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Messaggi del 24/09/2021

 

Al di là di ogni sospetto (15 capitolo)

Post n°2818 pubblicato il 24 Settembre 2021 da paperino61to

 

 

Riassunto: Le indagini sulle morti dei due agenti segreti hanno portato ad individuare nel maggiore Carasso, ufficiale della caserma Amione il complice di Salza, titolare dell’omonima ditta. Berardi grazie anche alla soffiata fatta dalla segretaria di quest’ultimo, viene a sapere che vi sono fatture gonfiate e materiale pagato ma mai spedito all’esercito. La segretaria dopo il colloquio viene minacciata e fatta rapire da Salza. Il Commissario grazie a Maria riesce a sapere dove hanno portato la donna: al lago di Viverone nella Pensione Lago. I due partano per quella destinazione e sotto falso nome prendono una camera alla Pensione Lago dove la donna è sequestrata, con lei vi sono due uomini che non la perdono di vista se non per pochi attimi nella giornata. Berardi avvisa Tirdi di tenersi pronto. Maria nel frattempo riesce ad avvisare la Terazzi che presto verrà liberata senza fare il nome del commissario. Quest’ultimo ha trovato un modo per allentare la sorveglianza della donna: fare amicizia giocando a carte con i sequestratori. Inoltre ha chiesto la collaborazione del garzone della locanda senza però fornire le vere generalità. Gli uomini di Berardi arrivano a destinazione e il commissario espone il suo piano e quando rientra alla locanda cerca di allettare i sorveglianti della Terazzi a giocare a carte con in palio dei soldi. I due abboccano, mentre il garzone dice di avere riconosciuto Berardi e immagina il motivo perché si trova in quel posto. I due vengono sorpresi e arrestati dagli uomini di Berardi, mentre il garzone indica a loro dove si trova il proprietario del locale, lo aveva narcotizzato e legato, inoltre fa notare le casse scaricate in piena notte, hanno tutte lo stemma del regio esercito e contengono armi.

 

 

 

 

                                 

 

“Buongiorno dottor Salza, le vorrei presentare una persona che lei certamente conosce bene…entri pure signorina!”.

Il volto di Salza denota tutto il suo stupore nel vederla, cerca di parlare ma non vi riesce.

“Come vede è tornata dalla vacanza…forzata, possiamo dire così? Il gioco è finito Salza, ho con me il mandato per arrestarla. Mettetegli le manette e portatelo in questura”.

Domando alla Terazzi, dove si trovano le fotocopie che denunciano la truffa perpetrata da Salza e dal maggiore.

“Si trovano nell’unico posto dove il direttore non si sarebbe mai aspettato di trovarle. Non avevo molto tempo a disposizione per nasconderle e sapevo che le avrebbe fatte cercare a casa mia o nel mio ufficio”.

La donna va verso uno scaffale, preleva un dossier e lo sfoglia, dopo pochi secondi tira fuori le fotocopie che cercavo.

“Complimenti signorina, ottima idea. Nascoste nel posto dove il suo direttore non avrebbe mai sospettato…lo sa che sarebbe un’ottima agente, non ha mai pensato di fare domanda in polizia?”.

L’interrogatorio di Salza non dura molto, messo di fronte alle prove decide di parlare e ammette la colpevolezza. Fa i nomi dei componenti della banda tranne quello del misterioso capo.

“Di lui non so nulla, non l’ho mai visto, gli ordini arrivavano tramite il maggiore…ma credo che anche lui non lo conosca”.

Il passo successivo è chiamare il Ministro del Regio Esercito, Pietro Gazzera. Vengo messo in attesa e dopo diversi minuti espongo il motivo della mia telefonata senza tralasciare nulla compreso il cognome del maggiore indagato nell’indagine.

“Commissario, so quanto il Duce e Farinacci la stimano, non sarò io ad oppormi all’arresto del maggiore Carasso, mi auguro però che abbia prove sufficienti e schiaccianti per farlo. Mi faccia sapere l’evolversi, manderò subito una comunicazione alla caserma per far sì che provvedano a farla passare con i suoi uomini”.

“Tirdi fai preparare le macchine che andiamo a prendere il nostro amico in caserma. Non vorrei che l’uccellino prenda il volo”.

Il piantone di guardia sembra riluttante nel farci entrare, domanda al suo superiore, il quale evidentemente ha già ricevuto l’ordine da Roma.

 

Entrati nel cortile ci viene incontro il colonello della caserma, spiego a lui il motivo della mia venuta con tanto di agenti al seguito. Risponde che era stato già avvertito della nostra venuta.

Dal suo volto non traspare nulla, sembra una statua, ci fa accompagnare da un soldato nell’ufficio di Carasso. Il maggiore non si volta manco a guardare chi sia entrato, è intento a mettere delle robe in un borsone: “Non ho tempo adesso, tornate dopo!”.

“Maggiore Carasso, se vuole finire quello che sta facendo nessun problema da parte mia, ma lo dovrà fare in questura, lei è in arresto!”.

L’uomo si volta sorpreso: “Arresto? Lei vaneggia giovanotto! Innanzitutto lei chi è?”.

“Venga maggiore, vedrà che in questura si troverà in ottima compagnia. Spero che non voglia farmi intraprendere atti di forza nei suoi confronti, sarebbe piuttosto antipatico”.

Nel frattempo sul piazzale interno della caserma si sono radunati diversi soldati e ufficiali, ma nessuno di loro ci impedisce di uscire dalla caserma con l’arrestato.

In questura vengo avvisato che da Roma arriveranno un paio di persone per interrogare Carasso.

“Caro maggiore, mi sa che lei è nei guai, e questi guai si chiamano alto tradimento con annessa fucilazione”.

“Io non ho fatto nulla, lei si sta inventando tutto, sono solo menzogne per screditarmi!”.

“Peccato che la pensi così, avrei potuto intercedere per lei, ma se preferisce rischiare la pena di morte faccia lei…Tirdi, fallo portare alla Nuove, la troverà i suoi amici…mettilo in cella con Salza. A proposito lei lo sa che il suo amico è stato molto loquace?”.

L’ufficiale mi guarda con evidente odio, non sa se credermi oppure no. Lo avverto anche che arriveranno delle persone dal ministero per interrogarlo.

Il silenzio perdura per alcuni minuti, poi esclama: “Se parlo, cosa guadagno in cambio? La mia carriera militare è finita!”.

“Come le ho detto vedrò di mettere una buona parola perché la pena che le verrà inflitta dal suo tribunale non sia la fucilazione”.

“Voglio fidarmi di lei…prenda penna e foglio, racconterò tutto!”.

Dopo un paio di ore ho il quadro completo dell’indagine.

Chiamo Tirdi perché vada ad arrestare la moglie di Carasso, la misteriosa signora che era uscita dalla pensione di Via Amedeo II. Poi vado a riferire al questore e nel suo ufficio trovo Riboni, l’ex colonello, l’amico del mio superiore.

“Buongiorno commissario, passavo da queste parti ed ho fatto un salto per fare quattro chiacchere con il suo capo. Come vanno le indagini?”.

“Venivo apposta a riferirle al signor questore!”,

Finisco il mio rapporto con la domanda: “Chi è il misterioso capo dell’organizzazione?”.

“Lei chi pensa possa essere?” mi domanda il questore.

“Non ho idea, sicuramente qualcuno che sa muoversi nell’ambito dell’esercito, che ne conosce il meccanismo”.

“Un militare quindi?”.

“Probabile!”.

“Assurdo, totalmente assurdo!” la voce seccata è quella di Riboni, poi continua dicendo: “Da ex ufficiale non posso pensare che vi sia qualcuno dei nostri implicati in questa vergognosa truffa…tranne ovviamente Carasso…no signori, siete fuori strada”.

“Perché è così sicuro che non sia un militare o qualcuno appartenente a questo corpo?”.

“Perché il Regio Esercito è una cosa sacra per noi militari. Se si indossa la divisa, la si indossa per tutta la vita! Con onore e lealtà!”.

Capisco che è meglio non insistere ed esco dall’ufficio del questore, nel corridoio incrocio Tirdi che è in compagnia della moglie di Carossa, una donna molto affascinante con i capelli rossi sciolti sulle spalle, occhi di colore verdi e due fossette sulle guance.

 

 “Prego signora si accomodi, come ben saprà suo marito è stato arrestato…”.

La donna rimane interdetta, evidentemente non era stata ancora avvertita dell’accaduto.

“Luca? Arrestato? Esigo di sapere il motivo dell’arresto”.

“Il motivo è lo stesso che vale per lei, truffa al Regio Esercito, contrabbando di armi…e due omicidi, quello di Priero Giacomo o se preferisce chiamarlo Luciano Feriolo e di Felice Sibona, entrambi agenti del servizio segreto militare”.

Il suo volto diventa pallido e alcune lacrime iniziano a scendere.

(Continua)

 

 

 

 
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