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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« In fondo era stata lei (I parte)VITASNELLA TI FA' VENIR... »

In fondo era stata lei no? (II parte)

Post n°117 pubblicato il 16 Gennaio 2011 da simurgh2
 

 

Questo ti po di percussione si chiama Hang

Il posto è un cocktail bar del centro. Alle 9 s'era detto.
C'è mica quando arrivo. Ordino qualcosa. Aspetto.
Quasi nove e mezza, arriva. A stento chiede scusa.
Faccio il gioviale. Lei sorride appena. Dice poco niente.
Che è venuta a fare? Parla no? E' stranita, vaga, imprecisa.
Mi vien da tirare un puttanassaeva nei pensieri.
Poi pare incollerirsi. Troppe domande, troppe questioni.
Che parlo allora? Di Berlusconi? Frega niente a lei e a me manco ancora.
Di Jung, di Tarantino, di John Coltrane? Pare non interessi niente.
Cosa stai leggendo? La Wolf mi fà. Gita al faro. Bello? Non so.
Si esce a fumar una sigaretta? Abiti qua in centro? Vivi sola?
Bella come siete
che non vi credete
ch'io mi lasci fare
Ci sono tante cose
al mondo da adorare
(Giulio Mozzi)
Si va dentro e fuori. Si beve, si fuma. Parlo tanto io, risponde appena lei.
Al terzo giro decido di tacere. Vediamo che succede?
Mi dico che è timida, imbarazzata, che magari voleva facessimo l'amore
e non parlare, che non osa dirmi andiamo, che non vuol sembrar puttana.
Oppure magari ha il ciclo, o non si è depilata, il letto sfatto,
la casa in disordine, forse oggi le è morto il gatto. Che ne so?.
Oppure adesso non ne ha piu voglia, che le sembro irreale.
Comunque sia siamo incartati. Stiamo là, senza dire. 20 minuti.
Io la guardo e dico Bene. Lei dice Si.
Tiro fuori i soldi, lei la sua carta Intesa. Paradosso.
Il cameriere prende tempo che noi non usiamo.
Io sono avvilito, lei non si capisce. Recidivi del non accadere.
Il proprietario, uscendo ci dice Ciao piccioncini.
A nessuno dei due vien da ridere. Siamo un campione rappresentativo
di come rovinarsi una serata. Spesso la vita delude,
ma pare una faccenda piu sottile. Fuori è freddo. Hai la macchina?
No, sono uscita a piedi. La mia è in tanta malora. Ti prenderai qualcosa.
La catena del freddo pare cosi rispettata. Neanche una gelida risata.
Ci diamo due baci sulle guance, cosi, senza alcun trasporto.
Lei dice Ci si sente, io dico Si ma sò gia che vuol dire Non se ne parla.
Mai una serata cosi ancora. Quattro robe sullo stomaco.
Quanto ho speso? Lei voleva pagare la sua metà con la carta Intesa.
Le mani in tasca, il colletto tirato su, i suoi passi sul marciapiede.
Ci si allontanava con questa tristezza dentro
Ho pensato che sarebbe toccato a lei far la mossa.
Mi aveva chiamato e richiamato, fatto intendere qualcosa.
Ecco, è cosi che vanno le cose. Dove vanno?

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Commenti al Post:
teti900
teti900 il 16/01/11 alle 09:56 via WEB
ormai son qua, mi hai anche visto, che faccio? sto zitta?
non credo:)
senti questa se ti piace:
Persino nel suo silenzio c'erano errori linguistici. (Stanislaw Jerzy Lec)
lo so non è nuova, l'ho scritta anche ieri da jezabels, ma mi piace:) è un paradosso che zittisce anche chi dice che il silenzio è comunicare e sono d'accordo ma non mi piace quando si dovrebbe dire e invece si tace.
certo che se uno/a dice a l'altra/o tace mi adeguo, ma non mi piace.
in fondo era stata lei, ma la pelle è la pelle! se a pelle non ti piace che faI? se a pelle non ti piace non ti piace neanche più per quel che ti piaceva. finito, basta, addio, peccato (ma anche chi se frega, tanto non ti piace!) ciao, SIMURGH, buona domenica:)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 16/01/11 alle 10:36 via WEB
Persino nel suo silenzio c'erano errori linguistici.<r> (Stanislaw Jerzy Lec)
Questa si mi piace proprio.
Stare in silenzio richiede una grande armonia, con un altro intendo. Una pace, come un accordo mistico, una sintonia spaziale. Silenzio è tacere, ascoltarsi, ascoltare il mondo.
A proposito hai sentito che l'asse si è spostato e che i segni zodiacali han subito delle variazioni? Io non ne capisco niente ma vuo dire che adesso son diverso da prima?
In silenzio si puo anche stare. A me una cosa che piacerebbe sarebbe dopo aver fatto all'amore ma c'è sempre, pare, questo bisogno di parlare che a me piuttosto vien da venire su e andar a mettere su una pasta, piuttosto.
Il silenzio è terrificante se devi star la ad attribuire significati a qualcuno che non gli vien da dire. Non piace neanche a me. Gran disagio, proprio, gran.
Tu pensi che, in fondo era stata lei era questione di pelle. La pelle c'era anche prima. Si erano visti ancora e lui sembrava gli piacesse no? Aveva fatto di tutto per incontrarlo. A quel punto la pelle non c'entra piu. C'entra qualcos'altro
Non è neanche tanto volessi attribuire qualche significato. Mi pare cosi complesso e tante cose non si sanno. Era piu cosi, come volessi una nota, trasmettere una sensazione, alla fine, quando loro due si allontanano cosi, una musica, una canzone, un bandoneon, un'altra ustione.
He he si, tanto è vero. Non so se mi piaceva. La storia non è vera. Non è successa. Mi incuriosiva una cosi. Il segreto che si era portata dietro, il suo non dirmi niente. Beh, lui si mi è verosimile ma lei è enigma. Dell'amore non si sà niente.
 
   
labirintidelcuore
labirintidelcuore il 16/01/11 alle 11:00 via WEB
"stare in silenzio richiede una grande armonia", sapere già cosa l'altro vuol dire e non aver necessità di sentirlo risuonare in una voce...stare in silenzio e guardarsi, per conoscersi ancora o solamente per stare bene...una fortuna che capita a pochi; il più delle volte il silenzio fra le persone genera diffidenza ed una serie d'elucubrazioni sul come...cosa...perchè... allora...Zitti e mosca! ciao Terri
 
     
simurgh2
simurgh2 il 17/01/11 alle 00:21 via WEB
E' sempre curioso poi cosa colpisca ad ognuno oppure cosa si senta di venir qua a dire sapendo che gli altri lo leggono. Si prende una frase, una tra tante, qualcosa allerta, colpisce e poi mi dico si, labirintidelcuore, "stare in silenzio richiede una grande armonia". E come questo dica di te, della tua anima e inclinazione emotiva. Silenzio ed armonia, la loro indispensabilità e desiderio di pace. Rendere non indispensabile il parlarsi, sapersi già e tenersi dentro, l'un l'altro. Quieta liturgia. Le parole sono imperfette, spesso lo è pure il silenzio. Possiede una semantica ambigua, feroce, che spiazza e impaurisce. Può mettere uno contro l'altro e temersi.
Ecco, a questo punto vado qua a fianco e clicco l'avvio di Almost blue di Chet Baker. Mi da questa sensazione del silenzio a cui aspiro. Lui lo suonava il silenzio. E' cosi che vorrei
 
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 16/01/11 alle 12:35 via WEB
A leggere questo tuo racconto mi vien da continuare la mia elucubrazione sui desideri: mi pare che il racconto sia una specie di riflessione sul mistero della verità dei desideri, di lei, di lui. L'avrà saputa lei la verità sui propri desideri? Se non la sapeva lei, come avrebbe potuto capirla lui e, eventualmente, confrontarsi, vedere se era possibile desiderare la stessa cosa? E così i silenzi e le azioni senza senso.
Buona domenica, và.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 17/01/11 alle 00:50 via WEB
Rispondevo appena qua sopra del come sia curioso ed esplicativo il cosa ad ognuno colpisce di una storia e lo vien qua a dire. Del come io intenda assegnare quel qualcosa che riporta come significativo, alla persona stessa, di un suo moto preciso, emblematico forse per quell'istante o per un nucleo esistenziale. Come tirar fuori una carta dal mazzo, una carta dei tarocchi sul tavolo. Ci vorrebbe Jodorowski per darne lettura ed interpretazione. I desideri e quanto e cosa si adopera per contenerli od esaltarli da l'idea della struttura e personalità della persona? Io non so, quella persona è inventata. Dentro si son ficcate schegge e pezzetti presi in qua e in la, assemblati. Ne è uscita una situazione che a me restituiva tristezza, che sottolineava la separazione e l'incomunicabilità. Il mistero della verità si, è vero. Quanto sia bene a volte non dirla pure, tacere. Mi viene in mente "Domani durante la battaglia pensa a me". Parlava di questo ed era fulminante nelle rivelazioni. Il desiderio era lo stesso originariamente, per entrambi. Erano mossi dallo stesso desiderio. Poi qualcosa deve essere intervenuto, non si sà. E questo non sapere, da parte di lui, decreta la distanza, il distacco e, il conseguente mistero quali noi siamo. Penso poi che son stato io stesso ad impedirne il suo esplicarsi. Un casino insomma dovessi star qua a dire il perchè. Su questo si dilata ancora il silenzio. Mi è piaciuto aver modo di dirlo. Si mettono in moto cose che, a tacerle, non si sarebbero dette. Grazie donnacamèl.
 
   
LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 17/01/11 alle 09:25 via WEB
Mica sempre si sa con certezza quello che vogliono i nostri personaggi, quello che pensano. A volte sono intuizioni che sorprendono anche noi stessi. Un mio amico dice che scrive anche per capirsi meglio, per scoprire qualcosa di sè e anche per me è spesso così. Pure senza cadere nell'ingenuità di confondere il personaggio con l'autore, è da quello scatolone segreto che prendiamo il materiale per costruire i nostri sogni.
 
     
simurgh2
simurgh2 il 17/01/11 alle 12:36 via WEB
Scrivere, come leggere è, fondamentalmente consolazione penso. Per me è atto di cura. Autoterapia, autoconoscenza. Una via come altre. La narrazione di sè, anche se attraverso personaggi improbabili che, come dici te "presi dallo scatolone segreto dei materiali per costruire i nostri sogni", sono inconscie frattaglie, disgregazioni che si ricompongono in noi. Noi siamo quel che scriviamo.
Credo in questo mezzo che è la narrazione di sè come strumento di cura. Ne accede piu facilmente chi ne possiede strumenti, l'inclinazione al fantastico, capacità di astrazione.
Mi vengono in mente Murakami o Javer Marias. Gente che quando si mette la non sa cosa andrà a scrivere. Non ha una trama. Altrimenti si annoierebbero, dicono, aver gia tutto predisposto. Cosi è per molti nella vita. Altri invece hanno bisogno di contenitori, di qualcosa che li rassicuri, che schematizzi e predisponga. Quotidianità metodiche dunque.
Sui personaggi che uno sceglie direi che in ognuno c'è dell'autore. Attraverso loro parla anche di sè, C'è il suo modo di vederli almeno, la sua angolatura.
Che casino devo aver combinato. Boh, vediamo. Grazie donnacamèl
 
Nues.s
Nues.s il 16/01/11 alle 14:17 via WEB
Sì.
A volte puo' esser stata Lei. Ma anche... Lui.
C'è una seduzione sottile che passa attraverso dei riflessi di luce che ci creiamo e che brillano. Brillano a tal punto che resti lì: abbacinato. Ti senti preso, ammicchi con lo sguardo, ti lasci trascinare, i presupposti in fondo, posson esserci: la solitudine dei sensi, piu' che il cuore, che si fanno prepotenti: vuoi capire fin dove spingerti presupponendo dinamiche tali proprio in tal senso. Particolari, anche apparentemente minimi, fanno decidere di finire così una serata che si prospettava appagante, in una semi-autonomia dei gesti in quel..rituale che si fa automantismo. Quasi patetico.
Ma...ma la decisione di farli desistere e non continuare a schermarsi di ovvieta', ha restituito loro quell'andar via da quella chimica fatta di pelle che alla fin fine, non è mai sbocciata.. in maniera quasi come un sollevarsi, ecco. Piu' in lei, che in te. (Ma anche no.)
 
 
simurgh2
simurgh2 il 17/01/11 alle 12:54 via WEB
"..la solitudine dei sensi, piu' che il cuore, che si fanno prepotenti"
E' la cosa che piu mi parla di te. Le parole che anche piu sintetizzano il senso narrativo. La solitudine dei sensi, la loro deprivazione che, non in tutti ma in certi si fà prepotente e annicchilente
Non c'era un senso preciso, volevo trasmettere una solitudine, un suono, come quell'Almost blue qua a fianco di Chet Baker. Poi ne escono cosi un sacco di spunti ma anche di interesse che mi si mostra e scalda. Una sorta di gratitudine è inevitabile.
C'è una seduzione sottile che passa attraverso dei riflessi di luce che ci creiamo e che brillano Anche questo trovo molto espicativo e determinante. La seduzione sottile che, inevitabile s'innesca. I riflessi che vogliamo propagare e poi cogliere, si. Inevitavile il ricorso al desiderio e la seduzione è la chiave d'accesso. Un bisogno che ottunde e che può impaurire. Siamo colmi di ripensamenti e di rinunce preventive. Un super io prende il sopravvento e ci governa. Il conseguente conflitto ha molti volti e, tutti ci abitano.
Grazie Nues. Molto belle le tue osservazioni. Bisognerebbe star qua a filosofeggiare ma anche no, vero.
 
JoyMusette
JoyMusette il 16/01/11 alle 20:54 via WEB
ma come si fa a restare in silenzio con uno come te? Io diventerei logorroica...
 
placebo.ma
placebo.ma il 17/01/11 alle 22:07 via WEB
Nei protagonisti del racconto si averte il bisogno di contatto, di condivisione, soprattutto in chi narra , ma questo forte bisogno impedisce poi concretamente la comunicazione e l'apertura all'altro nei tempi e nei modi giusti, è come se il dialogo fosse sfasato, come se le domande arrivassero dopo le risposte e i due quiindi non riuscissero a comprendersi, non comunicano realmente e rimangono in se stessi ancora più soli di prima. Poi l'arrovellarsi su ciò che andava fatto o detto prima durante e dopo l'incontro è solo un farsi un mare di 'pippe mentali'...
 
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