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Post n°278 pubblicato il 07 Dicembre 2013 da meninasallospecchio
Sera Sto bevendo il Baileys: vi dico solo questo. Il Baileys è l'ultimo stadio, dopo c'è solo l'eroina, l'oblìo. Perché quando sono depressa mangio il cioccolato fondente; quando voglio rilassarmi mi bevo una grappina o altro superalcolico preferibilmente morbido. Ma il Baileys sono le due cose insieme, dolce e alcool, e quindi serve per i momenti di crisi estrema. A inizio inverno ne compro una bottiglia, con quella devo arrivare fino a primavera. Oltre alla lavanderia e alla bottigliera, al piano terra c'è un'altra stanza non utilizzata. Allo stato attuale è una specie di magazzino, in cui tengo varie cose fra cui il vino nel cartone. Che non si chiama vino nel cartone, bensì "bag in box", ed è una grande invenzione. Insomma, questa sera prima di cena scendo con una bottiglia per spillare un po' di dolcetto. Entro tranquilla nella stanza suddetta e... eccola lì, mamma topa. Scappa e si rifugia da qualche parte, sempre nella stanza, ma io non la vedo né intendo fare niente per vederla. Esco dalla stanza, mi armo di moccio e rientro per prendere il mio vino (ecchecazzo). Lascio nella stanza una ciotolina di veleno, just in case, visto che la colla non sta funzionando granché. Dopo cena dal piano terra si sentono rumori inquietanti. Penso alla ciotola del veleno, ma i rumori si protraggono. Prendo la scopa e scendo. Il veleno è intatto, ma i rumori continuano. C'è una sola spiegazione. L'esca kosher ha funzionato e c'è un topo incollato nella bottigliera, che si sta dibattendo fra la vita e la morte. Se non fossi una pusillanime dovrei andare lì e finirlo con una bastonata. Ma la bottigliera è buia e il topo si agita molto. Dovrei armarmi di un pezzo di legna della stufa e, alla luce dell'app Torcia dello smartphone, prenderlo a randellate. Non ce la posso fare, la mia formazione rurale non è completa. Si agiterà ancora un po' e domattina sarà morto. Deciderò come disfarmene. Ci penserò domani. Mattina Una volta mi svegliavo con fantasie erotiche, ora con il pensiero fisso ai topi. Chissà quanti sono. Perché con i topi, se ne vedi uno, vuol dire che ce ne sono minimo dieci. Ho mille cose da fare, il topo me lo lascio per ultimo. Alla fine vado nella bottigliera. Il cartone con la colla non è dove l'ho messo. Si sentono ancora dei rumori, flebili. Il topo catturato o un altro? Lo vedo, un po' più in là, sdraiato sul cartone, non riesce quasi più a muoversi. La cattiva notizia è che non è la mamma di Gigi: quella era nera, questo invece è grigio e peloso. Piccolo, ma non come Gigi. Che fare? Speravo fosse morto. Oggi avrei dovuto festeggiare 2 anni da single, invece chiamo il mio ex per chiedergli consiglio. Ha una buona idea, a volte gli capita. Prendo cartone topo e tutto con il badile e vado nella vigna; lo abbandono lì. Il topo mi guarda. Non lo libererei comunque, ma in ogni caso non c'è speranza per lui, ormai è fottuto. Il gesto umanitario sarebbe ammazzarlo, ma vabbé, andrò all'inferno. Continuo la guerra. Ho preparato altri cartoni con colla e esca, e c'è sempre il veleno in giro. Il mio ex dice che probabilmente con il veleno ho ammazzato molti più topi di quelli che mi constano, visto che normalmente dovrebbero andare a morire fuori dalle balle, e due sono morti nella canalina dei fili elettrici perché sono stata sfigata. Ieri sera c'era una pipì di topo in cima alle scale, zona notte. No, eh, non facciamo scherzi. Mi domando quanti siano, per spadroneggiare su tutta la casa. Sembra di stare dentro Nosferatu.
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