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Lo storione - Carver

Post n°430 pubblicato il 05 Aprile 2012 da simurgh2
 

Non l'ho trovata in rete questa poesia di Carver e allora mi tocca scriverla.
Si chiama "Lo Storione", ed è anche lunga, per dire solo quello che mi ha colpito.
- La pesca è cosa da uomini. 
- Il rito iniziatico
- La prima volta che mio padre mi portò a caccia con lui
e quando mi portò a pesca della sogliola in barena .
- Natalino Balasso: due spettacoli di lui che ho visto e che qua si abbinano nel mio andare per inerenze e analogie.
"La tosa e lo storione"
(tosa, in dialetto, vuol dire ragazza)
" Ercole nel Polesine"
- La strategia del ricordo.
- Lo storione, una volta si pescava anche sul Sile; il mio fiume

Magari ci torno un'altra volta su queste cose, sennò vien troppo lunga.
La poesia, di per sè, può sembrare non una gran cosa.
Ma questo è lo stile di Carver. Poi ognuno ci trova quel che vuole.
"Il pittore e il pesce". In un altro post una poesia (tra le piu belle) di Carver 

Lo storione  

Affusolato, testa di ferro come la parte piatta
di una lancia
           con la bocca sotto,
lo storione si nutre sul fondo
e non ci vede bene.
Antenne che sembrano muschio gli pendono
dalle labbra assonnate,
e le spine dorsali e la schiena a placche
lo distinguono come il residuo di un altro mondo.
Lo storione
vive da solo e si mantiene
in fiumi grandi, d'acqua corrente, e gli ci vogliono
cento anni prima di decidersi di accoppiarsi.

                     Una volta con mio padre
alla Fiera di Stato del Washington Centrale
vidi uno storione che pesava novecento libbre
issato su un verricello in un angolo
del Padiglione Agricolo.
Una cosa che non dimenticherò mai (1)
Su un cartellino c'era il nome in corsivo
e anche un breve schizzo, come si dice,
della sua biografia....
     che mio padre prima lesse tra sè
     e poi ad alta voce.

I più grossi vengono catturati con le reti
nel fiume Don
da qualche parte in Russia
Sono chiamati storioni bianchi
e nessuno può sapere con sicurezza
quanto siano grandi.
Dopo di quelli, i più grossi che si conoscono
sono presi alla foce
dello Yucon, in Alaska (2)
e pesano fino a novecento libbre. 

Questo particolare esemplare
               - cito -
è rimasto ucciso nel corso dei sondaggi con la dinamite
che hanno avuto luogo nell'estate del 1951
a Celilo Falls, sul Columbia
Ricordo che mio padre mi raccontò allora una storia su tre uomini
che conosceva tanto tempo fà nell'Oregon che avevano preso
all'amo quello che doveva essere il più grosso storione al mondo.
                             Cosi grosso, disse,
                        che avevano attaccato una pariglia di cavalli
                        alla corda d'acciaio o alla catena quello che era
                        che usavano come lenza
                        e per un pò, neanche i cavalli erano riusciti
                        a smuoverlo.

Non ricordo molto altro -
magari mi è sfuggito
subito di mente - solo mio padre che era li accanto a me
con le braccia appoggiate alla transenna e lo fissava, entrambi
fissavamo quel gran pesce morto
e la sua meravigliosa storia, e torna tutto
a galla, di tanto in tanto 

 

(1) come il ricordo, un pesce appeso, rimanga emblema, effige, nel ricordo di un padre 
(2) Avevo letto "Scano boa",  di Toni Cibotto,  e poi Natalino Balasso raccontare la storia bellissima a teatro

 


 

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Commenti al Post:
simurgh2
simurgh2 il 05/04/12 alle 17:22 via WEB
Tuo padre ti racconta
Non accade spesso
oppur son le solite cose
Scopri poi, cosa resta
Il sedimento, nel fondale un chiarore
Le parole,
le storie di quando sei stato con lui
Quelle poche volte che avete parlato da soli
Tu e lui
Tu bambino ti sentivi la responsabilità
di stare, di voler diventare grande
Di avere anche tu delle storie da grande da raccontare
Non so come spiegare
E' come sentire che ti consegna in mano uno scettro
Che stai per entrare nel proscenio
e ti sembra epica, la leggenda domestica
Storie di uomini
Gente che ha visto
E tuo padre è già un eroe
e tu vuoi, un giorno, diventare come lui
ma eri solo un bambino
Cambierai idea piu volte
Poi, alla fine, quando se n'è andato
niente e nessuno potrà essere lui
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 05/04/12 alle 22:59 via WEB
Ifamas, per conservare i loro ricordi seguono, il metodo dell’imbalsamazione: dopo aver fissato il ricordo con capelli e segnali, lo avvolgono dalla testa ai piedi in un lenzuolo nero e lo sistemano contro la parete del salotto, con un cartellino che dice: «Gita a Quilmes», oppure: «Frank Sinatra». I cronopios invece, questi esseri disordinati e tiepidi, sparpagliano i ricordi per la casa, allegri e contenti, e ci vivono in mezzo e quando un ricordo passa di corsa gli fanno una carezza e gli dicono affettuosi: «Non farti male, sai», e anche: «Sta’ attento, c’è uno scalino».
Cortàzar- Storie di Cronopios e di Famas-
così il tuo ricordo nel racconto sbatacchia le porte,un filo luminoso fila la grande trama,fabbrica una storia nella storia..e il sangue scende infine sale come l'acqua ritorna alla sorgente
 
 
simurgh2
simurgh2 il 06/04/12 alle 05:10 via WEB
Dalla parte dei cronopios, sempre!
Poi invece emerge quello famas, come quà
Bisogna starci attenti all'imbalsamazione, anche se è parte rodata di un'inclinare. Fai bene a dettare i due principi dei cronopios e famas. Fai bene a ricordarmeli. Il ricordo deve prendere scioltezza e movimento, saltellar con te contento, stai attento!
La poesia di Carver mi portava la, dal suo al mio. Con i gomiti appoggiati alla transenna, ad ascoltar quel che mi diceva, senza guardarci, fissar solo il vuoto che stava davanti. Era un pensiero triste, triste però come un tango, il pensiero triste che si balla.
Il ricordo ha una meccanica intrusiva. Compare attraverso modalità sconosciute, come andasse per richiami, echi, convergenze. Poi stà a te orientare lo sguardo e il tipo di emozione. Fargli fare un guizzo, penetrare in quello scarto.
E il sangue scende infine sale
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
simurgh il 07/04/12 alle 18:33 via WEB
C'è la trama ancor prima, la nebbia, come una garza che fascia, ed è un utero gonfio che sparge, dissolve, diffonde. C'è un remo che affonda e risale, che spinge sull'acqua che scivola sotto alla barca dal piatto fondo, come infilassi la mano in un guanto di pelle. Ci sono due mani ruvide dalla pelle che profana il freddo i suoi tagli. Stringono il remo e spingono, piano. C'è il cielo che si mescola e versa latte nell'acqua. E l'aria si impregna al respiro di schiuma di latte versato. C'è un respiro, profondo, che sibila torbido e segue il ritmo del remo. Lungo la riva i canneto e lo sciabordio segue il ritmo di quel respiro meditabondo. I pensieri di quell'uomo, uno solo: lo storione. Pescarlo! Se c'è un dio in quei posti di incancreniti e di vinti, è un dio perduto, annegato da ere, e quel che si sente, che nelle preghiere lo invoca, avverte confuso e smarrito l'ulteriore condanna, sono anime morte.. Non c'è redenzione. Solo uno storione adesso, potrebbe salvarlo. Li ogni cosa sembra finire. Acqua, cielo e vento; la pare finire ogni cosa, come dopo un amplesso. Terra di acque spossate. Lingue di terra che ti danno solo la sabbia in bocca, e i suoni che senti, sono quelli del canto dei vinti, la solitudine degli sconfitti, arresi alla miseria, ad aspettare che la mattina inghiotta la sera.

Lo storione era sceso lungo il Danubio
...(Appunti)
 
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