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« La fiammataPre-ricovero »

Addio all'utero

Post n°31 pubblicato il 16 Giugno 2012 da meninasallospecchio
 

Mi corre l'obbligo di scrivere un'elegia in memoria del mio utero che si avvia alla rottamazione. Ho cercato di resistere, è pur sempre un pezzo di corpo, dispiace togliersi dei pezzi anche se inutili e generatori di problemi. Ma dopo essermi fatta cazziare da mezza dozzina di ginecologi ho dovuto decidermi per la soluzione finale.

Che dire? Non ha fatto un gran lavoro. Un solo figlio, in età avanzata, sono venuta meno al dovere riproduttivo dei 2 figli per donna. Lo saluto volentieri, con tutto il suo corredo di dolori ed emorragie, non mi sentirò certo meno donna per questo.

Cosa seguirà non è chiaro, non si è mai del tutto sicuri di quello che dicono i medici. In Internet si trovano rassicuranti informazioni mediche dai contenuti mimimizzatori e interventi nei forum che parlano di inquietanti e prolungati strascichi. Persino la convalescenza ha contorni indefiniti, si va da "mia cugina la sera dopo era in pizzeria" fino a "devi stare a letto per un mese". In questa incertezza, per carattere e per esperienze precedenti, tendo all'ottimismo, mi sento più vicina a quella che va in pizzeria, ammesso che esista realmente.

Pertanto mi avvio con serena inconsapevolezza al mio destino, mi fascerò la testa, se sarà il caso, dopo essermela rotta. Ma non è così semplice.

Io dico: normalmente non si dovrebbe cercare di rassicurare le persone? Perché  vengo trattata come una 15enne completamente incosciente alla quale bisogna prospettare tutta una teoria di disgrazie possibili, probabili, anzi certe? Questo in generale è quello che fa mia madre: a fronte di qualsiasi situazione potenzialmente problematica comincia a congetturare una serie di eventi catastrofici anche in palese contraddizione fra loro. Al che reagisco: "Senti, scegliamo una disgrazia e facciamo che capita quella". Per fortuna in questo periodo la mente di mia madre è ottenebrata dall'IMU e quindi al mio intervento non ci pensa proprio.

Ed ecco quindi subentrare le amiche: "Ma hai pensato come farai questo e quello e quell'altro?" Veramente quando sarò a casa spero di riuscire a fare la maggior parte delle poche cose indispensabili, se ho problemi chiamo persone pagate che sono state pre-allertate. "Ma potresti non essere in condizione di chiamarle". Ellamadonna! Se sono in coma mi tratterranno in ospedale, almeno il tempo necessario ad ottenere l'autorizzazione per l'espianto degli organi.

Però mi fanno venire il dubbio. Perché io ho un po' dell'adolescente, incoscienza, avidità di vita, incapacità di rinunce. Forse se non fosse per loro sarei già qui a pianificare il weekend successivo all'intervento. Oltre tutto ho il figlio dai nonni, un'occasione ghiottissima per uscire tutte le sere, cinema, teatro, concerti. Ok, ok, ho capito. Non potrò uscire. Al massimo striscerò fino al PC per raccontare com'è andata.

Va da sé che seguirà un periodo, di durata da definirsi, di forzata astinenza, in cui mi dedicherò al sesso virtuale. Non che sia una novità. E poi dovrò cercarmi un amico fidato, preferibilmente sottodotato, per testare la nuova configurazione.

 
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