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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
« Stavi la ad aspettare | Poi più nulla, mentre io venivo » |
Questo post era dimenticato nelle bozze. Era marzo quando lo misi assieme. A me ricorda mio nonno in questa foto. Vittorio, a volte lo vedevo con lo stesso sguardo perso, che non sembrava avere parole ne precisi pensieri. Però so che vedeva, solo sentendola dentro la poesia. Erri De Luca dice che, la nostra è una piccola lingua. Nel senso che è parlata solo da noi e una piccola quota di svizzeri. Oltre a questi fu parlata dai nostri emigranti in terre d'esilio per scampar alle miserie. Tra questi qualcuno scrisse, anche se nessuno se lo ricordò fintanto che...Scrisse poi quel che scrisse nella lingua di quella terra che l'ospitava: in inglese. Emanuel Cavalieri, dice De Luca, è uno dei nostri sprechi. Quando usci per l'Adelphi, per la prima volta tradotto in italiano, nel 78, lessi la recensione sul Manifesto. Me lo portai via quando con la macchina Gigi, un anarchico come Valerio e Franco, un comunista come me, andammo a Poppi, in una comune, a trovare della gente che conoscevano loro. Loro avevano una biblioteca in quella casa in mezzo ai boschi. Alla sera lessi delle poesie dii Carnevale, mentre stavamo la a bere vino e farci canne. Poi glielo lasciai il libro. Non l'ho piu ricomprato. Dovrò farlo. I Movie Star Junkies cantano una canzone di Emanuel "Almost a God" " È il 1914, un italiano a New York. Si chiama Emanuel Carnevali ed è di origine fiorentina. Diciassette anni, «povero essere dalla testa grossa e dalle fragili spalle», si porta dietro una travagliata vicenda familiare. Una coppia ferocemente "scoppiata", quella dei suoi genitori, e prima ancora che lui nascesse: la mamma, Matilde Piano, buona e sensibile, ma in gravidanza diventata schiava della morfina; il babbo, Tullio, violento, geloso, capace, quando vivevano insieme, di picchiarla per ogni più piccolo pretesto. Matilde muore nel 1907, affidando il bimbo alle cure della sorella Melania, anche lei con una storia di sofferenze e di abbandoni: ha due figli, Federigo e Leonardo, nati da padri diversi e irresponsabili. Uno scenario del genere sembra fatto apposta per partorire fremiti di rivolta. Mescolati a una nativa, istintiva tensione poetica alta e a un'oscura voglia di verità e di assoluto. Come dire, il seme del Novecento più creativo e distruttivo. "È una vita in corsa: c'è da dire, da fare, da scrivere. A Chicago, dove si è trasferito, in una memorabile serata-party con gli altri artisti di Others, Emanuel, conosciuto come "the black poet", prorompe in una infuocata invettiva «contro i tecnici e i professionisti della poesia». Suscita scandalo, ma anche commossa ammirazione: ad esempio in William Carlos Williams che da quel provocatorio talento è colpito e incitato a percorrere nuove strade. Ma la "dannazione" incalza Emanuel. Con la foga autodistruttiva, la vita in strada da barbone mantenuto dalle prostitute, la sifilide, l'internamento in ospedale. Dove andare, come salvarsi? Per qualche tempo si rifugia
sulle rive del lago Michigan e l'assalto del male pare allentarsi. Ma l'abisso è sempre lì, atrocemente invitante. Non può lavorare, le mani gli tremano. Gli amici gli pagano il biglietto della nave che lo riporterà in Italia, dove passerà da una casa di cura all'altra, col marchio della "psicopatia degenerativa" o "encefalite letargica". Eppure Emanuel non è finito, non finisce. Anzi, nel 1925 è tra i collaboratori di The Quartet, fondata a Parigi da Ernst Walsh, insieme a Gertrude Stein, Hemingway, Pound. Ed è proprio Ez a fare il nome di Carnevali in un'intervista a un giornale italiano, a commissionargli la traduzione dei primi Cantos, a lanciare un appello per quella giovane folgore spersa nel buio: un appello accolto dal ministro Federzoni che lo fa trasferire in un ospedale di Roma, dove si sta sperimentando una nuova terapia contro l'encefalite. Ormai, però, Emanuel è "una nera caverna", "una stanza chiusa". Dove il destino entra con un ghigno, facendolo morire strozzato da un boccone di pane l'11 gennaio 1942. Pane amaro e morte annunciata: una verità "cattiva", coltivata di poesia in poesia."
Mario Bernardi Guardi
Il primo a parlare di lui, in Italia, fu Ezra Pound, durante un’intervista rilasciata a Carlo Linati per Il Corriere della Sera: «Adoro quel tipo - dichiarò Pound - in America tutti scrivono come lui». Precursore della beat generation e capostipite degli scrittori italo-americani alla John Fante
. Dopo la morte prematura di Carnevali, sopragiunta nel ’42, su di lui e sulla sua opera, solo il silenzio, fino al 1978, quando Adelphi pubblica Il primo dio (Poesie scelte- Racconti) a cura di Maria Pia Carnevali, sorella e curatrice degli scritti di Emanuel.
"Tutte le ombre parlano del sole, sottovoce"
Le sue labbra sono rose
Il giorno mi pesa addosso come una tonnellata di fumo.
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
Aggiungo……”non fui mai felice e adesso lo sono sempre meno... soffro molto e siccome non credo in Dio mi manca anche il conforto che non lo nego, la religione mi potrebbe forse dare... siamo esseri troppo piccini per avere una religione... uno sguardo al cielo ci fa pensare che siamo cenere e peggio..."E.Carnevali
Lo scritto sulla madre è devastante, non riesco a leggerlo fino in fondo senza il bisogno di fare delle pause per contenere dolore rabbia compassione per questo dolce bambino spaurito, angelo contaminato, fratello caro.
Mi viene in mente un altro Bambino infelice, Dino Campana ,spesso avvicinato a Carnevali non so se a torto o ragione .
Acqua di mare amaro
Che esali nella notte:
Verso le eterne rotte
Il mio destino prepara
Mare che batti come un cuore stanco
Violentato dalla voglia atroce
Di un Essere insaziato che si strugge…»
DINO CAMPANA