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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

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il fiato sul vetro

Post n°402 pubblicato il 19 Febbraio 2012 da simurgh2
 

 

Dev'essere stato cosi che è cominciata, quando avevo otto anni. Allora si costumava imparare le poesie a memoria. La maestra insisteva e a me non piaceva. Era difficile con la testa distratta che avevo, che si sconcentrava con niente. Non mi piacevano le poesie e neanche il ragionarci su che la maestra provava per spiegarci cos'era, quel che voleva dire il poeta. Vi fa bene imparare le poesie a memoria,vedrete piu avanti, che cosi vi ricordate le cose, diceva. Le volte che non le sapevo bene me le faceva scrivere anche cento volte, cento volte su un quaderno che poi controllava se erano proprio cento. Dev'essere andata cosi quella volta che dovevo imparare una poesia di Pascoli a memoria. Ero la, in camera mia, davanti al vetro della finestra, guardavo fuori senza guardare l'inverno, con quella luce fredda di sole, ed era Novembre come la poesia e intanto la ripetevo a memoria, senza neanche sapere cosa diceva. Il fiato con dentro quelle parole offuscava il vetro con il suo vapore e sembrava che fuori ci fosse la nebbia con il sole. Fuori vedevo il grande orto sul giardino dei vicini e il campo per giocare alle bocce e ai birilli a casa mia, che era un'osteria. Sentivo il vociare di quelli che giocavano a carte di sotto, il suono dei bicchieri che poi la mia voce quando recitava la poesia, copriva. Di colpo, pronunciando quelle parole della poesia ecco, a me il mondo deve esser parso diverso, senza saper bene perchè in quella testa che avevo ma devo aver intuito qual'era il rapporto tra le parole lette e le cose del mondo.Le parole erano chiare nel mondo. Era avvenuto un aumento, un'aggiunta, Come se quel vapore sul vetro all'improvviso si schiarisse e mi mostrasse le cose com'erano vivide attraverso le parole che le cose nominavano e, anche se non c'erano proprio come nella poesia, a parte l'albicocco e anche il pruno insomma mi si era rivelato il mistero. Una specie di rivelazione che ancora non capivo bene ma quello che sentivo era che, con quelle parole, all'improvviso mi pareva che il mondo si allargasse, diventasse piu ampio attraverso le parole che lo nominavano e lo descrivevano. Ebbi come la sensazione di un miracolo, di una partecipazione sconosciuta fino ad allora. Tracciai una enne maiuscola con il dito sul vapore delle parole nel vetro. Ancora adesso con lo stesso modo di quel bambino, della poesia non so il significato, se non quello dell'istante che accende, di queste parole che diedero allo sguardo il gemere, la parola che va verso e attribuisce nuovo senso al mondo, che è un mondo che hai dentro e la parola riversa.

Novembre

Gémmea l’aria, il sole così chiaro
Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
                         senti nel cuore.

 Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
Di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
                                 sembra il terreno.

 Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E’ l’estate,
                               fredda, dei morti.

(G. Pascoli)

Questa storia è un'invenzione. Silvia Avallone ne parlava in un articolo Clicca.
Mi piaceva inventarmi un ricordo cosi bello, farlo mio come fosse vero. In realtà un passaggio cosi non appartiene alla mia coscienza, eppure c'è stato, e ci sono entrato senza accorgermene, come molte cose della vita d'altronde.

 

Fotografia di Mei Ratz

quando finisce l'infanzia e comincia l'adolescenza? Qual è l'età in cui la magia si trasforma in illusione? Quando è che la merenda si trasforma in un pranzo davanti allo schermo del computer? La fotografia è stata scattata a Portland, nell'Oregon. 

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
I\'ll fiato il 21/02/12 alle 00:41 via WEB
I'll linguaggio,si nasconde una potenza che non ha altra finalità che I'll dire così le cose:la creatura qualsiano gli occhi suoi,vede l'aperto.
"con tutti gli occhi vede la creatura
l'aperto:Gli occhi nostri sosltanto
son come rivoltati e tesi intorno a lei,
trappole per il libero suo uscire.
Ciò che è fuori,puro,solo dal volto
animale lo sappiamo;perchè già tenero
il bimbo lo volgiamo indietro,che veda
ciò che ha forma,e non l'aperto,che
nel volto animale è sì
profondo.Libero da morte.
(..)
Noi non abbiamo mai,neppure un giorno
lo spazio puro innanzi,nel quale in infinito
si dischiudono i fiori. Da bimbo...
in questo si perde uno in segreto e
viene scosso.
Gli amanti,se non ci fosse altro che
la vista preclude,sono prossimi a questo e hanno stupore ecco tu sai raggiungere la vertigine dell'animalità..quando ci mancano i nomi delle cose nel cammino verso I'll linguaggio, la sua l'esperienza,la sua ricchezza ultima...sai mettere le parole davanti come I'll pittore la sua tavolozza,e allora non si finisce mai di dire,l'essenziale e la sua espressione sono inscindibili,si contrae l'estremo e solo dici ciò che solo si mostra,inanticipabile a parole è l'avamposto ...
I'll sensibile,si-murgh
 
 
simurgh2
simurgh2 il 21/02/12 alle 18:10 via WEB
Mi vedo da dentro gli occhi,
come se dietro le palpebre
si nascondesse un mondo segreto
un altro dentro delle cose,
germogli di parole stese su
un fazzoletto bianco ad asciugare,
e gli occhi vedono un’aperto
che ti devi portar dentro,
non lasciarlo, che poi si perde e sfuma,
nasconderlo come quando, da piccolo,
nascondevo un pezzo di pane che avevo addentato,
questo vedo, la fame che di colpo viene,
negli occhi, nel guardare, che è vedere,
sentire come un buco che si riempie e sazia,
parole segrete che se le nomini trasformano
nell'incotrarne altre, come le tue adesso
e puoi dargli altro nome, nome che spesso non sa dire,
e allora le lasci stare, le catturi e basta,
poi le lasci ciondolare per conto loro,
come bambini, tenerle d’occhio, perché
“scrivere la, vuol dire sempre cancellare due parole ogni tre, nella grammatica delle cose ma, quegl’occhi aperti del bimbo vedono l’aperto come animali, e io non gli resisto”
quando l’aria geme, allora quello stupore
che avverte una mimica nelle parole,
l’incanto che il suono in testa ti sa dare e,
se non lo traduciamo, se non lo tratteniamo un po,
anche ingannandolo con una nenia, delle strofe
un'incantamento ecco, pare sfuggirci dalle dita
e allora lo dotiamo di un linguaggio scenico,
di un’invenzione dove astrarsi e ridefinirsi,
per cercare di capire, cosa? Non si sa,
la bellezza in qualche modo e si potrebbe anche danzarlo,
rinunciare a quel linguaggio, darsene altri,
anche privi di concetti, soffiare il fiato
sul vetro della finestra, la poesia è un modo,
come pure il gesto, il segno di un colore,
un pennello, i tasti di un sax e tutto si apre a nuovi mondi,
lo sguardo che ad uno parte dal cuore si allarga,
dilata comprendendo in sè quel che vede,
come avvertissi il friabile nel ventre dell’assoluto
e allora, oltre al vento, anche il tuo costato geme,
il sole totale scardina l’opaco,
lo infili in una busta, cosi
per tenerlo un po’ in tasca o spedirlo a qualcuno,
anche se, in quel segreto che il bimbo avverte
poi si, viene scosso, come gli amanti
le parole che mai bastano,
solo per avere in dotazione la capacità di un respiro
piu ampio, perché quelli sono gli stessi occhi
che ha l’innamorato, che amorevolmente parla al suo amato
e quegli stessi occhi fanno diventare il mondo altro
 
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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