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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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« Billie Holiday - Fine and Melowcortazar negli interstizi »

le vie dei cardi

Post n°382 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da simurgh2
 

Mi piaceva l'idea che proveniva dalle parole inserite (1) sulla storia di Billie Holiday e il sucessivo commento . La sensazione che mi dava, nel suo dilatarsi, suggeriva un sommarsi di spunti, di codici, simbologie e astrazione poetiche. Per non relegarla allo spazio angusto dei commenti e per darne, secondo mio gusto risalto, lo riporto qua per darne risposta.  Allora. con la scusa di Billie Holiday non si sa dove il canto ci porta, una voce, un soffio ci spinge, si procede per intuizioni, analogie, divagazioni, seguendo l'inganno dei sensi e, in questo i sentieri del sublime, dove la sublimazione compare nelle vesti di dea, simulacro, di bellezza poetica, poiesis è creazione e si parte sempre da una sorta di caos per finire chissà dove. Dove Billie Holiday non c'entra piu niente

Amy Winehouse "Someone like you"

 

Va consumata la voce, come la vita
quel filo che ti resta, sottratto al fiato
dove convergono le vie dello scambio
ad officiarne il rito sacrificale e la forza
che imprime movimento alla ruota
che rompe i silenzi dei venti e della vita

Il sublime si sovrappone alla necessità
e cosi sancisce il suo inganno, chiude il cerchio
in poche note ciò che è perduto, dentro gli occhi
deve rinunciare all'unicità di ogni altro
e si sancisce la necessità dello scambio
Ciò che esiste una sola volta e per poco tempo
non puo essere commisurato ad altro tempo
Una vita breve, maledetta e irrecuperabile
Della vita poi rimane solo una lunga stanchezza.
La vita, pare dire, è irreparabile e irripetiile.
Non ci resta altro vecchio Lester, ne a me ne a te.
(simurgh) (1) 

Le vie dei canti, altrimenti dette "Klin otto" 

quello scambio contiene sempre qualche uccisione? nella ruota nel movimento che rompe i silenzi dei venti,della vita nel punto di scambio...di congiunzione è lì dove avviene il rito sacrificale?
Prima dello scambio percorriamo le vie,dedalo di sentieri invisibili, cantando il nome di ogni cosa,piccole cose d'infinita umiltà,branzini castagne pigne di sassi,queste note rimangono sulla terra come una scia,formando una via,una mappa,un'antenna...come le briciole di pollicino insomma,a patto di riconoscerle ci conducono a quel punto di scambio : la distanza fra i due luoghi fino a quel punto è la cifra del pezzo cantato il sublime,
poiesis è creazione
devi vedere,cantare...creare,allora è il codice,seme_radice,la pista,l'orma, la via,lo scambio,la forza,
l'irripetibile che sempre rinnova
Immagino così i nostri cicli di canti,a "ripetere" le nostre assenze :qualche baracca nel deserto,poca è la pioggia,irregolare..luoghi,i nostri,dove muoversi vuol dire sopravvivere..e sentirsi a casa la possibilità di lasciarla,non è a forza il posto in cui ci si nutre ma è dove si "sta",dove si sanno a memoria i rifugi,invincibili dove si è.
Il movimento,il primo,si fa timoroso e vulnerabile,cordone ombelicale da barattare,intenzione, dove l'itinerario dello scambio "è" la via stessa del canto.Quando due vie s'incontrano ognuno canta il suo verso,nella sua unicità
la forza che congiunge non è una reazione,io credo un impluso
è Armonia,lunghi bemolle sposano l'onda di arpeggi e glissando
Se vuoi sangue nuovo devi camminare e fare tappa,diceva quell'uomo che mi ha insegnato a sussurrare ai cavalli,
una sorta di luogo di concepimento,paternità parallela dove posare il capo quando si è stanchi
(tornare dentro)
In fondo il contrario di quello che diceva Pascal che attribuiva la fonte di tutte le nostre sofferenze a non essere capaci di starcene tranquilli in una stanza,salvo lo svago per successiva rovina? Dostoevskij scriveva che per riconoscere la nostra umanità dobbiamo partire abbandonando i legami...credo che il movimento non sia allontanamento nè fuga,piuttosto ricerca di scambi..doni,baratti,la direzione a seguire il lampo del tuono..tu_tun
dove c'è lampo acqua sarà.. br>l'aridità crea l'urgenza,nel balzo il rimbalzo... Così a volte si resta in ascolto,come oche in volo che registrano cori di rane sotto di loro e sanno di sorvolare la palude...come delfini che triangolano,come un cieco che tocca i lati delle cose...come il volo della sterna..che nidifica nella tundra sverna nelle acque antartiche e poi vola di nuovo al nord...
da un vello il filato,nella sua unicità
Così noi come sacerdotesse shamanka risaliamo la corrente al Klin Otto,dentro notti di nebbia e voghiamo a tempo,prima da una parte sola,una battuta a mezz'aria poi via dall'altra,
e tra le dita man_teniamo solo una corda intessuta di perle intrecciata di nodi-segnano il tempo- fino a quando contando quei nodi che ci lasciamo scorrere via tra le dita il verso che stiamo cantando diviene altro da sè,è l'intesa,
avviene lo scambio, il nodo scioglie l'ottavo...
nella sosta il sublime,della vita l'irreparabile
Per tornare,ora,non avremo che da cantare al contrario
(claudia sogno)

Bellissimo.  

(1) L'assemblaggio delle parole proviene da "Le nozze di Cadmo e Armonia" di Roberto Calasso

 
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