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« Scendiamo in piazza cont...Superficialità dei media? »

Su Al Jazeera e Al Arabiya

Dati i palesi esempi di casa nostra con i network di Berlusconi e De Benedetti, quanto possiamo fidarci, riguardo alle notizie che ci arrivano dal mondo arabo, in particolare ora dalla Libia, di network come Al Jazeera, di proprietà, finanziati, e addirittura diretto da membri della famiglia reale del dell'emirato del Qatar, e Al Arabiya, di proprietà di un gruppo libanese ed Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait e Golfo Persico, ovvero di nazioni non democratiche e con notevoli interessi petroliferi e forti legami economici e politici con gli USA?

Gran parte delle informazioni che ci giungono dal mondo arabo, a noi italiani in particolare e agli occidentali in generale, provengono ormai da molto tempo quasi esclusivamente da due network arabi: Al Jazeera ed Al Arabiya.

Infatti, se osserviamo sotto questo aspetto le notizie provenienti dal mondo arabo pubblicate da un quotidiano come ad esempio La Repubblica, ma anche dai nostri TG nazionali, pubblici o privati, possiamo notare come i riferimenti all'uno o all'altro network sono assai frequenti.

Possiamo ragionevolmente supporre che lo stesso accada negli altri paesi occidentali, come la Francia, Gran Bretagna, Germania e gli stessi U.S.A..

Queste notizie vengono ritenute normalmente veritiere dai network occidentali, che su queste notizie quindi si basano per comporre i loro articoli di aggiornamento e di approfondimento, e le conseguenti opinioni dei rispettivi (per l'appunto) opinionisti.

Molti personaggi della politica o della cultura rilasciano le loro dichiarazioni sulla base di notizie provenienti dal sistema informativo che ho appena descritto, e ne discutono, spesso animatamente, nei talk-show televisivi di approfondimento.

I cittadini lettori e telepettatori sono i fruitori finali di queste notizie, e le opinioni che si formano si basano ovviamente su queste informazioni.

Quindi le informazioni che ci provengono da Al Jazeera ed Al Arabiya contribuiscono in gran parte al formarsi della opinione pubblica.

Specie in questi ultimi tempi abbiamo avuto ampie dimostrazioni di come le notizie dei principali media italiani siano spesso allineate agli interessi dei rispettivi proprietari o principali finanziatori.

Gli esempi più eclatanti li danno quotidianamente i media che fanno capo in un modo o nell'altro a Berlusconi/PDL da una parte, come ad esempio le reti Mediaset, RAI1 e in parte RAI2, ed i quotidiani Libero ed Il Giornale, e a De Benedetti/PD dall'altra, come RAI3, La Repubblica, e L'Espresso.

Ovviamente buona parte degli attivisti dell'uno o dell'altro schieramento avranno da obiettare animosamente a questa mia considerazione, così come molti dei cittadini non particolarmente schierati immagino restino quantomeno perplessi, rispetto alla messa in dubbio della veridicità di entità così importanti come i media informativi.

Ma a tutti loro chiedo di fare questo esperimento, una volta tanto: prendere una qualsiasi notizia "significativa" relativa al contesto politico riportata da entambi gli "schieramenti" mediatici, ed osservarne le differenze nelle modalità di presentazione, nonchè rilevare e confrontare la presenza o l'assenza di determinate notizie o particolari.

Se vi riscontrano differenze, logica vuole che le mie considerazioni abbiano un fondamento di corrispondenza alla realtà.

Ovviamente non avrei scritto questo post se non avessi già ampiamente verificato io l'esistenza di queste differenze, nei miei tentativi di capire come siano andati realmente i fatti, notizia per notizia.

E quindi ne ricavo che conoscere la proprietà di un network è fondamentale per valutare al meglio, per quanto possibile, le informazioni provenienti da quel network.

Tornando all'argomento principale, cerchiamo allora di "scoprire" quali sono le proprietà dei due network in oggetto.

Dopo una ricerca su internet, ho ricavato le seguenti informazioni, che oltre ad indicare le proprietà dei network pongono gli stessi problemi che mi sto ponendo io.


Su Al Jazeera:

Donatella Della Ratta - giornalista, autrice di Al Jazeera. Media e società arabe nel nuovo millennio, Mondadori, Milano 2005
"... Il capitale di Al Jazeera deriva da una sovvenzione dello stato, che non è possibile nemmeno definire pubblica, poiché non viene generata da una tassa versata dai cittadini su modello del canone, ma discende interamente da risorse economiche allocate dal governo.
D’altra parte, la prima precisazione che va fatta riguarda la difficoltà, dentro un modello di stato rentier (come sono quelli del Golfo)6, nel distinguere fra il patrimonio della famiglia reale e il patrimonio dello stato.
Questa differenziazione è infatti piuttosto sfumata, poiché introdotta tardivamente nel contesto locale – soltanto nel 1950 – su pressione esterna e non a seguito di una domanda interna7.
La presenza del governo (cioè della famiglia reale) dentro Al Jazeera non si traduce solo nel finanziamento diretto al canale, ma anche nella posizione occupata dentro il consiglio di amministrazione della rete, e nella metodologia con cui i suoi membri vengono selezionati.
Il presidente del canale è infatti Sheikh Hamad bin Thamer Al Thani (membro della famiglia reale), mentre i restanti sei consiglieri di amministrazione vengono scelti fra personalità ed esperti di media – non necessariamente qatarensi – direttamente dal governo8.
Con un simile assetto proprietario e finanziario, è facile che l’indipendenza editoriale di Al Jazeera venga messa in discussione.
Al Jazeera sarebbe infatti una televisione di proprietà del governo, finanziata dal governo, con un consiglio di amministrazione scelto dal governo, e però allo stesso momento pretenderebbe di esserne editorialmente slegata.
Un paradosso a cui è difficile credere, e infatti sono in molti ad aver accusato Al Jazeera di essere liberale e aperta su tutto, tranne su quello che coinvolge direttamente il Qatar: la situazione dei diritti umani nel paese, la discriminazione degli espatriati rispetto alla popolazione autoctona, le elezioni legislative promesse eppure mai realizzate, i legami commerciali con Israele e, soprattuto, la massiccia presenza militare e commerciale degli Stati Uniti sul suolo nazionale9 ..."

Telecomunicazioni - ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori
"... L'emittente, che e' al 50% del capitale dell'emirato del Qatar, serve gli interessi del suo proprietario? Al-Jazira e' stata lanciata nel 1996 con l'obiettivo di aumentare l'influenza di questo piccolo Paese, geograficamente incuneato tra l'Arabia Saudita e l'Iran.
Secondo un dispaccio diplomatico fatto conoscere da WikiLeaks a dicembre, l'ambasciatore americano del Qatar, Joseph LeBaron, nel giugno 2009 scriveva: “la capacita' di influenza di Al-Jazira sull'opinione pubblica della regione e' un'importante leva per il Qatar”, e che l'emittente costituiva “lo strumento diplomatico e politico piu' prezioso del Paese”.
Ma nella stessa nota il diplomatico scriveva: “la copertura degli avvenimenti in Medio-Oriente attraverso questa emittente e' relativamente libera e aperta, tant'e' che Al-Jazira si guarda bene dal criticare il Qatar e il suo Governo”... "

Limes - Gruppo Editoriale L'Espresso
"... Nel gruppo di Facebook che annuncia le proteste del 16 marzo è pubblicata la foto del primo ministro Sheikh Hamad bin Jassim al-Thani con dei pubblici ufficiali israeliani.
Sotto la foto si legge: "Why did Al Jazeera not publish these photos?".
L’opinione pubblica locale sta cominciando a diventare critica verso l'emittente.
Inizialmente il network è stato esaltato come esempio di professionalità e indipendenza e come l’opportunità per il Qatar di collocarsi sulle mappe internazionali.
Le prime critiche sono arrivate quando Aljazeera ha cominciato ad agire come una sorta di WikiLeaks, rivelando i segreti “Palestine papers” non rendendosi conto dei potenziali pericoli cui andava incontro.
L'emirato rischia ora di subire lo stesso trattamento: potrebbe essere svelata, per esempio, l’enorme campagna di velata corruzione per l’assegnazione dei Mondiali 2022 a un paese senza stadi, senza metropolitane e con una temperatura estiva di 50 gradi.
Ora Aljazeera viene vista come la proiezione della politica del Qatar nella rivoluzione mediorientale: dà grande attenzione mediatica a eventi lontani e tratta con prudenza le rivolte più vicine come quelle in Bahrein e Oman, a seconda delle indicazioni dell’Emiro, proprietario e finanziatore della tv.
La questione della libertà di stampa comincia a diventare delicata anche qui.
Essa non è ufficialmente ristretta, ma neanche ufficialmente garantita.
I proprietari delle testate sono legati al governo: Aljazeera è di proprieta’ dell’Emiro e i principali giornali sono del premier e del ministro delle Energia.
Così la censura è tacita e automatica: non si critica il capo che ti paga lo stipendio e ti firma il visto per risiedere nel paese.
Aljazeera ha risolto non occupandosi di Qatar e rivolgendosi solo all’estero, ma il problema si ripropone quando si parla di estero vicino come il Bahrain o l’Oman. ..."

Il Giornale.it
"... Dal momento che la TV del Qatar (Al Jazeera) ha avuto una parte analoga anche in Tunisia e soprattutto in Egitto, viene da chiedersi se i suoi giornalisti hanno semplicemente esagerato nella loro ricerca dello scoop, o se avevano davvero l’intenzione di soffiare sul fuoco.
E in questo secondo caso perché, visto che il loro datore di lavoro, l’emiro Hamad bin Khalifa, sovrano assoluto di uno dei Paesi produttori di petrolio del Golfo, potrebbe essere a sua volta investito dai venti rivoluzionari? ...
In Libia, che è stata per molti giorni terreno proibito per i media occidentali, Al Jazeera si è superata, ma è anche incorsa in un numero impressionante di «infortuni»: ha dato credito alla voce di una fuga di Gheddafi in Venezuela, ha attribuito a un inesistente membro libico della Corte penale internazionale la valutazione (subito ripresa da tutti) di diecimila morti e cinquantamila feriti, ha scambiato i loculi di un normale cimitero per fosse comuni, ha riferito della conquista da parte dei ribelli della base aerea di Mitiga tuttora saldamente nelle mani di Gheddafi e si è - secondo molti testimoni - inventata quel bombardamento della folla da parte di Mig ed elicotteri che è all’origine della decisione occidentale di chiedere le dimissioni del colonnello e appoggiare i rivoltosi.
Anche se successivamente smentite, queste notizie hanno infiammato i cittadini e incoraggiato le defezioni di molti militari e funzionari. ..."


Su Al Arabiya:

Wikipedia
"Al Arabiya (Arabo: العربية) è un'emittente televisiva degli Emirati Arabi Uniti, con sede a Dubai, interamente dedicata ai notiziari ed ai programmi d'approfondimento giornalistico, fondata il 3 marzo 2003.
L'emittente è nata da un finanziamento di 300 milioni di dollari statunitensi da parte dei proprietari della MBC, il gruppo libanese Hariri Group, più altri investimenti dall'Arabia Saudita, Kuwait e dal Golfo Persico; nata per contrastare la supremazia di Al Jazeera, la combatte usando le sue stesse armi, cioè la tempestività nel fornire notizie, specie se dell'ultimo minuto, e la trasmissione dei filmati forniti dai militanti islamici che compiono attentati o rapimenti.
Al Arabiya risulta la prima per ascolti in tutta l'area vicinorientale, anche se la sua modalità di fornire informazioni è costata l'ostilità da parte del governo ad interim iracheno nei primi periodi dell'esistenza del canale (ciò è testimoniato da un servizio della BBC del 23 novembre 2003)."

Senato - XVI legislatura - Iran-Arabia Saudita: rivalità nel Golfo Persico-Arabico - Contributi di Istituti di ricerca specializzati - n. 105 - Novembre 2008
"... Nell’ambito della contesa regionale con l’Arabia Saudita, l’Iran ha ultimamente intrapreso una campagna di intimidazione dell’emittente satellitare al-Arabiya, di proprietà saudita.
A scatenare le ire iraniane è stato un recente servizio che la TV satellitare ha dedicato all’Ayatollah Khomeini, leader della Rivoluzione del 1979.
Il canale satellitare in arabo ha iniziato le sue trasmissioni nel 2003 e rappresenta il principale rivale di al-Jazeera, è stata in passato accusata di tenere una linea eccessivamente filo-saudita e proprio questo potrebbe essere uno dei punti di contrasto con Teheran.
Fra i primi provvedimenti iraniani in merito, le autorità della Repubblica Islamica hanno deciso l’espulsione di Hassan al-Fahs, direttore responsabile dell’ufficio di Teheran, accusando l’emittente di fornire un’informazione distorta, ma senza fornire ulteriori dettagli.
Al-Fahs è il terzo giornalista di al-Arabiya espulso da Teheran da quando l’emittente ha aperto una redazione nella capitale iraniana.
Anche il canale arabo MBC-Persia, che dallo scorso luglio trasmette gratuitamente - sottotitolandoli in farsi - film e serie tv, soprattutto americani, è al centro di una polemica scatenata da un gruppo di esponenti iraniani del mondo dell’arte e dello spettacolo.
L’emittente, che fa parte del gruppo editoriale proprietario di al-Arabiya, è accusata di voler diffondere fra i telespettatori iraniani il “messaggio wahabita”. ..."

Sul "Hariri Group" ho trovato solo notizie molto frammentate, e dato che il tempo è tiranno, lascio a chi lo desidera approfondire.
E' sufficiente comunque, alle mie ipotesi, la presenza degli Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait e Golfo Persico.

Non voglio gettare in modo particolare cattiva luce su questi due network.
Ma se pur volendo essere benevoli possiamo ridurre i comportamenti dei giornalisti interessati a "sudditanza psicologica", un pò come si è usato fare quì con gli arbitri rispetto ai grandi club di serie A, l'influenza dei proprietari nei network sui rispettivi giornalisti è dimostrata e risaputa.
Iniziali "disattenzioni" poi ritrattate da parte di questi due network nella vicenda libica ci sono state, e se ce ne sono state altre non lo sappiamo.

La domanda che pongo all'inizio di questo post quindi ritengo sia lecita, e soprattutto importante quando le informazioni influenzano l'opinione pubblica o addirittura servono per decidere se bombardare o meno dei popoli.

 
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