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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« La piccola falange. (Un ...Emanuel Carnevali »

Stavi la ad aspettare

Post n°359 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da simurgh2

Stavi la ad aspettare

 

C'è quasi nessuno
lungo i viali. Angeli
luci, foschie, maiali
Mia zia fuma, la ferma
Ha un cappotto verde
il collo di pelo e io
insofferente, contrito.
Le vado incontro.
Neanche lei sorride.
Camminiamo in silenzio.
Il suono dei passi.
Mia madre è un mese
che è morta di cancro.
Mi hanno dato un posto
in banca e sono un
antieroe in sordina.
Mi sento gia vecchio
mia zia lo sente.
Neanche a lei
è andato mai bene niente.
Vuol sistemarsi
in segreto con me
salvando le apparenze.
Disaminare le dipendenze.
Creare un'alterità
mi ha detto
fatta di delicati contatti.
Lei fa la maestra.
Saliamo le scale
nel suo palazzone.
Mi sfiora la mano.
Poi dentro
lascia le luci accese
in cucina.
Ho preparato il lesso per dopo
il purè e la catalogna, mi dice.
L'abatjour nel tinello.
Andiamo di la, dice
che ci scaldiamo nel letto.
La porta della camera
lasciata appena aperta.
Tutti e due nella vita
ci siamo sempre sentiti
inascoltati e infelici.
Sono ormai dieci anni
che va avanti cosi

L'ispirazione mi è venuta da questo incipit, ripreso dall'inserto del Corriere della Sera di domenica: "La lettura". C'è una rubrica a cui i lettori possono inviare i loro. Il tipo si chiama Marco Berrettini 50 anni, disoccupato (ex assicuratore) Monza

Luci del mattino per vite sfiorite

C'è poca gente al mattino lungo i viali piatti. Angeli, acqua marcia e luci smorzate dalla foschia dell'hinterland. Mia zia indossa il cappotto blu con il collo di lince, io sono insofferente. Come sempre. Finito con mia madre potremmo rilassarci al mercato e poi da Luigi, il macellaio, oggi è martedi, si ammazzano le bestie. Cervella impanata, spinaci al burro e purè con la noce moscata, non vedo l'ora. Leggo i nomi che mi circondano, invento storie di vite sfiorite, sbuffo al terzo inaffiatoio. Finalmente l'ultimo requiem, trattengo le lacrime. Piango unicamente quando vengo solo.   



Una cover. Non so se si chiami plagio. Varizioni sul tema, una canzone.
la foto e il disegno non so dove le ho prese. Le avevo la nelle bozze.
Un passatempo. L'accesso a fantasie torbide.

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La battaglia è stata persa, ma una battaglia non è la guerra. La guerra va avanti ma non potrà co...

 
Commenti al Post:
JoyMusette
JoyMusette il 07/12/11 alle 17:13 via WEB
Questa vena malinconica mi devasta. Mi dico che non ti leggerò, ma non riesco a farne a meno...
 
 
simurgh2
simurgh2 il 09/12/11 alle 08:49 via WEB
Joy
a me piacerebbe scrivere cose che fanno ridere, che non è mica facile e, se ci provo, mi viene da piangere. Faccio impressione.
Dopo quel post mi ha intervistato un settimanale. Ad un certo punto, l'intervistatrice fa come un sospiro. Io capisco che adesso mi fa la domanda cruciale. C'è quell'attimo di silenzio, quella sorta di tensione, come quando ti levi il maglione di acrilico. La giornalista mi fa la domanda: "Ma lei, cosa sente quando scrive quei post?"
" I Joy Division, ascoltavo quel giorno" le dico.
"Ma no, mi fa lei. Cosa sente dentro?"
"Una vena malinconica gli ho detto. Una vena"
Poi ho pensato: "Ma cosa mi è venuto in mente di mettermi a scrivere? ma cosa?"

Non posso farne a meno che tu ci venga qua Joy, a leggermi. Sforzati dai. Io proverò a far ridere. Vediamo. Grazie del commento.
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 07/12/11 alle 18:16 via WEB
"Deliziosa" questa storia come le mele che crescono sui frutteti,quelli dove si cammina d'inverno e la terra è dura sotto i piedi per il gelo.Beh le mele giá le hanno raccolte dagli alberi quasi tutte,sono rimaste solo poche mele rugose,che i raccoglitori hanno trascurato,vi si affonda i denti,sono deliziose.In un piccolo spazio rotondo sul fianco della mela s'è concentrata tutta la sua dolcezza.C'è chi corre allora da un albero all'altro a cogliere le mele vizze e rugose e a riempirsene le tasche.Soltanto pochi conoscono la dolcezza delle mele vizze.La tua coverlettura mi ha ricordato questa di Winesburg,Ohio di Anderson.Quella tua zia a me pare abbia il sapore di chi ci vive accanto da anni...e che ogni tanto si va a ritrovare....
 
 
simurgh2
simurgh2 il 09/12/11 alle 18:04 via WEB
Delizioso, un aggettivo che si usa poco nella palude. Dove piu che i sinonimi si usano i contrari. Che se senti uno al Foster adoperarlo, pensi che è una mentina. Delizioso reclama un modo affettato, che ha del salotto lezioso, dandy o manierato, da poeta bucolico non bukowskiano. Si dice buono, al massimo straordinario. Chissà come mi è venuto delizioso, da qualche parte ,forse per sembrare più fino.
Come quelle mele vizze, raccolte per essere spedite in barili in città, dove saranno mangiate in apparta­menti pieni di libri, riviste, mobili e gente. Poi restano queste.."
Quelle mele, avizzite e rugose, somigliano alle cotogne, "al confine del miele che si trova in fondo all'estate"
Certo, uno dei piu bei libri quel Winesburg,Ohio di Anderson. Uno di quelli per cui le persone si legano. Attraverso storie che portano altrove. Attraverso quei piccoli spazi rotondi sul fianco della mela, colpiti da piccoli sassi, rimbalzi sull'acqua e il sapore di foglie cadute, di castagne rubare e prese e pedate.
Bah, un commento non all'altezza, il mio di fronte al tuo cosi bello, che richiama le mele di Winesburg,Ohio. Indimenticabile libro. Lo dice Capossela no?
Grazie claudia.
 
Eulalie2
Eulalie2 il 08/12/11 alle 11:20 via WEB
Post con atmosfere tristi e decadenti che naturalmente a me piace ,son giorni che mi” faccio” di Emanuel Carnevali ,tanto per immergermi meglio nella mia tristezza prenatalizia .
Beh! ecco questa poesia
“Una Signora”
Le sue labbra sono rose
che imputridiscono nell’acqua.
Le sue palpebre due avvizzite viole.
I suoi occhi sono pozzanghere.
La sua voce è quella di un uccello
mentre lo strozzano.
La sua giovinezza, passando,
indugia nelle sue mani.
Esse si librano, fluttuando,
come due farfalle
sul cadavere della sua carne.
C’è un capriccio sinistro in lei,
come di una bocca morta
che sorrida.
Le sue gambe ben tornite
raccontano una impudente bugia.
La sua anima giace
nel disordine di un’orgia,
sulle cui ceneri e gli sparsi avanzi
pende, come fili di fumo azzurro,
una eleganza di piccoli gesti.
Marzo 1923
(Il Primo Dio)
Emanuel Carnevali
 
 
simurgh2
simurgh2 il 09/12/11 alle 18:33 via WEB
Decadente si, sconsola e fa compagnia.
Avevo preparato un post su Emanuel Carnevali. Poi è rimasto la, nelle bozze.
Nel commento qua sopra, viene citato Sherwood Anderson, uno del tempo di Carnevali, che ha scritto questo libro bellissimo ,"Winesburg,Ohio", il quale ha scritto un racconto ispirandosi a lui: " Italian Poet in America". Mai letto.
Andrà a cercarlo quel post che parla di un nostro Rimbaud. Uno che ha dovuto scrivere le sue poesie in una lingua non sua.
"Le cose già fatte sono
cadaveri che riempiono di fetore
le stanze grigie dei miei ricordi.
Il futuro è una fila di
bambini nati morti.
..."
In grigio
Me lo comprerò quel libro suo nell'Adelphi: "Il primo Dio"
Non poteva esserci cosa piu azzeccata per il post della zia. "Una signora". Grande! Meriterebbe un post a sè. Grazie Eulalie. Sei sempre cosi micidiale nel trovare attinenze.
Adesso vado a cercare quel post su Carnevale nelle bozze.
Chissà da dove e come si è formato questa attrazione per il decadance che in entrambi riscontro, chissa?
 
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