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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Le trine di RilkeL'incazzato »

travasa travagli in un fusto di ferro

Post n°451 pubblicato il 17 Maggio 2012 da simurgh2
 

Il presunto poeta, usa parole che fanno dei suoni.
Il loro senso è personale si, però  ognuno si prende quel che vuole.
Che, in fondo, è sempre quel che succede.
Sente, non sente, qualcosa va pur ad evocare.
Questo è quanto: l'incontro

Le immagini del video non hanno astinenza. Forse piu il titolo: "Carta Bianca".
C'entra lo stridore inverso dei suoni, della festa e del clangore interiore, ferire.
Le immagini mentali che le parole raccolgono, sono sequenze improvvide,
che vengono come vengono seguendo il loro flusso dolente e ramingo. 

Al risveglio il travaglio

Al risveglio il travaglio
travasa nel fusto di ferro
un liquido denso come olio di camion
il succo spremuto di tutta una notte
fatto di baratri, fondali marini,
gemiti strozzati, fughe  e assedi branzini

Da un lato c'è un bambino che diventa
ragazzo e poi uomo mescolando livelli diversi
di sfinge, come un ibrido di muschi e di venti
Dall'altro una donna, la femmina del daino
Conturbante efeba priva di un regno
Sgombra di ogni obiezione, cerca sempre un nemico

Di notte li sentivo uscire dai buchi
con pupille iniettate di sangue, insonni
Uomini in cerca di cibo nelle discariche
Sopravissuti estenuati in cerca di stupri
nella mia anima, città saccheggiata, solo macerie
Mi nascondo anch'io, esco da solo, in cerca di lupi 

La femmina del daino si aggirava ai margini della radura
Se ne stava accucciata nell'ombra della selva
tra i cespugni, al riparo, senza che il suo odore
si potesse spargere in giro, al naso dei lupi.
L'assedio libera sangue, orazioni, rabbie, paura
La coagulazione di un tempo non ancora scaduto. 

Il bambino uomo ragazzo disse, quello che mi hai dato
è l'amare, e chi vince alla fine è la morte
questa infine la sorte, anche se adesso non posso
usare parole d'amore, senza che avverta il moto perpetuo
e anche se muto ti veste e ti spoglia su quella soglia
mi depreda, ruba, mi assedia e niente mi spiega.

La femmina del daino, ancora gravida
sfinita, non chiede risposta che ulteriore a noi ci neghi
il senso del bosco, aspetta acquattata, e sente
che il bambino uomo ragazzo si allontana in cerca di tana
di muschi e di venti, persa la fede, svilito senza il suo corpo
della daina Salomè, lontano diverge e infine si perde

simurgh - XVII a. C.

 


Nowhere

conosco le parole
che dalle teste strappano grovigli
e se ne vanno sfondando buchi
in piccoli universi
dove stavano prima di loro

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Commenti al Post:
JoyMusette
JoyMusette il 17/05/12 alle 14:41 via WEB
Chi se ne importa delle parole. L'importante è che abbiano un bel suono.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 17/05/12 alle 17:07 via WEB

Ma chi se ne importa
cantava Morandi
se adesso il mio cuore
si spezza
Quello qua sopra
è un suono dolente
alla femmina del daino
però si, ha un bel suono
contento ti piaccia
l'estetica del dolere
 
emma01
emma01 il 18/05/12 alle 08:34 via WEB
sim, hai innescato il meccanismo del riconoscimento. sei diventato per un attimo le pagine, le parole, la lettura di un romanzo: sei diventato il mare verticale di giorgio saviane. e questo proprio mentre riflettevo su quale fosse uno dei miei primi libri. cura, e.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 19/05/12 alle 08:08 via WEB
emma, ho provato a risponderti, piu volte. Grazie. Non so come farlo. In fondo dicevo già nella premessa. Tante volte provo poi imbarazzo a scriverle queste cose. Sempre questa sensazione dell'elemento esibizione, che pur riconosco, e che poi mi infastidisce. Insomma, con questo post sono abbastanza confuso, almeno a me, colpisce duro. Un embolo che parte, un bisogno di sentire che la vita mi mentiva, come scrivere con una lama puntata alla gola. Dolente si ma, in fondo,un canto di speranza. La consultazione dell'oracolo. Una pratica che ricorre ed invoca l'elemento magico e divinatorio, il sortilegio. Un farsi del male per abituarcisi. Una cura, omeopatica si, anche. Grazie emma.
 
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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