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Rosa, come un romanzo di poca cosa

Post n°290 pubblicato il 30 Agosto 2011 da simurgh2
 


Dov’è per questo interno
un fuori? Su quale pena
lini come questi vanno a porsi?
Dentro, quanti cieli si riflettono,
nel lago chiuso
di queste aperte rose -
di loro prive d’ansietà, guarda:
come aeree in ciò che è lieve
stanno, come mai fosse concesso
ad una mano tremante farle colme.
A stento sanno trattenersi:
si lascia più d’una all’estremo
ricolmare, e trabocca, dal proprio interno
aperto, nei giorni - ed essi sempre,
ricolmi a loro volta, ancora e ancora,
si schiudono finché l’estate tutta
si fa stanza: una stanza dentro un sogno

(R. M. Rilke, Das Rosen-Innere, nel suo vol. Poesie, vol. I, p.666)

 


(Vinicio Capossela - Con una rosa)
Par a me, Capossela ci stia per contraltare a questo Rilke che pensa alla morte, steso sulle ruvide lenzuola di lino , alla tacita vita che sembrava prima aprirsi all'infinito e trova nella rosa la sua verità, che sarà pur leggero anche lui però, Capossela che parla anche lui di una rosa beh, per me ben ci stà

 

Chissà per quale verità deponi, rilke?

Oltre alla rosa fatali furono le spine

Al dentro il fuori ci può stare

e tu era alla morte che pensavi 

Sul tuo petto la poggeremo con mano tremante

la rosa aperte come occhi sull'infinito

e ogni mistero resti sotto palpebre ricolme.

Il traboccare nel silenzio della notte estiva

e aprir a te le stanze disabitate che adornerò di rose

petali come palpebre dischiuse si apriranno

all'infinito spasmo che tu Rilke andavi perdendo

Lui che pur ne conosceva la grazia ne donò a te la rosa

Si schiuderanno le estati con te dentro una stanza

ed entrerà la notte dove le parole non possono dire

che come petali e palpebre qua si chiudono

per tenerti dentro a quella rosa il suo mistero

(simurgh)

come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te

(Vinicio Capossela)
zan, zan

 

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Commenti al Post:
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 30/08/11 alle 14:45 via WEB
Questa volta commento solo il titolo: quella canzona, bellissima, ogni volta mi fa trasalire perché mi sento chiamare per nome ;) Ciao, buona giornata.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 30/08/11 alle 18:14 via WEB
Trasali Rosa al suono che la parola fà
Come la schiuma che sopra il mare spuma
bianca non è la rosa che porto a te
Alla canzona trasali e sospiri al pensier di un Vinicio
che possa cantar per te il nome di una rosa
Bianca è il color di una resa, bianco l'abbandono
Bianca i par il nome tuo, piu di quello di una rosa
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 30/08/11 alle 16:10 via WEB
Rosa,contraddizione chiara...desiderio..lust,più che piacere e gioia...c'è quel punto dove si abbraccia la sua chiara contraddizione,come l'occhio addormentato guarda al contraio,così la rosa al contrario dice...fino a comprenderne la necessità. "La coppa delle rose che gli estremi ha in sè dell'essere e del declinare, porgere,non poter mai dare,esserci, che può anche esser nostro:anche per noi estremo. Tacita vita,aprirsi senza fine, sete di spazio che non toglie spazio allo spazio che il cerchio delle cose restringe, forma non circoscritta,senza contorni quasi e solo interna....(...)" Palpebre sono i petali delle rose...sottili come dei bimbi,ciascuno come una palpebra sotto la quale altre stanno chiuse...da lì ugual filtra la luce.... "Ma tutte non contengon nient'altro che sè stesse, se contener se stesse vuol dire:il mondo esterno, vento e pioggia e pazienza della primavera, e colpa e inquietudine,mascherato destino, e il buio della terra a sera".... "Una rosa è una rosa è una rosa". ...ricorda l’epitaffio che Gertrude Stein dettò per la propria tomba, a Parigi....Rose che adornavano le divinità pagane traformate poi in simboli mariani nei nostri rosari...il Paradiso di Dante non poté che apparire in forma di "candida rosa". Anche nella mistica ebraica..."la forza apotropaica di šošannah [plurale di šošan, ‘rosa’] trovò una spiegazione ulteriore nella corrispondenza tra i componenti della corolla e le lettere del Tetragramma, yod, he, waw, he."In un apologo di Nachman di Breslav, rabbino del XVIII secolo, il Messia restaura l’ordine del cosmo attraverso un atto di pura comprensione: raccogliendo una rosa. La verità della rosa....così desiderata in forma di parola ancor più che immagine.... ...sì Capossela par volgersi al reiner....rainer....che muore per lei... chiede il fiore che duri più dell'amore per sempre....quel fiore che da solo non specchia il rovo.... perfetto dal dono che fa di sè.... il fiore solo è il dono che porto a "Te"
 
 
simurgh2
simurgh2 il 30/08/11 alle 18:04 via WEB
Premetto che a me, la rosa, non è che sia proprio il massimo, non tanto per lei poverina ma per il can can che ne han sempre fatto attorno, che avrà pur il suo motivo e tutto quanto, però mi sta di riflesso sui maroni, per questa storia che tutti se ne riempiono la bocca e la regalano di qua e di la. Insomma è stata contaminata dalla peggior ovvietà. Allora, di fondo tien conto che ho questo atteggiamento un po snob che mi rende insofferente, pur ammirandone bellezza e simbologia.

Rilke tende alla perfezione della rosa con mezzi non perfetti, come ogni forma d'arte, si tende, tenta questa perfezione che è la verità quella però è permessa solo al Messia, come dici tu e lui la trova raccogliendo una rosa e quella allora è la rappresentazione dell'ordine del mondo, della vita, della morte.
Io credo, di Rilke non si sà niente. Come altri raccoglie perdite e assenze, paure, dolori, amori e verità. Su di lui e le sue parole dicono questo e quello, si accavallano intrepretazioni somme, si concordano visioni e interpretazioni "come l'occhio addormentandosi si gira all'insù e la palpebra pietosa lo copre come fosse un petalo di rosa, fino a comprenderne la necessità"
Trovare spiegazioni. E cosi rilke in quella rosa trova l'immortalità, la vita che contiene in sè la morte, la contraddizione chiara "La coppa delle rose che gli estremi ha in sè dell'essere e del declinare"
Si decripta ma la poesia, neanche questa, sta mai ferma e, con la rosa dice qualcosa che non finisce, "porge senza poter mai dare". Si interpreta perchè c'è bisogno di capire, quel che magari lui non voleva fosse detto, per una sorta di pudore che il poeta ha per le poesie che, ".. tutte non contengono nient'altro che se stesse.."
"Dov'è per questo interno, il fuori?". Si trasporta in parole quello che è il collante tra una un'esperienza ed un'altra e quel che ciò con altri accomuna, in una visione, il suono e la risonanza che quelle parole hanno in ognuno (che in fondo e, in genere quanto sento e faccio io: il suono, al di la del significato)
Si fa poesia per vedere la tenuta di una parola, se regge all'impatto con il sentire, se rende a quella percezione vaga una sorta di verità. Rossa è cosi la rosa che porto a te.
Grazie claudia sogno, bellissimo commento
 
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