi fatto chi chiede le dimissioni di Giulio avrebbe fatto scoppiare uno scandalo che l’avrebbe travolto. Ho saputo del furto da Pratici, è venuto un giorno da me, lui era affezionato a mio marito, si era trovato coinvolto in questa cosa ma mi giurò che non aveva idea chi potesse volere la rovina del suo principale”.

     

Sinceramente dubito che Pratici non ne fosse al corrente della cosa, ma tenni per me questa osservazione.

“ Quindi andò da Brustia per riprendere l’oggetto rubato e qui venne riconosciuta dall’anello”.

“ Si, ma lui non disse nulla, solo qualche giorno ricevetti una sua chiamata … si era ricordato dove mi aveva incontrata e come mi chiamavano i clienti. Dovevo portargli una certa cifra, altrimenti avrebbe detto tutto a mio marito…mi aiuti commissario, Giulio non sa niente del mio passato…non gli ho mai raccontato nulla”.

“ Il passato è passato signora, stia tranquilla, ci penseremo noi a Brustia. Ci dica solo a che ora ha appuntamento con lui e dove. Secondo lei, chi può esserci dietro a tutto questo? “. Raccontai del ritrovamento del corpo di Musso e del riconoscimento da parte del cugino e ne rimase completamente stupefatta.

“ Bene signora, noi abbiamo finito, non la disturberemo più…e stia serena, vedrà che il suo problema sarà solamente un brutto sogno…mi creda, arrivederci e buona giornata”.

La donna si avvicina e mi abbraccia, baciandomi sulla guancia e la stessa cosa fece con Tirdi. Mentre ci accompagnava all’uscita della villa non smetteva più di ringraziarci.

Tornammo in questura con la consapevolezza che Brustia fosse un osso duro, non sempre le minacce funzionavano con lui, ma dentro di me avevo una certa idea per farlo tornare sui suoi passi. Mandai Tirdi a ritirare il fascicolo dove Elenora Seli era segnata come prostituta,  per poi  stracciare quella schedatura. Telefonai alla maitresse, chiedendo di farmi portare il quadro, all’inizio era reticente ma poi promise di mandarmelo da una delle sue ragazze entro il pomeriggio. La notte  scese sulla città, e il silenzio regnava dalla parti di Corso Cairoli, il fiume scorreva tranquillamente. Parcheggiammo l’auto a ridosso dei Murazzi e scendemmo la scalinata che portava in riva al fiume.

Dopo una ventina di minuti un’altra persona stava scendendo dalla scalinata, era Brustia.

Rimase interdetto quando uscimmo dal nostro nascondiglio.

“ Ciao Brustia, non è un po’ tardi per andare in giro?”.

“ Commissario, mi ha spaventato, non pensavo di trovarla qui…” la sua voce denotava rabbia.

( Continua)

 

 
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Omicidio al Museo ( sesto capitolo)

Post n°2086 pubblicato il 27 Aprile 2016 da paperino61to

        

Il negozio di Brustia era in via dei Mille e decisi di farci un salto. Era un paio di anni che quest’uomo rigava dritto, si era fatto un paio di anni in galera per riciclaggio e sfruttamento di ragazze.

Entrai nel negozio, e notai che la stanza era piccola, sulla destra c’erano una paio di mobili stile 700’, appesi al soffitto diversi lampadari stile liberty, sulla sinistra  invece un paio di tavoli con sedie stile inizio 800’.

Brustia uscì dal suo ufficio posto nel retrò del negozio. Rimase di sasso nel vedermi, ma fece finta di nulla.

“ Buongiorno, commissario Berardi, quale onore averla qui, in questo umile negozio” la frase era accompagnata da un sorriso da iena.

“ Buongiorno Brustia, non so se in te hai questo onore, su questo ho seri dubbi. So benissimo che continui a riciclare roba rubata e non solo”.

“ Le giuro su mia madre commissario, che ora sono pulito, immacolato come un bambino appena nato…mi creda…”.

“ Parliamoci chiaro, se son qui è perché conosci un certo Audisio…Gianni Audisio”.

Sgranò gli occhi, poi sul suo volto comparve una smorfia di stupore nel sentire nominare questa persona.

“ Brustia, Brustia…non mi deludere di nuovo, so che lo conosci, anzi lo conoscevi…visto che lo hanno ammazzato”.

A questa notizia rimase colpito, come se avessi sferrato un pugno al suo stomaco. Andò alla porta del negozio e la chiuse, abbassò la tendina e mi disse di andare nel retro.

Il retro era ancora più piccolo del negozio, con una scrivania e con due sedie che bastavano ad ospitare un paio di persone non di più.

“ Non lo sapevo commissario, si è vero, conoscevo Audisio, a volte veniva qui a…insomma anche io devo pur vivere…”.

“ Certo, purtroppo non lo fai con onestà, questo è il problema, ma vai avanti”.

“ Un paio di giorni addietro venne qui con una roba da vendermi…un papiro egiziano. Capii che era roba che scottava, disse che voleva venderla e se ero a conoscenza di qualche acquirente”.

“ Ne conosci?” domandai, non so perché ma mi era balenata in mente un’idea.

“ Si, conosco alcuni acquirenti, ovviamente non posso dire il nome. Gli dissi di concedermi qualche giorno di tempo per cercare il compratore, nel frattempo mi lasciò il papiro dicendo che per lui era rischioso tenerlo in casa…si fidava di me”.

“ L’unico essere che si fidava di te, doveva essere messo male in fatto di soldi. Che succede poi?”.

“ Audisio torna, gli dico che ho trovato il compratore, sborserebbe circa trecentomila lire, ovviamente gli sarebbe toccato il dieci per cento. Tentenna, dice che è troppo poco, vuole di più, chiamo il cliente e chiedo di alzare l’offerta, il cliente non batte ciglio ed accetta”.

“ Sei un maestro nell’arte di spillare soldi agli altri !”.

“ Lo prendo come un complimento commissario. La cifra sale a quattrocentomila lire, all’Audisio sarebbero andate circa settantamila lire, non male per un furto…però…”.

“ Immagino ci sia stato un intoppo vero?”.

“ Si, una sera prima di chiudere il negozio, entrò una donna, con un cappello a velina per nascondere il volto, la sua voce era…come posso dire… sembrava contraffatta, ma era una voce che mi ricordava una persona. Mi domanda del papiro…mi avrebbe offerto il doppio dell’offerta iniziale. Pensai che sarei stato uno sciocco a non approfittarne, dalla borsa tirò fuori dei soldi…pazzesco mi creda, una donna sola che girava con tutti quei soldi”.

 

 “ Buon per te allora, non denunci nessun incasso”.

“ Non mi giudichi male, mica colpa mia se la signora per motivi suoi non voleva pagare con  un assegno!!”.

         

“ Hai notato altri particolari in questa signora, a parte la voce?”.

“ Si, ho notato che portava un grosso anello, a forma di aquila color verde o acqua marina. Anche l’anello è un particolare che ho già visto, ma non ricordo dove e a chi apparteneva”.

“ Ne sei sicuro? Potrebbe essere importante…cerca di sforzarti”.

“ Ci ho già provato commissario, mi creda…sono convinto che è una persona conosciuta ma il nome non mi sovviene, e ammesso che la conosca, evidentemente è passato parecchio tempo, altrimenti me ne sarei ricordato all’istante”.

Quando uscii dal negozio, avevo in mano solo la certezza che una certa donna aveva comprato il papiro rubato, e guarda caso questo papiro è stato riportato al museo, ammesso che sia lo stesso e non un altro reperto.

Mi lasciava sconcertato l’anello, dalla descrizione sembrava anche a me di averlo già visto ma non ricordavo dove, inoltre Brustia ha accennato che la donna era sui quarant’anni o qualcosa di più.

Tornai a casa, presi dei fogli e incominciai a scrivere, una lista di indizi ma il risultato era un grosso punto interrogativo. Il telefono squillò, era Perino.

“ Commissario, sono in zona Barca, è stato recuperato un corpo sulle rive della Dora. Qui c’è anche il dottor Stresi, secondo lui il corpo è  immerso nell’acqua da almeno tre settimane o forse più, non ha documenti. L’unica cosa come segno di un eventuale riconoscimento è che le manca un dito della mano destra”.

“Portate il cadavere all’obitorio e di a Stresi di  consegnarmi il referto entro domani mattina; magari è stato un incidente oppure no…quello che è strano che abbiamo un altra persona morta e senza documenti”.

Decisi di andare a dormire, secondo gli anziani il sonno porta consiglio.       

 

il mattino seguente andai in questura, passai un attimo nell’ufficio dove erano schedate le prostitute. Magari il collega sapeva dirmi qualcosa in merito a quella donna e al suo anello. Brustia era collegato a quel mondo, avendo un bordello non può non sapere degli affari dei suoi diretti concorrenti e soprattutto delle ragazze che ci lavorano dentro.

“ Ciao collega, devo porti una domanda: non sai nulla di una donna che porta o che portava un anello a forma di aquila colorata di verde o acqua marina? Magari ora non è più in attività, so che come domanda può sembrare strana, ma è l’unico indizio che ho da darti”.

“ Mi faccia pensare commissario…guardo negli archivi…qualcosa mi dice, ma quei tipi di donne con quel lavoro vanno e vengono e mi creda sovente sono ancora minorenni purtroppo”.

Tornò dopo una ventina di minuti con una pila di fascicoli e con i nomi delle ragazze schedate. Dovemmo andare a ritroso nel tempo, e alla data del 1919 trovammo un indizio.

“ Casa di appuntamenti in via Barbaroux, le ragazze sono una decina circa. La maitresse è una certa Olga De Michelis…ecco magari può interessarle questa signora, si chiamava Eleonora Seli detta l’aquila azzurra. Viene riportata la descrizione fisica: capelli biondi, occhi azzurri, bella ( qui qualche collega l’ha sottolineato con tre righe),particolarità: un anello di aquila color azzurro ”.

“ Vai avanti, indirizzo di casa, dei genitori…”.

“ Niente di tutto ciò che chiede commissario, evidentemente la ragazza abitava nel bordello, poi un giorno non la videro più…non ci fu neanche la denuncia per la sua scomparsa”.

“ Sai se c’è ancora questo bordello?”.

Andò a prendere un altro fascicolo dove erano segnati i bordelli attuali di tutta la città.

“Si, c’è ancora ed è tenuta dalla stessa proprietaria di allora, le scrivo l’indirizzo su un foglio e il cognome della maitresse”.

Ringraziai il collega e tornai in ufficio Tirdi era già arrivato e mi riferì della Bugatti.

“ Prima sono passato dal Colombo, non aveva usato l’auto quella sera. Ha diversi testimoni che lo possono confermare. I testimoni erano ospiti a casa sua e sono usciti intorno alle quattro del mattino. Poi  sono andato dalla signora Desio, che non ha la patente. Il suo autista ha avuto ordine tassativo dal marito di non usare quell’auto ma di prendere la Topolino”.

“ La cosa strana ( continuò Tirdi), è che la signora verso una certa ora ha sentito un rumore provenire dal garage. Si è affacciata al balcone ed ha visto una luce spegnersi immediatamente”.

“ Come se qualcuno non volesse essere scoperto?”.

“ Lei non lo sa, quando al mattino è andata a vedere, la porta del garage era chiusa a chiave…l’ha aperta e la Bugatti c’era…quello che ha trovato strano è che le sembrava che la macchina fosse stata posteggiata diversamente da come ricordava…ma la sua memoria non è più come quella di una volta ha sottolineato”.

“ Magari l’ha spostata il suo autista?”.

“ Ho interrogato anche lui, giura di non averla mai toccata ne tantomeno spostata. Inoltre alla signora ho chiesto a che ora ha sentito quel rumore, ha risposto che il pendolo stava battendo le tre del mattino”.

“ L’omicidio di Audisio è stato commesso verso le due e mezza di notte. Dal luogo dove è avvenuto l’assassinio alla casa della signora in mezz’ora ci si arriva, a quell’ora si può andare a velocità sostenuta”.

Proposi a Tirdi di venire con me al bordello di via Barbaroux, spiegai il motivo e la chiacchierata avuta con Brustia. L’edificio risaliva sicuramente ai primi dell’ottocento, uno stabile con due piani soltanto. Salimmo al primo e suonammo il campanello.

Venne ad aprirci una donna sulla sessantina di anni. Era in vestaglia e scapigliata.

“ Buongiorno signora, siamo della polizia…vorremmo fare delle domande alla signora Olga De Michelis”.

“ Prego signori accomodatevi…sono io la De Michelis…cosa posso fare? Spero non ci siano state lamentele dei clienti…sa le ragazze a volte sono scorbutiche…”.

Feci segno che non era per quello.

“ Signora, lei sa dirmi qualcosa di una certa Eliana Seli…l’ha chiamavano l’aquila azzurra perché portava di un anello con quella forma”.

                   

A quel nome la donna si innervosì.

“ Le ho dato vitto alloggio e insegnato un mestiere, e quell’ingrata da un giorno all’altro sparisce…senza dirmi grazie…niente di niente”.

“ Lei però in compenso non ha fatto denuncia, come mai?”.

“ Non meritava la pena, non aveva rubato nulla, l’incasso era nella cassaforte…non so perché se ne sia andata, era la migliore delle ragazze, gentile, sorridente, aveva una bella parlantina…per la verità non so neanche perché si era messa a fare questo mestiere”.

“ Insomma era una ragazza sveglia e intelligente, dotata di classe. Ha qualche sua fotografia da mostrarci?”.

“ Si, molta classe, secondo me aveva frequentato le scuole alte, non come me o le ragazze che lavorano per me adesso. Venga c’è un quadro che magari può aiutarla…di fotografie non ne ho, mi spiace”.

Il quadro era appeso all’inizio della scala che portava nelle camere, si sentivano le ragazze parlare, evidentemente la nostra chiacchierata le aveva svegliate.

“ Ecco, è quello…se osservate bene,  è una di quelle ragazze ritratte ha al dito l’anello  che mi avete descritto”.

Lo osservai da vicino, pur essendo un dipinto la bellezza della ragazza spiccava di gran lunga sopra le altre. Anche l’anello era riprodotto fedelmente. Direi che la donna andata da Brustia era la stessa che lavorava qui tanti anni addietro.

“ Bene, signora ci è stata di aiuto, la ringraziamo, buona giornata”.

( Continua )

 

 
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Serata...Dixie

Post n°2085 pubblicato il 23 Aprile 2016 da paperino61to

Questa serata è un omaggio a un amico e mi permetto di giocare con il suo nick per presentarvi questa  fantastica musica chiamata : Dixieland

Quindi amici/amiche si parte, immergiamoci nelle strade di New Orleans degli anni 20' e scateniamoci al ritmo della musica dixie...

 

            

 

 

 

 

 

            

 

 

 

 

         

 

 

 

 

         

 

 

 

 

      

 

 

 

 

 

 
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Omicidio al Museo ( quinto capitolo)

Post n°2084 pubblicato il 19 Aprile 2016 da paperino61to

   

Cercai di convincere Farina a non mollare, raccontandogli tutti gli ultimi avvenimenti.

“ Giulio, so che sono persone che non scherzano, i due delitti lo confermano, ma non per questo tu devi mollare. Se vuoi possiamo allontanare tua moglie da Torino, ho diversi amici che mi devono dei favori”.

“ Non lo so…mandarla via…forse lei…non  sarebbe dell’idea…”.

Rimanemmo d’accordo che alla chiusura del museo, venisse nel mio ufficio, con l’ultima lettera ricevuta, chissà mai che dalla scrittura si potesse scoprire qualcosa.

Nel primo pomeriggio, Tirdi arrivò con la lista dei proprietari della Bugatti, un paio di nomi spiccavano tra tutti: Musso e Desio, i due candidati a direttore del museo. Se il Desio era in Sudan, l’auto poteva benissimo essere stata guidata dalla moglie o da qualcun altro, mentre per il Musso, la cosa cambiava decisamente.

Gli altri proprietari non erano papabili come sospetti, ma qualcosa mi indirizzava verso questi nomi conosciuti: “ Bene Tirdi, ottimo lavoro. Ora prendi un agente e vai da Musso, controlliamo il suo alibi…io  domani mattina andrò dalla moglie di Desio, ora sto aspettando il mio amico”.

Farina arrivò in ufficio verso le 18, il suo viso denotava tutta la tensione che era in lui. Il suo modo di fare era agitato, le mani tremavano mentre mi consegnava la lettera minatoria.

Dopo averla letta, ero al punto di prima, perchè non c’era nessun indizio, era stata scritta a macchina e al fondo c’era il sigillo di Anubi. Nessun timbro postale sulla busta,  quindi si deduce solo che è stata consegnata a mano.

“ L’ho trovata sul parabrezza della mia macchina”.

“ Sono talmente abili che hanno eluso la sorveglianza dei miei agenti…”.

“ E’ gente che non scherza…ho paura per Eleonora…per questo entro un paio di giorni convocherò il direttivo del museo e rassegnerò le dimissioni”.

“ Non posso convincerti in nessun modo, ti conosco bene, quando ti metti in testa una cosa la esegui. Ti chiedo solamente una cosa…di aspettare fino a domenica…oggi è  lunedì…se entro quel giorno non scopro il o i colpevoli, rassegna le dimissioni…io ovviamente continuerò le indagini, ci sono stati due morti”.

   

Farina acconsentì alla mia richiesta, dovevo sfruttare tutto il tempo che mi rimaneva e non era facile risalire a chi chiedeva le sue dimissioni e soprattutto a chi aveva ucciso quegli uomini. Domandai del papiro, rimase allibito quando dissi che era stato rubato o così mi era stato riferito.

“ Impossibile, come ti ho detto l’ho controllato, è al suo posto, ho aperto la teca di vetro per vedere se era un falso…è l’originale…non so perché abbiano mentito su questa cosa”.

“ Eppure il tuo dipendente non mentiva…qualcosa deve essere successo se Audisio è stato ucciso all’interno del museo, e pure Pratici ha incontrato la morte, non trovi?”.

Farina rispose che senz’altro qualcosa era successo tra i mandanti e tra chi doveva fare il lavoro sporco.

“ Esatto…ma che cosa?”.

Cenai da Mamma Gina, come quasi tutte le sere,  misi la donna al corrente di cosa mi angustiava. Essa cercava di trovare una parola buona per non farmi sopraffare dallo sconforto; in questa indagine rischiavo di girare a vuoto senza avere un minimo appiglio.

Dopo cena mi avviai verso casa, sempre immerso nei mie pensieri. L’unica speranza  che avevo era che sia Audisio che Pratici non fossero stati i soli ad essere  stati coinvolti, ma che vi fossero altre persone. Sotto casa vidi un’ombra nascosta tra due vetture, tirai fuori la pistola dal cappotto. “La prudenza non è mai troppa” diceva il mio ex capo.

“ Fermo commissario, non spari per amor di dio!” la voce era femminile .

“ Io non sparo, ma lei venga fuori…” risposi riponendo la pistola in tasca.

 Lentamente la donna uscì dal nascondiglio, era sui quarant’anni, indossava un cappotto colore marrone, i capelli erano neri e corti. Si guardava intorno, era spaventata.

“ Venga signora, non abbia paura…si fidi di me”.

Appena aperto il portone, fece una corsa per entrare poi mi fece segno di entrare velocemente: “ Lo chiuda per favore…ho paura che loro…”.

        

Ecco che tornava la parola “Loro”, ma chi erano costoro? Salimmo in casa, accesi la luce e le domandai se voleva un caffè o qualcosa da bere. La donna si stava guardando intorno, più che spaventata ora sembrava curiosa.

“ Per essere un uomo solo, me la cavo bene con le pulizie di casa vero?”.

Sorrise: “ No commissario…non è per questo, è che non mi è mai capitato di andare a casa di un uomo da sola, capisce quello che voglio dire…” rispose con voce meno tremante rispetto a prima.

Accennai di si. La feci accomodare mentre preparavo il caffè.

Mi dica, signora…”.

 ““ Signorina, non sono ancora sposata, mi chiamo Marta Gentile…ero…l’amica di Audisio”. Una lacrima solcava il suo viso, capii che era molto più di un’amica.

“ Prego, mi racconti tutto quello che sa…vogliamo arrestare l’assassino del suo fidanzato”.

 “ Commissario, non so tantissimo anche perché lui parlava poco delle sue faccende, non voleva coinvolgermi, aveva paura per me”.

“ Si era messo in un brutto guaio vero?”.

Il suo silenzio era più che eloquente, un assenso in piena regola.

“ Mi confidò che qualche mese fa Audisio, fu contattato da due uomini, che non  conosceva, le descrisse come persone distinte. Si erano incontrati vicino a Piazza Rebaudengo. Gli chiesero se era disposto a guadagnare bene ma in cambio doveva servirli senza esitazione e soprattutto senza fare domande”.

“ In che cosa consisteva questo servizio?” domandai mentre versavo il caffè nelle tazze.

“ Non me lo disse, ora, con il senno di poi, penso che fosse qualcosa di poco pulito!”.

             

      “ Più che probabile, lei conosce per caso un certo Leo Pratici? Era un dipendente del museo egizio, dico era perché è stato ucciso pure lui, e credo che gli assassini siano gli stessi del suo fidanzato”.

Ci pensò un attimo poi rispose di no, però aveva sentito parlare di un certo Federico Brustia.

“ Ne è sicura signorina? Questa persona è una vecchia conoscenza nostra…un poco di buono che dovrebbe stare a vita nelle nostre galere”.

“ Si, ne sono sicura, Gianni l’aveva sentito un paio di giorni prima che ...avevo risposto io alla chiamata”.

Ero pensieroso, Brustia è un ricettatore, compra roba rubata e inoltre gestisce un giro di prostitute in zona Lucento. Se una persona del genere entra in un giro dove ci sono due omicidi vuol dire che il gioco vale la candela.

“ Signorina, quelle persone di cui ha paura, l’hanno minacciata?”.

La donna tirò fuori dalla sua borsetta una lettera: senza giri di parole, la minacciavano di morte se parlava con la polizia, in fondo alla lettera c’era il sigillo di Anubi.

“ Ho paura commissario, mi creda, ma voglio anche che l’assassinio del mio moroso paghi per quello che ha fatto”.

Misi la lettera in tasca e risposi che avrebbero pagato, però lei doveva “sparire” dalla città per un po’ di tempo. Le domandai se era disposta a trasferirsi nel canavese, avevo  amici che potevano ospitarla, la donna acconsentì all’istante.

“ Bene, allora se è d’accordo possiamo partire immediatamente, chiamo in questura per avere una vettura e poi avverto questi amici…sta facendo la scelta giusta mi creda, questa gente non scherza, è molto pericolosa”.

( Continua)

     

 

 

 
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