Silvio.Perroni il 03/09/10 alle 23:13 via WEB
Mi fa piacere che ti piaccia.
Attenta però a quello che sto per dirti ora riguardo alla tua obiezione.
Ti invito a leggere lentamente, e rifletterci a fondo, perchè è il nocciolo di tutto.
Se tu non avessi scritto quello che hai scritto dopo, la frase "e lascia che il mondo si doni a te" l'avrei condivisa, perchè letteralmente, così come l'hai scritta, è perfetta, ed è un altro aspetto importantissimo dell'evoluzione interiore.
Ma è contraddetta da quello che hai scritto dopo, devo quindi prenderla piuttosto come un invito, una richiesta agli altri, ovvero soprattutto agli "uomini" ovviamente, ma anche alle altre donne, a donare, invece che alle donne a saper ricevere.
E questa tua richiesta svela, ma correggimi se sbaglio, un sentimento che tu vivi nel tuo profondo, un sentimento che ti fa percepire te stessa come donna che in qualche modo ha donato più di quanto ha ricevuto, ad uomini e/o ad altre donne, in termini di amore, amicizia, disponibilità, e quant'altro.
E questa tua percezione, a prescindere che sia corretta o meno, e presumo probabilmente che lo sia, ti ha portato a ritenere di essere in qualche modo in "credito" con il mondo, con gli uomini in particolare, o anche con le donne.
Non conosco in dettaglio la tua esperienza e a cosa ti riferisci con precisione, quindi inglobo le due possibilità, anche perchè tu non hai indicato gli uomini in particolare, ma hai scritto di "altri", il che mi fa propendere per un tuo sentire che riguardi anche le altre donne, anche se dopo ti sei corretta e hai scritto "... perchè le donne...?".
Ebbene, ora ti faccio una premessa a ciò che ho da dirti dopo, e rifletti bene su questa premessa, prima di leggere quello che ti avrò scritto successivamente.
Io comprendo il motivo profondo che ti spinge a dirmi che se avessi inserito nella poesia la correzione che tu indichi, l'avresti apprezzata di più, avrebbe avuto un suo equilibrio.
Ma ora ti propongo io un'altra "correzione", piuttosto che quella che tu hai proposto, e ti chiedo di riflettere sulla differenza fra la frase che hai proposto tu, e quella che ti propongo io, rispetto al desiderio che hai che anche gli uomini donino al mondo.
La mia correzione sarebbe questa: la poesia dovrebbe intitolarsi "Danza Donna, Danza Uomo", ed indirizzarsi egualmente ad entrambi, per cui l'invito che manca ora è "... Danza Uomo, ... Ovunque vai, Qualsiasi cosa fai, Dona te stesso al mondo."
Questa correzione è differente rispetto a quanto hai scritto tu tra virgolette, e risponde invece più correttamente al tuo desiderio che traspare in quello che hai scritto dopo.
Tu potresti rispondermi che la tua frase fra virgolette l'hai scritta così per poterla inserire nella mia poesia così come l'ho impostata.
E ti do ragione, ma non è solo quello. La questione è più profonda, ed è nascosta proprio nella conraddizione fra la frase che hai scritto tra virgolette e la tua spiegazione successiva.
In realtà, se la tua frase fra virgolette avesse dovuto rispecchiare esattamente il tuo pensiero, mantenendo perèò la donna come soggetto, avresti dovuto scrivere "e fai in modo che il mondo, altri.. si doni\donino a te..."
Dato però che riguardo alle donne l'invito è già coperto, in quanto la poesia si rivolge alla donna in generale, quindi a tutte le donne, è ovvio che chi resta sono gli uomini.
E quindi la tua frase diventerebbe: "e fai in modo che l'uomo si doni a te".
Questo è più corretto logicamente, avvicinanodsi molto di più a quello che intendevi dire alla luce delle tue frasi successive.
Ma non è finita! ;-)
Quel "...fai in modo..." non è sufficente, nasconde ancora qualcosa di inespresso, secondo me...
Visto che tu dopo chiedi chiaramente che anche l'uomo doni se stesso così come la donna, dato però che in questo caso il soggetto agente è la donna, per impostazione della poesia, la frase che forse avresti voluto scrivere, inconsciamente, probabilmente, sarebbe questa: "ed obbliga l'uomo a donarsi a te". Attenzione, è una frase dura questa, e so che già ti stai agitando sulla sedia percependo una forzatura da aprte mia su un concetto che non senti e non vuoi sentire tuo.
Ed infatti hai ragione! :-)
Non può essere un concetot tuo, e di nessun altro con un pò di sale in zucca, perchè nessuno può voler costringere nessun altro a qualsiasi cosa.
Ma questa è la conclusione logica alla quale si arriva se si cerca di correggere la prima frase per farla corrispondere a quanto hai più chiaramenbte espresso successivamente, pur mantenendo come soggetto la donna, perchè impostato nella poesia.
E proprio questa conclusione, che tu giustamente rifiuti, (o almeno lo vorrei ben sperare), proprio per la sua ovvia non condivisibilità, mostra che quanto tu hai espresso contiene delle contraddizioni, che ora cerco di svelarti.
Abbi pazienza, cerca di seguirmi fino in fondo, lo so che sno pesante, ma prova ad avere fiducia, e alla fine scoprirai dove voglio andare a parare. E non provare a saltare subito alla fine, altrimenti non capirai nel profondo cosa cerco di dirti! ;-)
Il tuo "errore" di fondo è che hai cercato di forzare la poesia con un concetto impossibile da inserire proprio in questa poesia, proprio perchè esattamente contrario a quello che questa poesia vuole dire, sintetizzato nel "dona te stessa".
Nel tentativo di farlo ti è venuta fuori invece una frase "lascia che il mondo si doni a te" che, presa alla lettera, io ritengo altrettanto importante dell'altra mia "dona te stessa al mondo", ma che nulla c'entra, in realtà, con quanto avevi intenzione di dire, spiegato bene invece nella frase successiva.
Infatti, il saper lasciare che il mondo si doni a te, l'accettare il dono da parte dell'altro, riguarda sempre te stessa, riguarda sempre la donna, a prescindere che l'uomo, l'altro in generale, e ancora più in generale tutto il resto del mondo (tieni conto che in realtà nella poesia non intendo unicamente altri esseri umani, ma proprio il mondo intero, animali, vegetali, pietre e quant'altro, non a caso nel video appaiono a cqua ed elefanti, ma per il discorso tra me e te è relativamente secondario), abbia la volontà di donarsi o meno.
Questa frase che tu hai coniato quindi, presa alla lettera, non riguarda minimamente l'incapacità dell'uomo nel donarsi, ma continua ad essere incentrata sulla donna invitandola anche a saper ricevere, oltre che saper donare.
Ebbene, invece di prenderla solo come risultato di un tentativo di forzatura, io la prendo come un "lapsus freudiano", ma ti spiegherò dopo perchè, nella conclusione, perchè ti ricordo che questa è solo la premessa, hehehe...
Dunque, riassumendo questa premessa, la correzione che hai proposto è molto bella e importante ma non corrisponde a quanto tu volevi intendere.
E le contraddizioni che nel tuo intervento sono insite sono importanti, non sono presenti casualmente, ma dimostrano la differenza fra quanto uno pensa di desiderare e quanto uno desidera veramente, la differenza tra cosa normalmente si pensa su come il mondo debba essere giusto, e come invece il mondo dovrebbe essere realmente per dare a tutti la felicità che desideriamo.
E mostrano anche, così, quanto siamo poco abituati a riflettere a fondo sul nostro esprimerci (compreso me, tranquilla, mica sono speciale, siamo tutti vittime di un qualcosa che ci opprime) e ragionare sulle nostre contraddizioni.
Eppure sono quelle contraddizioni, che pur emergono chiaramente al vaglio della logica, che ci svelano i nostri errori e ci indirizzano verso la Verità.
Ma ora passiamo alla conclusione...
La mia forzatura alla tua frase mostra come non sia possibile scrivere nella mia poesia quanto traspare dal tuo intervento applicando la logica alle tue parole, perchè non condivisibile, contrario allo spirito della stessa poesia.
Tutto ciò evidenzia il malessere che tu, e molti di noi, ma oserei dire tutti noi, proviamo nel constatare che doniamo più di quanto riceviamo.
E l'insoddisfazione generata da questo malessere ci porta spesso a tentare di "forzare" le situazioni, come hai tentato di fare tu ora, nel chiedere, e a volte pretendere, ciò che invece dovrebbe essere pura volontà dell'altro.
Tu hai tentato di riportare il discorso alla logica dello scambio, chiedendo, se non pretendendo, che ci sia parità.
Ebbene, questo è uno dei più gravi errori dell'essere umano. Uno di quegli errori che gli impediscono di proseguire nel percorso della scoperta del vero Amore.
La conseguenza praticamente immediata di chi si pone la tua domanda "...perchè le donne devono sempre..?" è che se gli uomini non si donano altrettanto così come fanno le donne, allora è giusto che non si donino completamente anche loro. E successivamente questo pensiero si trasforma in fatti pratici. Ed ecco come da un desiderio di felcità si passa ad una azione che crea sistematicamente infeloicità. Perchè anche ipotizzando che l'uomo si doni meno della donna, o addirittura per nulla, l'azione di rivalsa della donna non fa altro che peggiorare la situazione, se pur "equilibrata" da un certo punto di vista.
Questa azione però, invece di recuperare una situazione, sempre che si supponga vera (ovvero la minor propensione dell'uomo a donarsi rispetto alla donna) per riportarla all'equilibrio migliore, quello che dà felicità, ha come risultato quello di allontanarsi ancora di più dalla felicità, in quanto se prima era eventualmente solo una parte del mondo umano a non donarsi, ora addirittura sono tutte e due a non farlo.
Come storia dimostra, questa azione in alcun modo fa riflettere l'uomo sulla sua incapacità di donarsi, per cui risulta del tutto inutile allo scopo di ricercare la felicità, ma la allontana, distribuendo ulteriore sofferenza.
Attenzione, con questo non voglio dire che sia giusto che la donna si doni e l'uomo no.
E' un dato di fatto alquanto ovvi però che la soluzoine del "trattenersi", se pur dona a chi la scegloie almeno una certa sderenità, non essendo più essere "fregata" dall'uomo egoista, è anche vero però che preclude ormai ad ogni possibilità di felicità, visto che la reazione dell'uomo non sembra essere quella sperata, ma si instaura un ciclo vizioso di "rivalse" che portano sempre di più all'abisso.
E sì, perchè in realtà questa percezione che la donna di solito ha di "donarsi" più dell'uomo, molto spesso è solo una presunzione.
La donna dona qualcosa all'uomo, credendo di avere donato ciò che l'uomo desidera, e quindi si sente in diritto di pretendere poi dall'uomo ciò che crede di desiderare.
Ma ciò che la donna desidera realmente, e ciò che l'uomo desidera realmente, sono spesso molto lontani da cià che la donna crede di desiderare, da ciò che l'uomo crede di desiderare, e quindi, di conseguenza, da ciò che la donna crede che l'uomo desideri, e cià che l'uomo crede che la donna desideri.
Se pur a voi donne sembrerà surreale, ma credeteci, anche noi uomini riteniamo spesso di donarci più di quanto riceviamo, e quindi ci ritroviamo a fare gli stessi vostri processi mentali, con modalità differenti ovviamente, data la diversa natura apparente, e quindi anche noi finiamo per "trattenerci".
La verità è invece che nessuno di noi dona di se ciò che l'altro realmente desidera più di quanto crede o ritiene di ricevere, perchè noi non siamo sufficiente cosicenti di cosa realmente ci dà la felicità, nè quindi di cosa dà la felicità all'altro. Noi semplicemente crediamo di saperlo, ma ciò in cjui crediamo è soprattutot dettato dai valori e tradizioni che la nostra civiltà ci ha insegnato, inculcati in noi dalla educazine dei nostri genitori, degli insegnanti, dei preti, e di tutte le autorità che ci insegnano a rispettare.
E dato che tutti per di più ragioniamo in base alla logica dello scambio, per cui tanto ti dò tanto mi devi dare, è automatico che se io credo di darti tanto, tu invece ritieni di non aver ricevuto quello che credi di desiderare, quindi non dai in cambio a me ciò che io mi aspetto.
Ed insieme ci distruggiamo a vicenda, allontanandoci dalla felicità.
Questa, molto schematizzata, è la nostra situazione di esseri umani, generale, per tutit i tipi di rapporti, a prescindere dalla contrapposizine tra uomo e donna. Vale anche tra "simili".
C'è una sola possibilità di uscire fuori da questo diabolico ciclo vizioso.
Questa possibilità è quella di imparare ad amare, a donarsi, senza nulla pretendere in cambio.
Nulla di nulla, mai.
Noi partiamo dalla legge dello scambio come se fosse "naturale", giusta, e quindi quando non riceviamo quanto crediamo che ci spetti ne soffriamo, riteniamo di aver subito una ingiustizia.
Ma non è così.
La sofferenza che proviamo è in realtà quella che nasce dalla constatazione (inconscia) che ciò che ci è stato insegnato da piccoli non è funzionale alla realtà, non è vero.
Dobbiamo imparare a gestire questa sofferenza, a comprendere che non è nostra, ma ci è stata indotta, e a sbarazzarcene.
Solo così scopriremo cosa è Amore, solo così scopriremo la Vita, e apprenderemo a provare il piacere che ci spetta semplicemente proprio nell'atto di donare, restando appagati già di quello.
Riusciendo in questo, se per di più ricevessimo un qualsiasi pur minimo dono, quella allora sarebbe felicità pura, perchè da noi non richiesta, e quindi pura, e nulla come un dono ricevuto a fronte di nulla puà donarci felicità.
Nessuno di noi riuscirà a comprendere a fondo cosa è l'Amore, cosa è la Vita, realmente, se non si libera di questa logica dello scambio.
Non ci deve importare se non riceviamo nulla. Dobbiamo comunque donare.
Certo, dobbiamo preservare e salvaguardare la nostra vita, perchè è una responsabilità che abbiamo.
Ma imparando a uscire dalla logica dello scambio, tutto diventerà più facile, semplice, chiaro, e piacevole.
Ecco la mia contraddizione di fondo a ciò che tu proponi. Ecco perchè non scriverò mai ciò che tu intendi che io scriva.
Non dobbiamo mai pretendere, mai. Solo sperare, ma senza condizionare i nostri comportamenti all'attesa di ricevere qualcosa. Mai. Questa è l'unica possibilità che abbiamo di trovare l'Amore.
Avrei ancora molto da dire, ma nun ce la faccio più! ;-)
Un caro saluto Selenia.
(Rispondi)
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