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Ad un certo punto entrano nella mia vita le trine di Rilke. Prima ancora Rilke mi era entrato tutto intero con le Elegie. Le trine si trovano ne "I quaderni di Malte Laurids Brigge", a pag. 103. Avevo però gia letto quella parte nel web. Ieri sera ci sono arrivato pian piano, leggendolo nel libro. Proprio ieri sera. Leggo poche pagine ogni tanto. Quella pag. 103 ora conserva un'appunto che ho scritto sopra. Una cosa pesante per me.
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SAINKTO NAMTCHYLAK
I LIBRI SUL COMODINO
-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
Trine...
mi è così cara questa parola
la sua indomabile grazia
Quel tralasimento che entrambi coglieva, ogni volta che un rocchetto finiva. Ecco, è forte per me la sensazione che questa immagine evoca, la sua poesia.
Un libro strano quei Quaderni di Malte. In parte mi permette di percepire da dove venga la sua poesia. Mi permette di percepire i temi fondanti di quell'uomo.
"bisogna saper aspettare,se i ricordi svaniscono, che tornino in noi tramutati in sangue, sguardo e gesto così che ci appartengano in modo eterno."
Poi c'è il piacere della prosa, del come scriva e racconti di stati d'animo all'interno di spazi interiori, del riflettersi negli oggetti e nelle persone. Del come da esse si allontani, forse solo per creare piu spazio ancora dentro di sè, per poter contenere tutto ciò che gli è sensibile.
Bah! Quando l'avrò finito, cercherò di spiegarlo anche a me quel come mai sia cosi importante, cosi come ora pare, questo libro.
Grazie lightdew
Oh, se ciò bastasse: vorrei certe volte comperarmi una di quelle vetrine zeppe e sedermi là dietro con un cane per vent'anni.
da "I quaderni di Malte"
è cosi che mi sento adesso
..potrebbe essere una beatitudine eterna. Ma ne sappiamo così poco.
Una bambina guardava sempre la nonna
A star là, in silenzio, la guardava ricamare
Ogni tanto alzava il viso, la guardava, le donava un sorriso
Le infondeva una calma segreta e tutto sembrava fermarsi
Un vento tiepido pareva scaldarle la pelle
Non sapeva darle un nome ma era l'istante di una beatitudine
che pian piano, come un ricamo, cuciva qualcosa
Univa dei lembi, dei pezzetti di cielo, il battito di ciglia sorprese
come ricami, intrecci, più tardi diventano richiami
Non imparò mai quella bambina il ricamo del filo
Non era piu tempo per quel modo di star sole le donne
Ricamare foglie, il salto nell'erba del merlo
ricamare preghiere, sospiri, alleviare dolori
Nella casa della bambina da grande non c'erano centrini
Non le garbavano i ricami, i pizzi su tende e cuscini
Un giorno però comprò un'antica tovaglia un poco ingiallita
Era di fiandra o di lino, non ricordava più
Era rimasta per anni in un cassetto, piegati i suoi ricami
Non sa perchè, ma le venne in mente la nonna, il sorriso
Quel silenzio nella stanza e la beatitudine del gesto
Ecco, adesso si sapeva darle un nome, un pezzetto di cielo
Prese la tovaglia e la stese. Un piccolo gesto
Ne afferrò i bordi e tenne nelle mani il pizzo sul fondo
Compì quel gesto che apre e stende nell'aria
Quell'istante eterno in cui rimane sospesa.
L'attese e la sentì piano ricadere con un'altra movenza
Come avesse catturato per sè un piccolo cielo
La sentì tra le dita, non sapeva come dire ma era come un sorriso
Quel gesto era stato un ricamo, il richiamo ad un pezzetto di cielo
Io credo siano tutte qui dentro, pensò. Ma ne sappiamo cosi poco
incauti ricanti
di ricami e trine
disincanti e manfrine
ricucire e scucire
bottoni e cerniere
per far ballare parole
nelle sordide balere
e la ballerina di liscio
con la sottoveste nera
di seta, il ricamo
un poco da sotto
il ricamo le usciva
perchè poco prima
se l'era tirata su
quella gonna
a mostrar le ginocchia
che c'era un bel moro
che veniva da fuori
arrivato in moto col rombo
la polvere dietro
sullo stradone
e allora qua le parole
bisogna farle fare dei suoni
fisarmoniche e trombe
violini e mazurke
ordiscono trame
passi doble e caschè
fanno moine
mostrano appena
spalline
che scivolano
giù
e poi si tirano su
come i capelli
dietro la nuca
con quella mossa vigliacca
raccontava la nonna
dei suoi anni migliori
ah, diceva ogni volta
beata gioventù
e riprendeva il ricamo
e che bella l'immagine del tessuto leggero che vola. Io ogni volta ci gioco quando li stendo.
Da bambine usavamo i merletti per agghindarci da spose o fingerci attrici o ballerine.
Ci giocavamo coi ritagli non utilizzati dalle nostre mamme o con quelli un po' rovinati che staccavamo dalle lenzuola smesse.
Le trine e i merletti sembrano fatti apposta per accendere fantasie di tutti i tipi.
"Il pensiero sotto un velo così sottile - È più distintamente visibile - Come le trine rivelano fedelmente l'impeto - O le Brume - l'Appennino -"
Emily Dickinson
Credo che potrei leggerli quei quaderni di Malte, ma a piccole dosi. E'così intensa e struggente quella pagina 103, da far male.
"Ero Sophie, la piccola di maman, che si occupava della casa e a cui maman doveva fare una treccia perchè non la si scambiasse con quel cattivo di Malte (Malte è Rilke), quando fosse tornato."
Poi, sempre nella stessa pagina, sempre tra lui e maman, scrive:
"..non era per amore delle favole. Perchè eravamo d'accordo nel non amare le favole. Avevamo un'altra idea del meraviglioso. Secondo noi, cio che avveniva con gli elementi naturali era sempre più meraviglioso. Non davamo molta importanza al volare per aria, le fate ci deludevano, e dalle metamorfosi ci aspettavamo sempre un cambiamento molto superficiale. Ma leggevamo un pò per sembrare occupati. Ci era sgradito, dovere subito spiegare, se entrava qualcuno, quello che stavamo facendo, davanti a mio padre, specialmente, esageravo in evidenza".
Ha un'affinità sorprendente con la dimensione femminile, con le dinamiche domestiche delle donne, con il senso che sanno dare all'amore. Forse per questo è diventato il poeta che è, anzi sicuramente.
Beh lontra, cosi mi hai dato modo di ripensare a questo suo sguardo sul mondo, di capirne maggiormente l'angolatura, la prospettiva; l'essenza, in fondo, di Rilke. Ma con questa mia escursione, starò ben annoiando, sorry.
Le bambine adesso non giocano piu a far le spose ne, credo abbiano occasione di tener tra le dita dei merletti. Immagino scimmiottino davanti allo specchio a far le subrette o le veline. L'immagine che tu trasmetti è molto bella, con la sua dose di nostalgia. La sensazione che rilke trasmette attraverso merletti e trine, la sintetizza bene la dickinson, e ti ringrazio perchè è bellissima.
Un libro strano e difficile questo qua. Difficile nel senso che se non hai un imprescindibile interesse per quel mondo da cui rilke esce e si forma, magari lo si può trovar noioso. La prosa è incantevole. Il gusto di leggere cose scritte bene, per quell'estetica che, almeno per me, è cura. Poi ha una valenza simbolica personale, nel senso che rappresenta un pezzo di storia mia recente. E' colmo di annotazioni e divagazioni. Un laboratorio a cui attingere ed ispirarsi. Lo leggo pian piano per questo motivo. Sono quei libri che ti devono capitare, prima o poi. Se l'avessi letto dieci anni fa, per dire, non sarebbe stata la stessa cosa. In un certo senso, sono i libri che ci cercano o che, attraverso altri, con cui si riconoscono affinità anche affettive beh, ecco avverti il desiderio di condividere, di spartire gli stessi sguardi sulle parole, sulla narrazione, sulle emozioni.
Madonna, che pappardella.
Tornerò a leggere di pugili.