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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« La ballerina11 Settembre »

L'incipit - L'incontro - Michele Murgia

Post n°299 pubblicato il 08 Settembre 2011 da simurgh2
 

L'incipit

"Abbiamo giocato nella stessa strada. E' cosi che si diventa davvero fratelli, che a venire dalla stessa madre non ha reso parenti nemmeno i gatti. Benedetto sempre sia il rispetto per il sangue, ma la strada e l'averci giocato insieme regala ben altra dimensione di parentela. Nessuno crede davvero che basti condividere il cognome di un padre per rivendicarsi seme comune: dietro all'atto che porta al cognome c'è un percorso cosmico irrintracciabile che si fa beffe della volontà umana e delle sue povere scelte, come le condanne degli innocenti. Dev'essere per questo che per tutta la vita molti adulti cercano di liberarsi della parentela casuale del proprio sangue, affermandone altre decise da sè"

 

"Nessun Natale trascorso in famiglia compete nell'anima con il rilievo delle pietre sotto al  sellino della primadiscesa in bicicletta senza mani, con il riflesso di una treccia scura che balla sulla schiena lanciata nella corsa o con la rovente vergogna di un giornale per grandi trovato tra gli sterpi di un cespuglio e sfogliato insieme, muti e attoniti. In quelle infantili verginità perdute c'è il segreto patto dei veri complici, il potere normativo della prima esistenza condivisa, contro la quale non esiste sangue che possa pretendere maggiori diritti. Cosi li senti davvero certi adulti nei bar, uomini fatti e disfatti mille volte dalla vita, vantarsi ancora tra loro dei legami nella strada dell'infanzia - abbiamo fatto il gioco insieme - come di un parto consapevolmente condiviso."

Una citazione in apertura del racconto dice:
"Con le tre dita la via vuole indicare
nemmeno lui
nemmeno lui
sà dove andare"
(Vinicio Capossela)

da cui il video L'uomo vivo (Pazzo di gioia)

 

C'è un punto dell'estate

C'è un punto dell'estate che inizia
che le more nei rovi dei fossi
diventano nere e son pronte
calde dal sole e di polvere
ti riempi la bocca
A quel punto ricordo
la scuola era quasi finita
e si andava a nuotare nel fiume
fino a che l'estate sarebbe infreddita.
Vorrei essermi innamorato di te allora
che si giocava fino a che era scuro
e mia madre mi chiamava dal balcone per cena
e poi io dicevo a mia nonna
che mi ero innamorato di una bambina
che avevo visto sulla giostra nella piazza
durante la sagra e non era da qua
la mandavano i genitori in vacanza
(simurgh) 

Sò di quel senso di polvere e more

Sò di quel senso di polvere e more
che le piu facili erano sempre finite
e allora si osava piu in la dove punge
fino alle nere piu grosse
Era il tempo del tuo amore giocato alle giostre
quello in cui pregavo mia madre
di lasciarmi partire col circo
con Aleandro Rodriguez
il bambino saltatore di fossi
figlio del circo e di tutti i suoi animali
Ancora oggi mi ricorda mia madre
inquietava questo mio desiderio amoroso 
Si aveva appena otto anni e mi pareva
la fatica di quel bimbo una roba importante
Poi quel bimbo Aleandro indossava un gilet
come da grandeminuscolo pur cosi maestoso
Da me imparò a scalare le pile dei pioppi
tagliati sdraiati in piramidi
da lui seppi come strisciar sotto i camion
e li trovare rifugio
Oggi sorrido
Io lo portavo in alto verso il sole
lui la sotto dove era sempre quasi notte
Si accamparono un mese
Era caldo forse di Luglio
Poi un mattino un grande trambusto
e le plastiche sgonfie per terra
i panni raccolti dai pali
le roulottes agganciate ai giganti
Invocai un permesso speciale
almeno di poterli aiutare. Mio padre negò
Lui che un giorno quando aveva otto anni
fu lasciato dentro il recinto di un collegio
mi negò quel saluto ai Rodriguez
Credeva davvero li volessi lasciare?
o forse proteggeva un dolore.
Comunque quel giorno s'inventarono di andare in città 

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Commenti al Post:
lontradelbosc
lontradelbosc il 08/09/11 alle 19:55 via WEB
Le giostre e i piccoli circhi sulle carovane di legno rappresentavano per noi la più entusiasmante delle novità ed erano fonte di felicità assoluta. Poteva anche solo trattarsi di una coppia di saltimbanchi con una scimmietta o un cane ammaestrato al seguito.Gli abiti di scena, i colori sgargianti,le esagerazioni, la musica, e noi entravamo in un mondo di stupore e di ammirazione che ci lasciava senza fiato. Quando poi si esibivano dei bambini, era inevitabile che li vedessimo come se fossero degli eroi. Mi ricordo di una bambina di un circo, un'equilibrista che si chiamava Nadia Rossi; l'ammiravo tanto e glielo volevo dire, ma ero timida, poi mi feci coraggio e infine glielo dissi nei pressi della fontana dove andavamo a prender l'acqua. Lei teneva gli occhi bassi, ma si fece coraggio come avevo fatto io, e guardandomi dritto mi chiese di rimando se avessi avuto una bambola da regalarle. Mi sentii confusa e un poco delusa nel doverle dire di no: di bambole ne avevo solo una. Che belle queste due poesie che hai messo, mi hanno commossa, c'è del sentimento, si sente che è roba vera che viene da dentro e da "lontane strade" dove si imparava la vita in un certo modo.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 09/09/11 alle 14:00 via WEB
Hai un talento speciale lontra: hai sempre una storia. Cartocci e scatolette, pacchetti con nastrini, quadernetti della memoria da sfogliare impigliati nel tuo esser stata e sò, ci infili le mani in quel baule ad ogni sospiro che rievochi e solleciti quel tuo riandare che prende per mano e ti dici vieni a vedere, ti mostro, guarda, ti piace?
 
Nues.s
Nues.s il 09/09/11 alle 09:26 via WEB
C'è un punto dell'estate che inizia.
Quel preambolo che è infilato lì, come un cuneo di legno a reggerne l'uscio.
Di un'estensione infinita, con quell'insieme di emozioni dell'attimo avvenuto. La resa di esser vivi.
Al sapor di more. Così buone.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 09/09/11 alle 13:48 via WEB
C'è un punto che s'avverte a Settembre, un'altro luogo dei sensi d'estate: non lo senti il silenzio che in giro si posa, ad esempio, è diverso no? Mi piacciono gli inizi delle cose che scopri, i preamboli da dilatare infiniti, l'aria sospesa dove il silenzio comincia e quell'attimo preciso in cui ti arrendi e ti accorgi d'esser vivo. Grazie nues, che belle cose sempre mi scrivi
 
lontradelbosc
lontradelbosc il 10/09/11 alle 13:18 via WEB
Mi colpisce la frase che "per tutta la vita molti adulti cercano di liberarsi della parentela casuale del proprio sangue, affermandone altre decise da sè" e mi ricorda un passo di Festa Mobile (una specie di bibbia per me) nel quale Hem dice così: "A volte può passare molto tempo prima che tu ti metta a criticare i parenti - i tuoi o quelli di tua moglie...Ma anche quando hai imparato a non guardare i parenti e a non ascoltarli e hai imparato a non rispondere alle lettere, le famiglie sono ugualmente pericolose in vari modi". La vita è anche questo e... come assomigliano a lei i primi quattro versi della tua poesia, che le prime more, quelle facili, finiscono subito, e poi spine e graffi per le altre, difficili da raggiungere e grosse da gestire. E poi un mattino, in silenzio o con "un grande trambusto", "plastiche sgonfie per terra". In mezzo però ci stanno le giostre, i circhi, il bambino underground e quello che già invidiava il vento.
 
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-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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