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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Una luce già spentaCheveaux de bois »

Il walzer delle piccole cose

Post n°494 pubblicato il 07 Febbraio 2013 da simurgh2
 

Certi pensieri ti vengono in mente ascoltando delle canzoni.
Il Walzer di Matilda mi ha fatto venire in mente mia madre
di quanto le piaccia ballare. Il walzer di Matilda mi ha fatto
malinconia. Poi mi sono venuti in mente gli albicocchi
e i cacciaviti di mio padre dentro il cassetto delle posate.

Da qualche parte ci sono posti dentro di noi
con dentro delle cose che non sai, ma ne sai gli odori
dei suoni, come quello deii passi sulle scale,
folgorazioni di un'istante,
un'immagine che passa e non sai come mai è rimasta
la tutto quel tempo, ad aspettarti, impigliata
come l'odore delle mele cotte,
il gusto dei chiodi di garofano, all'improvviso,
che ci torna a fare nella mia bocca?
E c'erano tutti quegli albicocchi messi in fila
ricordo, la fuori della vecchia casa neanche grandi uguali
come in ere diverse fuggiti da altri giardini
e venuti la per starsene insieme io
quei frutti li chiamavo albicoccole, da piccolo.
Io non credo che ci siano parole per esprimere ogni cosa
E anche quei posti dentro di noi, con dentro un sacco di cose,
e la dentro le parole non riescono a star ferme,
cose essenziali di cui non si può dire piu niente,
come andassero piu oltre senza fermarsi,
in posti perduti e senza nome che, a parlarne anche
non è che si mettano in ordine, parole pronte
a scambiarsi con altre, a trovare dei perchè e percome
e per ritrovare pensieri che si parlano tra loro.
Allora perchè, quando mio padre morì, all'ospedale
mi restituirono la sua protesi dentale e gli occhiali?
Gli oggetti sopravvivono a chi li ha posseduti.
Come fossero un'estremità di ognuno di noi
Una pelle ulteriore, oltre le dita, una pelle strappata.
"A casa in un cassetto della cucina, mescolati tra le posate,
c'erano dei piccolissimi cacciavite. Finchè era in vita,
mia madre un giorno si e uno no gli diceva
che gli attrezzi non dovevano stare li e che doveva spostarli.
Dopo la morte rimasero li ancora per anni.
Dopo che è morto i piccoli cacciavite non gli davano piu fastidio.
Come mai?
Se lui non poteva piu stare seduto a quel tavolo
almeno i caccivite potevano stare tra le posate.
Subentrò una soggezione che si trasmetteva alle mani
e nel suo senso dell'ordine s'infiltravano eccezioni
dettate dalla generosità. Ora, pensavo,
gli sarebbe stato permesso di mangiare
con i suoi cacciavite invece che con cucchiaio e forchette.
Fuori, gli albicocchi testardi non si vergognavano a fiorire.
I sentimenti si distribuiscono spesso
in modo strano verso l'esterno"

 
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