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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
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In un osteria di Reggio Emilia, un poeta si imbatte in una scritta che trova sul muro di un bagno. La qual cosa sembra a lui un bel poemetto. Due versi. Un endecasillabo elementare e di poco conto e un ottonario, dice. Lui è un professore universitario di letteratura, se ne intende. Mentre io, di metrica sò un tubo. Era scritto questo:
"Si prega di lasciare i servizi consoni di riutilizzo!"
Potevano scrivere "Lasciate pulito il bagno" e basta.
Il poeta era seduto con altri ad un tavolo fuori, sul plateatico, in via Antonio Allegri, detto il Correggio a Reggio Emilia. Aveva la testa che gli girava oltre l'elittica, oltre la sfera delle stelle fisse per via della vodka all'anice, del rum, di due tre aperitivi e via discorrendo ma ciò che l'aveva sollecitato al bisogno di andare in bagno eran state due birre leggere e bionde.
- Scusi dov'è? - chiese solamente ma il cameriere capì lo stesso cosa intendeva.
- In fondo a sinistra, giu per le scale- rispose con un sorrisetto affabile.
Ecco la ragione per cui era corso via dalla compagnia allegra e triviale che erano la che parlavano di figa (non avevo mai sentito prima un posto dove questo fosse cosi preponderante. Si lo sò, i maschi non fanno altro, in ogni posto ma a Reggio, credetemi, chiedete in giro, è impressionante), di cotiche e lardo, di Heidgger e di calcio
Una volta tornato, il poeta dirà che è stata quella parola sopratutto, quel "consoni" e di come questo possa agire su un animo sensibile e poetico, comunque predisposto.
Insomma, arriva in bagno, quel silenzio improvviso che avvolge il luogo, la concentrazione che richiede, l'ispirazione impellente pure. Cardini questi della poesia. In fondo ti sbottoni, ti cali le braghe, sei li in piedi esposto nell'intimo e la tua anima si apre timida al coglier poesia. Perchè, la oesia, non l'ha scritta mica solo il Leopardi o il Carducci eh?. Il poeta, io lo capisco, stando in mezzo a quella triviale e allegra brigata, sente il bisogno di staccarsi, di respirare da quel chiasso dove circolano parole grevi, lo capisco.
Continuerò a scrivere di questa storia, che a me pare illuminante circa il senso profondo della poesia, del suo scaturire e del poter comparire in ogni luogo.
( 1 parte )
Il poeta in questione, nonche professore universitario emerito, si chiama Ermanno Cavazzoni
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)