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La linea di minor resistenza

Post n°419 pubblicato il 20 Marzo 2012 da simurgh2
 

E poi muoiono cosi, come giganti bonari
abbandonandosi al sentiero di minor resistenza 
Poi resta cosi poco di un'intera vita, grossomodo
Le immagini che ti tornano alla mente 
che nascono, palpitano e fluiscono
e sono le molle di quel gioco impreciso 
le cui regole mutano ad ogni istante
e che viene convenzionamente chiamato destino.
Poi, la giostra si ferma.

 
 "La linea di minor resistenza" è il tragitto che ciascuno fa nell'arco della propria esistenza: una battaglia con pochi momenti di euforia e qualche attimo di luminosa felicità, combattuta percorrendo inconsapevolmente la strada meno impegnativa, in un erratico avanzare sotto i giavellotti del destino. Fino allo stagno color piombo, che tutto inghiotte e cancella 

Lungo la linea di minor resistenza 

Lungo la linea di minor resistenza
siamo in marcia da gran tempo, stanchi
ormai, ingobbiti e tuttavia grati, nell'insieme.
Di noi nessuno, credo, 
più ricorda quando cominciò, 
né di dove, esattamente; un piccolo scarto forse,
una prima deviazione a evitare vampe lontane,
un tronco di abete o faggio a riparo,
un muricciolo di pietre,
la breve spada per tre quarti nel fodero,
l'occhio attento,
l'orecchio ben spalancato al fragore della battaglia
laggiù. Non sempre era facile seguirla, la linea.
Spariva oltre un torrente ringhioso,
si perdeva nell'incavo di fossi cari
al crescione e a limacciose lumache senza guscio.
O perché
cadeva brusca la notte. Che fare adesso? Stavamo lì
attorno a magri fuochi di sterpi,
malamente accampati,
inquieti, la paura come rugiada sui nostri mantelli.
L'alba svelava molteplici insidie
ovvie a chiunque. Quel bosco troppo fitto
troppo buio,
quella gola tortuosa fra pareti di roccia,
quel ponticello nudo e sottile
sui risucchi del fiume,
la palizzata sbilenca dall'aria indifesa,
un convergere di uccelli neri sulla radura a oriente,
l'ululìo di grossi cani tra ruderi anneriti...
Avevamo imparato, ci tenevamo a distanza
avanzando a ginocchi piegati,
schiena curva, in silenzio.
Ma la linea di minor resistenza...
...ci sarebbe servita soprattutto nello smeraldo
di un prato
prima di metter piede su dolcissime chiazze
di mughetti, di primule. Finalmente! Lo slancio
era invincibile, ci lasciavamo cadere su quel manto 
a braccia aperte,
lo sguardo ozioso, socchiuso, scivoloso
su vaghe ramaglie musicali in un accenno di vento.
Api, anche.
E una libellula incerta nel battito d'ali trasparenti.
Non sembra vero, diceva qualcuno. E infatti
non lo era. In mezzo a noi languidi
- appena un fruscio, un taglio nel bisso -
precipitava il primo giavellotto. Il nemico era lì
tutto attorno. Bisognava fuggire, ritirarsi, 
più di una volta
combattere sopprimendo il tremito,
richiamando l'impigrito furore
a denti stretti, l'urlo pronto a scoppiare, il braccio
mulinante a caso nella mischia. Belve, tutti.

(Carlo Fruttero)

 

 
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