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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« La guarnigionePisoera, stazioni radio e dj »

Stazioni

Post n°465 pubblicato il 25 Giugno 2012 da simurgh2
 

 Qua, il presunto poeta, si fa prendere da un testo, da un dir quasi niente, e  allora, anche lui vuole dire la sua su qualche stazione meno nota, ma dove poi, ogni andare partire per poi tornare, transiti di pensieri che hai nelle stazioni e non ti vengono uguali al bar o al supermercato, ti vengono la, dove ci sono i treni e qualcuno che ti aspetta, qualcuno che resta quando poi tu te ne vai

Bratislava

"Ora puoi stringere il dono dell'istante, al caffè della stazione,a Bratislava, nell'ora dubbiosa che mescola i treni  e divide,l'arrivo il partire,la sosta l'addio, l'attesa il ritorno,quali stagioni trattieni alla mano, senza smarrire il peso del giorno, vasta misura di brezze penombre, luci fragori,minuti frontiere, solo più largo lo spazio fra i gesti, morbido e lento il vagare dei treni, lasco e cedevole il ferro dell'ora , il sole raggiunge vagoni del sonno, tocca in silenzio le ruggini quiete, varca gli asfalti al risveglio, celebra calme stanchezze d'estate"

L'autore è Giovanni Catelli. Comparso su "La lettura", il domenicale del Corriere della Sera. "Un romanzo in cento parole". E' Bratislava, ma lo puoi scrivere in qualsiasi stazione ferroviaria.

 

 Stazioni

Ci sono istanti che disseminiamo
in stazioni di transito, luoghi-non luoghi
Senza una biglietteria, uno sportello
Neanche il baretto della stazione aperto. 

Il tuo corpo pare aver un peso inesplicabile 
e ogni gesto che compi pare portarti 
sul punto di prima e ogni suono assorbirsi nelle ossa
lasciandoti quel straneamento, l'annuncio di un'assenza 

Una musichetta da un autoparlante 
messa da chissà chi, pensando allieti. 
Panni stesi, due binari, una panchina
L'aria ferma sul piazzale, desolata. Lei è andata via

Pensando a tutte le ragioni che inducono un ritorno
In quella luce che ti pare farsi strana, transitabile
e guardi quelle cose che sosteranno la ancora, dopo di te
per qualche ragione che dovranno presidiare e resistere


Ci si può salvare riconoscendo dei dettagli
Sei la solo ormai, quando sali. Ed è estate. 
Fissi il punto lontano delle rotaie lucenti sulla sera
Senti ancora i suoi fianchi, come una cerva stesa. 


Sul treno una ragazza legge" La donna spezzata" 
Il paesaggio scorre oltre il finestrino contromano
Tra gli arbusti lungo la ferrovia una cerva corre
Nessuno se ne accorge che corre via con me

Quello è stato il dono dell'istante,
e il tempo si è arreso.

Genesis -  The fountain of Salmacis
Nel testo della canzone la storia s'imprime

Il cacciatore vide tracce di cerva
Desideroso di conquistarla
Si ritrovò in una radura
che non aveva mai visto prima

(Genesis)

 

 

E cosi, ogni volta, un viaggio nella sua testa confonde, e si fa strana la luce a quell'ora, la cerva che mi porta in quelle radure del sogno, e la vedo correre tra i rami, gli arbusti e non ha esiti la voce, solo pensiero, immagini veloci che corrono come il treno, e il fiato pare radunarsi e restar senza peso, anche se a volte tornerei indietro per contarli tutti quei fiati mischiati che poi un treno porta via ancora inesplorati. 

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Utente non iscritto alla Community di Libero
simurg dream il 26/06/12 alle 15:12 via WEB

I was thinking of a series of dreams
Le pupille ti raccontano tacendo
Hanno un loro spagnoletto di legno di cedro
dove son avvolte delle trine,
e srotolando sale come parole inverse
icone dentro ampolle di vetro fine
Hipsters con la chitarra sui vagoni
ora indossano t-schirt con citazioni di film cult
I vetri sporchi dei treni hanno strane rifrazioni
L’iride trattiene il flusso tra due mondi
"E non c'e' uscita in nessuna direzione
Eccetto quell'unica che non riesci a vedere coi tuoi occhi”

 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Crèvecoeur il 26/06/12 alle 17:39 via WEB
Ricordo di quella volta dal finestrino...
le onde di verde che separano la Senna alla Somma...
come setta dal reno...due piccole parti come album da colorare
sfrecciava l'argilla alle mani
impastava di creta e renosa la selce con sabbia
le pietre calcari striavano velocissime i finestrini,le bellissime pietre di s.leu
stagni e paludi in fermento,macine e ancora pietra bigia..
allungavo le mani a fissare i colori
a non dimenticare mai più
Diretta con mia nonna a Parigi,avevo otto anni
quando a Crèvecoeur le stoffe tingevano i cieli,le trine negli occhi passando a Compiegne...merletti neri a Chantilly,tuli a Beauvais...
un sottilissimo filo univa i colori alla canzone
quell'ago brillante puntato sempre alla gonna,
nascosto,disteso sul fianco,
un punto in aria piccole maglie d'Argentan, e la nonna cantava così:
...c'era un grillo in un campo di lino
la formicuccia gli chiese un filino...
larizumparalillalero-
la rizumpalarillallà
un filo di torsione -ir-regolare colmava il mio sguardo
che lei voleva "imparato" nell'ago
a far belle le trine
mentr'io amavo andare per boschi,
e di trine adornare i cavalli
-questo è l'Alsatia-diceva...
lucente e morbido per mussola e lino...
poi riprendeva col grillo nel campo...e tutta la rillallero
 
     
simurgh2
simurgh2 il 27/06/12 alle 10:26 via WEB
Non aver fretta, mi disse
Lui era seduto davanti a me, nel treno
Il paesaggio, oltre il finestrino scorreva
come un fiume silenzioso di trine si arrotola piano
Non aver fretta di fare il poeta, disse e sorrise
Lui si era un poeta che sapeva impastare la creta
la resina che colava dalle visioni era lucente
Mi svelava i segreti riposti dell'uomo e la vita
Rimani embrione, se puoi, sulla linea di maggior resistenza
C'era una bambina seduta, assieme a sua nonna credo
La guardavo. Guardavo pensando al suo sguardo
che ancora non conosceva parole se non "Che bello!"
Bastava cosi poco. Perchè allora rovistare, cercare parole?
La bambina s'incantava e nello sguardo puro s'incontra
nelle cose senza chiedere niente al fiume, alle pietre, ai colori
Come due bambini quando s'incontrano, si guardano;
vogliono solo giocare, correre, gridare

adesso devo uscire
poi torno e vediamo cosa ne vien fuori
 
     
simurgh2
simurgh2 il 27/06/12 alle 14:55 via WEB
(continua)
La bambina disseminava il suo sguardo senza un perché, fuori dal finestrino, sorpresa dal movimento.
Aveva un vestitino bianco di organza calzettoni traforati e scarpette di vernicie che non toccavano per terra. Li dondolava sbattendo con il tacco contro il sedile. -Cinquecento colpi- diceva e saremo arrivate a Orly.
La nonna pensava a quell'incontro. Un ufficiale dell'esercito inglese conosciuto trent'anni prima. Si sarebbero rivisti a Parigi. La bambina serviva da ostaggio. Poteva fornirgli una scusa se non forse stato più come prima.
Era distratto da questi pensieri fantasiosi quando l'uomo seduto davanti a lui gli disse che bisognerebbe restare poeti inconsapevoli, come i bambini. (dovrò dare un nome a quel poeta mi sa. Vediamo.) Il giovane gli chiese come potesse accadere. Non diventar uomini infine.
Il poeta gli disse -guarda la bambina. Pensa quel che può pensare lei. Lei non pensa alle sconfitte. Eccitata da tutto. Una grande avventura. Usa poche parole lei, la poesia la vive. Tu, forse solo scriverai poesie e scriverai versi di spine, mentre lei vede le rose. Scriverai di sconfitte. Non credere sia poi una gran cosa. Sei cosi giovane ancora. Per questo bisogna diventare poeti da vecchi. Per questo bisogna iniziare quando sarai al limite e non reggerai piu. Solo allora ti verranno delle vere poesie.-
 
labirintidelcuore
labirintidelcuore il 26/06/12 alle 21:57 via WEB
Genesis, che sorpresa trovare questo brano, bellissimo e forse poco conosciuto, qui nel tuo blog! Sai scovare storie anche nei non-luoghi come le stazioni...ci racconti, ci accompagni in spazi che, a prima vista, possono sembrare anonimi e privi di suggestioni...anch'io, come te, in treno sbircio cosa leggono gli occasionali i viaggiatori, compagni di viaggio anche nel mondo dei libri...ciao Terri
 
 
simurgh2
simurgh2 il 27/06/12 alle 15:43 via WEB
La copertina. Ti accorgi subito se non è un'edizione in italiano. "La Femme rompue", era scritto. Ho dovuto fare le mie peripezie per scoprilo. Simon De Beauvoir, l'avevo pur letto piu o meno a vent'anni. In quel periodo di Sartre e Camus. E cosi l'immagino sedotta anche lei, la ragazza del treno, dal personaggio Simone. Un'esistenza considerata scandalosa. Un tourbillon di amanti, senza distinzione di sesso. Alcove intasate, di entrambi, di lei e Sartre che pur erano simbolicamente sposati. Immagino sia una che fa teatro e che stia imparando il pensiero di Simon.
In fondo parla delle paure che spezzano donne.
Le paure di sempre
 
lontradelbosc
lontradelbosc il 26/06/12 alle 23:24 via WEB
Le storie della gente si incrociano nelle stazioni,
tante simili storie che si riconoscono fra di loro;
noi non ce ne accorgiamo che giocano a nascondino
l'attimo prima di specchiarsi le une nell' andirivieni delle altre,
nell'incessante confuso frenetico calpestìo,
nell'indistinto vociare,
e l'altoparlante che annuncia arrivi, partenze, ritardi,
pericoli oltre la linea gialla,
e il disco che va, sempre lo stesso, della pubblicità.
Poi le storie della gente salgono anch'esse sui treni,
corrono sui binari nella notte scura,
chiudono un occhio tenendo aperto l'altro,
forse hanno paura.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 27/06/12 alle 15:50 via WEB
Siamo storie
Vite intere che possono starci in una pagina di quaderno. Dati biografici. Ho fatto questo e quello. Invenzione, finzione. Bisogna saper chiudere un'occhio. E con l'altro prendere la mira.
Troppo poco, troppo poco abbiamo vissuto. E per il resto abbiamo avuto paura.
 
vaniavb
vaniavb il 27/06/12 alle 00:02 via WEB
Mi viene da pensare a un treno che pare non avere alcuna direzione, del passaggio dai sogni che dondolano all’umida realtà…, in un vagone, con la bocca impastata e l’urgente voglia di un caffè, l’impaccio del vicino che ti è estraneo, e il mare, il mare oltre quel finestrino, che pare riemergere da quella prima volta che lo hai visto, bambino, su una spiaggia qualsiasi... (libere associazioni)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 27/06/12 alle 16:24 via WEB
Provvisori testimoni oculari
come treni seguiamo binari
Esercitiamo lo sguardo nelle zone d'ombra
perchè è piu fresco, vicino all'oltretomba
Tra terra e cielo scriviamo nell'aria, di passaggio dal sogno
per trovarci ancora in quel vuoto, per generare ulteriore bisogno
Girare nei blog è come scendere nelle stazioni di transito
Vedere un mare oltre un finestrino dove nuoterai all'infinito
per raggiungere quel bambino che una volta hai visto

(le associazioni liberamente poi dove vanno a finire?)
 
   
vaniavb
vaniavb il 28/06/12 alle 14:47 via WEB
non mi chiedo dove vadano a finire, mi piace immaginare le cose che attraversano e le 'tracce' che lasciano.
 
     
simurgh2
simurgh2 il 28/06/12 alle 15:50 via WEB

Mi chiedo spesso dove vadano a finire le cose poi, e cosa ci facciano la, e se qualcuno le cataloga e le ordina: le voci che si parlano al telefono, i messaggi che dai cellulari attraversano l'aria, le anatre quando passano in formazione aerea, la polvere che si accumula, certi sguardi, il suono di passi sotto i portici.
Transiti
Un gioco d'echi dentro una conchiglia
un dialogo inascoltato
un esodo verso l'ombra
tracce che scompaiono
dentro una darsena
a dormire tra le azalee
tracce che il vento cancella
nell'inesplorato

 
lightdew
lightdew il 28/06/12 alle 09:32 via WEB
treni..quanto li adoro. c'è un mondo da esplorare sui treni. paesaggi che scorrono lasciando spazio all'immaginazione. e personaggi, sui treni..che portano valigie di vita. gli scompartimenti sezionano piccoli gruppi, e poi c'è sempre chi ama stare nei corridoi..
da queste parti i treni non passano: partono o arrivano. sarà anche questo a influenzare la gente di qui. sono li, fermi, alla stazione. fermi come tante cose in questa città che sembra immobile a volte, eppure pulsa, nei sotterranei, di vita propria.
non so che cosa significhi cacciare una preda, ma conosco il fastidio di sentirsi incosapevolmente preda. (così come le ombre rimangono impresse nell'intorno, possono i sogni influenzare il nostro ben-mal-essere?)
 
simurgh2
simurgh2 il 28/06/12 alle 13:03 via WEB
Viaggiatori abituati a molte valigie, improvvisamente decidono di portarsi solo bagaglio a mano. Prendono appunti, haiku dietro al biglietto
Ti lasci avvicinare nell'osservare, ti lasci sfiorare dal raccogliere sensazioni, i da te drzim za roku (ti tengono per mano)
Non ne vedi tanti che annusano il caffè prima di berlo.

Mi tocca mollare qua. All'una oggi riunione. Ciao
 
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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