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Una vita da incipit

Post n°286 pubblicato il 24 Agosto 2011 da simurgh2
 

 L'incipit

Io non sono esattamente quel che si dice un viaggiatore nato. Per me, il concetto di relax si abbina con una casa vuota, un divano comodo (non troppo lontano dal frigorifero), un bel libro e una carabina di precisione con cui stecchire gli eventuali rompiscatole di passaggio.


(Marco Malvaldi, Sol levante e pioggia battente, Corriere della Sera, Inediti d'Autore).

Mi piace l'idea tattile di quelle copertine adoperate per gli inediti d'autore. E' roba che ci stai la a passarci le dita, a sfiorare le parole con i polpastrelli, ad indovinare cosa c'è scritto, come fossi orbo e allora ti metti a calibrare lo sfioramento, concentrato come una iena a seguirne l'impronta, parole impresse, che sfondano la resisteenza, lasciano un'odore nell'aria

 

A me piacerebbe da matti una vita di incipit, quando tutto comincia. Io non finirei mai niente. Comincerei sempre, questo si.  Solo inizi; che lascino solo indizi, mai niente di certo, dev'essere per forza incerto un incipit no? tanto che importa? Eppure anche gli incipit finiscono e tutto ricomincia, un altro incipit ancora. Ci son tante volte che certi incipit li vorrei continuare, che mi sembra che sennò si interrompa sul piu bello. Se sei un professionista però, uno che ha un decalogo, che un decalogo uno lo deve avere ma mica è detto che dev'essere una cosa seria, cioè irrevomibile*. Un decalogo per una vita da incipit dev'essere trattabile (gli intrattabili non è che mi piacciano proprio), cioè adattabile. Tipo tieni il grosso del decalogo e qualcosa la adatti, anche a posteriori, si vede insomma, che poi non si dica ma tu avevi detto, no. Allora del decalogo, un principio dev'essere che un incipit si interrompe, punto; sennò che incipit è? Due, il principio di non si sà mai come va a finire. Tre, non è detto che debba finire per forza; però allora ci vuole immaginazione creativa, non incancherirsi mai, si possono allora sommare incipit su incipit e inventarne sempre di nuovi. Quattro Una vita da incipit non è mai prevedibile e deve sorprendere. E via cosi fino a dieci, sennò che decalogo è. Io mi ricordo quando c'era il deca. Quand'ero giovane avere un deca in tasca andavi fuori o a comprarti qualcosa. Però c'era chi se li metteva via. Gente che era contenta di vederne la, messi via e che ogni volta li contava e godeva a vederne di piu. Quelli fatti cosi non possono avere una vita da incipit, per esempio. 

Adesso sono anche lanciato e questa storia di una vita da incipit potrebbe andare avanti, che mi vengono sempre in mente delle cose ma mi son messo qua quando sono venuto su dal letto e adesso sono le cinque, anzi le sei precise e io è meglio che torni a letto. E cosi è stato. Adesso son qua ma non ho tempo di andarci dietro ancora, anche se mi verrebbe. Devo uscire a bere lo spritz che son la che mi aspettano. Poi, quando son la mi chiedono - Cosa mi racconti oggi, barzi?- E' una cosa che non sopporto e allora digrigno i denti come Clint Eastwood nel film Gran Torino.
Ah, gli ho chiesto se prendono a fare anche le tartine. A me è una cosa che stà qua, che non le fa piu nessuno, che son passate di moda; ma se uno non le chiede e non le rilancia, che io credo che alla gente, ma anche ai gestori bisogna insegnargli cosa s'è perso, che è anche un discorso di cultura, di raffinatezza, di gusto, di glamour e via discorrendo e insomma porto avanti questa battaglia. Chissa perche non fanno piu le tartine, chissà?

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Commenti al Post:
guchippai
guchippai il 24/08/11 alle 16:29 via WEB
sarà che io non faccio che cominciare cose che poi non finisco, ma invece che una vita di incipit mi piacerebbe vedere qualche ending ogni tanto, magari pure happy.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 24/08/11 alle 17:51 via WEB
Tanto poi guchippai, tutto ricomincia, riprende, un ending è uguale di ogni inizio la fine. L'illusione di esser felici, bah c'è chi ci crede, anch'io gli vò dietro, ogni tanto ci credo e qualcosa bisogna pur barattare. Ad ogni fine succede un inizio ed è la che viviamo, un incipit al giorno, è questo che siamo. Sarà che non ho la fissa dei grandi progetti, della vita come obbiettivi e lascio che la vita inclini per il suo verso, che esprima il suo talento, per quel che può, per quel che vale, un modo anche questo di essere normale
 
ILFIUMEDILEI
ILFIUMEDILEI il 24/08/11 alle 19:24 via WEB
Io invece difficilmente inizio qualcosa di nuovo. Mi tengo tutto il vecchio.
E' paura mista a scarsa fiducia nel prossimo per primo e in me stessa per seconda. E così finisco per trascinarmi dietro di tutto, come una paranza imputridita piena di denti di cane che vi son rimasti impigliati.
E poi: chiudere qualcosa...? Mai.

[bel suono quello del tuo volo di là, molto orecchiabile per il mio udito un poco duro. Specialmente per l'assenza di ombre stolte e boriose, che convinte di capire elargiscono spiccioli pareri e stolidi consigli tanto inutili quanto non richiesti]
 
 
simurgh2
simurgh2 il 26/08/11 alle 11:32 via WEB
Del nuovo si ricompone, si rimescola, si decompone, assumendo sembianze che nel vecchio edificio attorno e dentro a cui si è costruito, tutto può apparir consolidato, vecchio, sconsolato, quel vecchio cosi famigliare, difficile da abbandonare, con tutti i suoi spiriti vaganti e sgabuzzini con chiuse dentro le paure dei bambini, i giochi sparpagliati nelle stanze senza luce eppure la dentro c'è un confabulare segreto, come se dentro ad ognuno che si crede di abitare nel vecchio palazzo ci fosse una setta che ordisce e spiazza, che trama qualche piccola forma di rivolta, un rinnovarsi del potere interno e del nuovo, celato dentro l'apparentemente vecchio, che cosi pare confortevole, accogliente ad ogni ritorno dopo la fuga, esilio dove lenire ferite, rabbie, offese e dolore e cosi, senza neppure accorgersene, si da inizio stando dentro a del vecchio a sgravare pure qualcosa di nuovo, dentro una stanza in fondo al corridoio, o giu nelle cantine, o sopra la torre che veglia sulla piana, porte che vengono solo accostate e mai chiuse a chiave e il molteplice che ci abita, le vite che abbiamo vissuto, gli amori finiti male ecco, ci sta tutto nel vecchio palazzo, non si butta via niente, si lascia la e ci si dimentica per un po per poi tornare e cosi il multiforme del nostro essere ripercorre e torna ad ogni cosa in modo che si perpetui, che si riveda negli specchi, nei denti di cane che erano rimasti impigliati e, quella che pareva una paranza imputridita torna invece ninfa attorno alla sorgente che sgorga nel suo rinnovar la vita, finchè tiene, finchè ne ha voglia di trascinarsi dietro tutto, perchè è quel tutto che noi siamo, anche quello che non volevamo potesse finire e cosi ricominciamo
 
   
ILFIUMEDILEI
ILFIUMEDILEI il 26/08/11 alle 12:03 via WEB
Sarà. [scusa la brevità. lavoro molto, troppo, per necessità.]
 
     
simurgh2
simurgh2 il 27/08/11 alle 07:06 via WEB
Scusami tu, c'entrava poco eh? Mi ero fatto un giro con i pensieri, immaginando cose e, forse avevo tempo da perdere.
 
     
simurgh2
simurgh2 il 27/08/11 alle 10:25 via WEB
Ti sei rabbiata?
 
     
ILFIUMEDILEI
ILFIUMEDILEI il 27/08/11 alle 14:40 via WEB
Arrabbiata? Ma no, per cosa?
Mi auguro piuttosto che non si "rabbino" gli altri, per il mio scarsissimo tempo da passare qui :)
 
     
simurgh2
simurgh2 il 27/08/11 alle 19:01 via WEB
A volte mi sorprendo per le cose di cui si arrabia la gente. In genere son cose che nascono da malintesi, da parole scritte in un modo e lette in un altro, da un tono scherzoso che altri percepiscono come offensivo e poco rispettoso, parole di cui non si avverte il tono se si possono vedere le espressioni che l'altro assume nel viso. Per questo mi dico sempre di mettere le faccette che sorridono ma poi non lo faccio mai. Uno si arrabbia perchè ha un momento suo, un umore particolare, sensibile o irritabile. Quando succedo a me spiace sempre tanto. Non credo abbia mai intenzione di offendere. E perchè mai poi? Però succede, mi è successo che si rabbino con me. Ho un modo a volte canzonatorio credo ma lo faccio per trovar buonumore . Un modo che ho per scrivere è partire da un pretesto, una frase, cercarne dei paradossi, sovvertire le coordinate, trovare nuove vie, insinuare dubbi e, il tutto, senza premeditazione, seguendo una sorta di scrittura inconscia che dipende da momento a momento. A volte posso far rabbiare e questo a me spiace. Cerco di stare attento però, che ne so, a volte posso essere superficiale ed infantile magari.
Chi vuoi che si rabbi con te perche non hai tempo? nessuno qua, son certo. Mi piace però che passi, che lasci un segno. In pochi lo fanno eppure vedo che ne passano di qua. A volte neppure io ho il tempo di rispondere ai commenti, sicchè magari uno si stufa e non scrive piu niente, penso io. Però fa piacere sapere di una parola lasciata, anche se una presenza indefinita e vaga, una scia che resta nell'aria. Allora grazie simbolico fiume.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
teti900 il 26/08/11 alle 15:37 via WEB
questo è un buon posto per continui incipit, in effetti ciascun blog lo è perché si entra si torna alcuni poi si lasciano lì, ma loro continuano a esistere.
gli incipit in qualche modo diventano quello che sta trai due capi della storia e se non ci fossero anche gli altri, il durante e il dopo, non ci sarebbe neanche l'incipit.
a volte troppi incipit mandano in tilt.
allora si sceglie il più adatto al momento, come davanti a un piatto di tartine, uguale.
se ne gusta nel primo caso l'effetto nel secondo il gusto o viceversa o entrambe le cose, come si vuole.
buon incipit pomeridiano:)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 27/08/11 alle 10:24 via WEB
Devi averci la propensione per gli incipit, o per vedere le tue cose funzionare cosi, modello incipit, che cominciano sempre, ogni volta e senza tener conto di tutto il romanzo che è la tua vita o una relazione ad un certo punto, che se uno vuol fare un incipit nel bel mezzo di una relazione, va a finire che uno o l'altro poi vuol metterci in mezzo il romanzo della sua vita o della relazione d'amore o di tutte le sue storie d'amore o meno che è stata la loro storia fin'ora.
Staccare l'incipit dal resto, come staccare i piedi da terra che allora l'ombra rimane la, staccata da te, richiede una visione sul funzionamento delle cose che non è abituale, anche se uno dice ricomincio da capo, poi va a finire che ricomincia sempre da tre, con altre due tre cose che sapeva già e che allora l'incipit è gia come dire l'avevo detto io, perchè parti con le cose che gia conosci e poi va a finire come sentivi doveva andare a finire. Non so se mi spiego. Come dire, ad esempio, che un atomo, una cellula mica sa del disegno che va a compiere o il meccanismo che fa funzionare, lo fà e lo fà come se prendesse una tartina sul piatto, senza conoscere le regole della fisica o della biologia, senza conoscere il genoma o il gusto delle tartine che ha lasciato la.
Ciao teti, grazie del passaggio
 
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