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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« I Rimbaud della piana e i cardiLa luna e il corvo »

Inconfessabile

Post n°373 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da simurgh2
 

C'è questo antro dell'inconfessabile. In fondo, segretamente, uno cosi che scrive delle poesie quando gli viene o per passatempo, anche se apertamente lo nega e dice che è solo un vezzo, che non è roba da cow boy poi, nel suo intimo infantilmente si compiace. Di suo anche si deride però, sotto sotto quel titolo è figlio della bramosia del vanto: poeta. Poeta di che? Beh cosi, senza offendere.
Anche in paese, l'altro giorno che ero la seduto fuori "Alle Bricole", al tavolo lungo il fiume, succede che si trovano questi personaggi anche, gente tenuta di conto che passa un'ora assieme a dir di questo e di quello, come succede allora me lo chiedono.
Il fatto è che, siccome mi si vede la spesso che scrivo sui tovagliolini di carta o su un notes allora uno si fa un'idea. Sarà anche perchè poi ne hanno appese un paio, una che avevo scritto che me l'aveva chiesta la Nutria, e io ho scritto la poesia Nutria. La Nutria è una tipa che va ad aiutare in quel bar. Non si offende se la chiamo cosi. Una tipa spiritosa che gli piace scherzare. Sarà per questi fatti e perchè altri in paese scrivono, che me l'hanno chiesto. Ho pensato che Casier sia come Sant'Arcangelo di Romagna (1). Che ci sia qualche cosa nell'aria come a San Arcangelo o Sassomarconi, che ci son dei posti cosi? Là uno va per strada o è al bar o nell'orto e gli viene un pensiero e l'urgenza di scriverselo. Sono abituati cosi fin da piccoli. Sarà anche spirito di emulazione. Oppure che se vai in osteria li trovi la a parlar di poesia o a declamarne beh, qualche proselito lo fai.
Insomma mi hanno chiesto: Ma ne fai uno?
Ecco, io mi son sentito un millantatore. Poi faccio la parte del modesto, che dice di no ma è come dicesse ne si ne no. Dico no no, non son capace. E fai le facce.
C'è da provar vergogna poi, a pensarci sopra. E' una cosa cosi infantile e immatura. Io non so quanti uomini adulti abbiano ancora questi pensieri legati ad ambizioni puerili e sogni da ragazzino, che non dicono poi a nessuno. Non so.
Cosi quando mi hanno chiesto del libro e delle poesie mi era venuto da dire questo:
Io sono solo un  bambinetto che gli vien da piangere.


Voci - L'acqua (Poesie: T. Guerra, Raffaello Baldini, Nino Pedretti)

(1) Santarcangelo di Romagna è terra di poeti,: Raffaello Baldini, Tonino Guerra, Nino Pedretti Gianni Fucci, Giuliana Rocchi

Raffaello Baldini  da Sant?arcangelo

1938 
La mèstra ad Sant´Armàid
dal vólti, e´ dopmezdè,
la s céud tla cambra e la zènd una Giubek.
La n fómma.
Stuglèda sòura e´ lèt
la guèrda ch´a s cunsómma.
U i pis l´udòur.
Dal vólti u i vén da pianz.



1938
La maestra di Sant´Ermete
delle volte, il pomeriggio, 
si chiude in camera e accende una Giubek. 
Non fuma. 
Sdraiata sul letto 
la guarda consumarsi. 
Le piace l´odore. 
Delle volte le viene da piangere

Trovo QUA' un altro post mio che non ricordavo, che parla di quei posti in romagna

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Commenti al Post:
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 29/12/11 alle 10:54 via WEB
I poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa. (Cit.)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 29/12/11 alle 11:11 via WEB
Non ci credere a quelli che parlano male dei poeti, donnaCamèl
 
   
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 29/12/11 alle 15:26 via WEB
Ma forse De Gregori scherzava.
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 29/12/11 alle 11:51 via WEB
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 29/12/11 alle 12:00 via WEB
 
 
simurgh2
simurgh2 il 30/12/11 alle 10:59 via WEB
Luoghi sanno, anelano d'esser Re
Tanti lo sono già, celebrati
Altri aspettano un giorno, tra mille e millemila
Un giorno arrivi la, oppure c'eri gia stato
Qualcosa accade, ti sfiora, ti stringe piano a sè
Una comunione, un rito segreto di magia
Qualcosa nella carne che si apre
Qualcosa di te apparterrà a lui e lui a te
Diventano i luoghi dell'anima
In quel luogo ogni volta si celebrerà il culto
Ognuno troverà i suoi, che lo sappia o meno
Siamo abitati da paesaggi, luoghi dell'anima
Heimat è l'ntrico di radici che
definiscono la nostra appartenenza
Che ne segnano la traiettoria dell'anima
I luoghi che ci rappresentano, che sentiamo dentro
Luoghi di valore intimo e personale
La casa vecchia dei nonni quando eravamo bambini
L'ansa del fiume dove la prima volta mi tuffai
La capanna costruita sui "moreri" che segnavano i campi
Duino, la passeggiata di Rilke sulla scogliera
Le sorgenti del Timavo ad Aurisina
Il castello di Zumelle
Cronologie, mappe, frecce piantate, luoghi che siamo noi
I luoghi dell'anima sono monaci erranti

Grazie per il tuo reportage nel post segnalato
 
   
claudia.sogno
claudia.sogno il 30/12/11 alle 23:55 via WEB
sì,la rivelazione del vero significato delle cose non sta in quello che rappresentano ma in ciò a cui rinviano,nel percorso_verso questi rimandi lo sguardo s'allunga fino ai nuclei che in essi risiedono.Come un tappeto di meravigliosa complessità di cui il tessitore mostra solo il nodoso e con.fuso rovescio ,disegni,trame ,orditure,fili,intrecci...racchiudi in quel tappeto tutti gli eventi poi ne superi il significato..come l'arazzo supera gli animali e i fiori che lo compongono,così a capovolgere maschere, discernere nella trama il filo segreto, nella melodia l’inspiegabile gioco d’echi, un labirinto di formule, numeri, antifone, rituali comuni ai vangeli, alla fiaba..e certo al tuo esser poesia
 
     
simurgh2
simurgh2 il 31/12/11 alle 09:54 via WEB
Alberi di cachi beccati dai merli
l'arancione del frutto sul becco
per disegnare parole nel cielo
E tu riesci a vederle quelle parole
A carpirne il segreto ed essere rivelazioe
Allora stà nei tuoi bulbi che i corvi non hanno beccato
il segreto delle cose, del cielo radente,
del gelo sull'erba, del filo che annoda
E' un bambino che gioca il solo che tiene quell'occhio
Sinapsi e dendriti, il citoplasma nel tuo sguardo
aggrega assoni e mitocondri, circuiti neuronali
e impari a vedere in una pozza d'acqua un mare intero
E' il segreto del mondo il gioco che hai imparato a giocare
Il gioco infinito che sai inventare. Il labirinto
E' la che ci troviamo: la ragnatela di Borges
L'infinito dell'otto e dell'elica che si ripete
nel bambino che piange perchè gli han detto parole
ed io che gongolo per tutta questa attenzione
 
ellen_blue
ellen_blue il 29/12/11 alle 18:56 via WEB
No, decisamente non sei il solo a conservare sogni o aspirazioni giovanili. Di certo sei il solo a confessarlo.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 30/12/11 alle 11:20 via WEB
Grazie ellen blue.
E' una confessione un po ruffiana, la mia. Si puo vedere cosi, spiegare questa dimensione con l'indispensabilità del bambino nel poeta, quel bambino che abbandoniamo per diventare adulti. Questa scissione che ci stacca e ci scinde, sparandoci. In fondo è il bambino che non si vergogna di dire quel che poi l'adulto non potrà piu. E lo fa giocando puerilmente. Altra cosa per cui ci si debba vergognare. Ci si comporta come il bambino che gioca. Crea un mondo di fantasia che prende molto sul serio, di grande impatto emotivo e, questo lo separa pure dalla cosidetta realtà. Insomma cosi, il poeta è un pò come il poeta che gioca e, questo, ce lo insegnano che, crescendo ci si debba vergognare. Appartiene un po ai riti di passaggio. Inevitabile. Da qui la confessione. Grazie ellen blue di passare da queste bande.
 
   
ellen_blue
ellen_blue il 30/12/11 alle 20:03 via WEB
Credimi, è un piacere.
 
ladymarianna0
ladymarianna0 il 29/12/11 alle 23:54 via WEB
Che emozione leggere versi nel mio dialetto... cosa peraltro difficilissima...
Sono costretta a leggere almeno due volte: la prima per tradurre, la seconda per pronunciare correttamente... alla terza vado spedita e tutto assume il suo senso...
Sorrido nel ritrovare in te un atteggiamento anche mio: scrivere ovunque mi capiti a tiro nel momento in cui l'ispirazione si manifesta, scrivo su qualsiasi superficie per fermarla...
Che sia l'aria di Romagna e il Sangiovese a provocare questo effetto? Baci, Monica
 
 
simurgh2
simurgh2 il 30/12/11 alle 14:03 via WEB
lady, ogni dialetto ha identità specifiche penso. Identità che ognuno avverte come suono riconoscibile, legato ad affetti, emozioni, ricordi, all'heimat. C'è qualcosa che al tuo mi seduce ed attrae, piu di altri. Non so perchè. Dovrò trovarne una ragione, da dove viene questa cosa. Se lo sento, come qua, sono preso dal suono piu che dal significato. Il significato è una cosa che compare sucessiva. Quel suono mi parla, mi racconta, evoca immagini che, magari non hanno a che fare, però mi convoca. In questi autori romagnoli c'è una specificità: una semplicità disarmante, una sorta di Carver e di minimalismo agrario e paesano. C'è la voglia di far ridere, di trovar leggerezza, pur in una indubbia profondità. Un dialetto che ha fonemi che altri non hanno, giusto no? Questo suono che si combina non può essere riprodotto, non cosi almeno, secondo me. Ha il suono di quella terra, di quella gente, del suo modo di essere e di stare. Questa poesia di Bandini a me sembra un quadro di Hopper. Una malinconia struggente, un vezzo segreto, un piacere intimo. Sai Monica, se non avessi questi commenti qua, la cosa finirebbe li. Invece un commento mi suggestiona, produce nuovi intrecci, pensieri che si allargano, che inglobano la persona che me li manda. Il sangiovese è una espressione di poesia locale, un dialetto dell'inebrio. Grazie per il commento. Spero ripassi eh?
 
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