Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
un concept blog (non so che voglia dire, ma mi sembra figo)
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La solitudine del blogger
Post n°201 pubblicato il 01 Giugno 2013 da meninasallospecchio
Qualche giorno fa ho scritto un post su SOS Tata. Ci tenevo molto, era un argomento sofferto e il post mi sembrava anche buono, ma nessuno se l'è cagato. Questo mi induce a una riflessione riguardo a un cruccio tipico di ogni buon blogger, e cioè la dicotomia fra i post che piacciono all'autore e quelli che sono apprezzati dai lettori. Questa contrapposizione prende tipicamente la forma della distinzione fra post seri e faceti. Ci sono blogger che scrivono soltanto post scherzosi, ma fra questi quelli buoni sono rari. Ci sono anche quelli che scrivono soltanto post seri, ma sono tematici nella migliore delle ipotesi o lagnosi nella peggiore. In genere i blogger che mi piacciono alternano argomenti di un certo spessore, seppure trattati con la superficialità insita nel medium, a cazzeggio che potremmo definire "di costume". Il blogger è in genere più affezionato ai post seri. Per vari motivi. Intanto il post serio nasce da un'esigenza interiore del blogger di rendere noto al mondo un suo pensiero o una sua conoscenza o qualcosa che gli interessa e a cui tiene in modo particolare. Al contrario il post faceto è spesso una pura esibizione di arguzia, di simpatia, di padronanza del mezzo espressivo; di intelligenza anche, ma pur sempre qualcosa di gratuito che in fondo non è così importante esprimere, dato che potrebbe anche trovare spazio nella vita sociale, ammesso che il blogger ce l'abbia. In secondo luogo il blogger profonde nel post serio un grande impegno. Il post contiene citazioni, notizie, dati: tutte informazioni che conosce, ma che, prima di mettere per scritto in forma pubblica, ricontrolla mille volte per tema di scrivere cazzate. Se vogliamo è meno impegnativo dal punto di vista stilistico. Il post faceto sgorga felice da una battuta, da un'idea scherzosa: è facile da scrivere, poi deve essere limato con cura perché lessico e sintassi accompagnino leggeri il pensiero, a fingerlo facile e spontaneo. Il blogger si compiace anche di questo, ma niente a che vedere con l'appagamento evacuatorio ottenuto con la pubblica condivisione delle proprie riflessioni filosofiche. E però il lettore non ti dà soddisfazione. I post seri non se li caga nessuno. Realtà o apparenza? Sicuramente il post serio è più difficile da commentare. Perché quando si cazzeggia tutti hanno da dire la loro; quando si parla di politica pure, abbastanza; quando si parla di letteratura o di arte o di filosofia, magari uno legge anche con qualche interesse ma non ha niente da aggiungere. Quindi può pure darsi che il non essere cagati sia un'impressione. Ma certamente c'è dell'altro. Perché io stessa, quando visito gli altri blog, mi comporto come il lettore medio. Il cazzeggio ben fatto è sempre gradevole. Gli argomenti seri possono interessarmi oppure no, ovviamente la mia sfera di interessi copre soltanto un sottoinsieme degli argomenti bloggabili. E spesso, quando giro per blog, lo faccio soltanto per divertimento, che un argomento serio catturi la mia attenzione non è così frequente e magari è legato al mio specifico interesse per un blogger che seguo abitualmente. Devo dire che le mie informazioni su questo argomento sono parziali; il mio blog non è frequentatissimo, mi riferisco anche a quello che dicono gli altri . Però ricevo commenti anche per altre vie, a voce o in chat. Per esempio nel mio best of ho mischiato post seri e faceti: qualcuno a cui ho parlato del blog ha visto i post vecchi, ma quelli a cui vanno gli apprezzamenti sono sempre gli stessi, delle mie fatiche filosofiche non frega un cazzo a nessuno. Forse giustamente, anche se fatico ad ammetterlo; più di quanto non accetti serenamente l'accoglienza tiepida riservata ai miei esperimenti narrativi, della cui modesta qualità sono pienamente consapevole. Che fare dunque? Diciamo che se l'obiettivo del blogger è massimizzare il numero dei lettori, certamente conviene andare incontro ai gusti del pubblico. Ma il punto è: a che scopo massimizzare i lettori? Se non puoi ammorbarli con i tuoi pensieri più profondi, che te ne fai di tanti lettori? A ben vedere il discorso è più ampio rispetto alla questione del blog e ha a che vedere con il problema di come conciliare la propria originalità con il desiderio di socialità, desiderio che sicuramente anima la grandissima parte dei blogger. E cioè, blog a parte, come farsi accettare dagli altri riuscendo a essere se stessi, senza snaturare la propria identità. Nel blog essere accettati significa scrivere di argomenti che possono piacere; nella vita significa parlare e comportarsi in modo da ricevere l'approvazione dei più. Mi domando se per qualcuno sia facile, a volte ho l'impressione di sì, o sicuramente molto più facile di quanto non sia per me. D'altra parte se dovessi rinunciare a una certa mia "lateralità", una propensione a guardare le cose sotto punti di vista diversi, l'esercizio del paradosso, forse mi ritroverei senza niente da dire. Però questo mi costa molta incomprensione e persino un po' di emarginazione: chi vuole competere con me ha il gioco facile a cavalcare la grande onda del Pensiero Comune. Ed è un prezzo carissimo da pagare per chi come me ha un forte desiderio di socialità e condivisione, ma non credo che saprei fare in un altro modo.
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