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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
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La necessità della lentezza
delicata architettura della spirale
dentro c'è il Minotauro
l'utero, il labirinto
che la lumaca sfida
piano accerchia e stringe
nella costruzione della sua spira
che prima allarga
poi torna e decresce
Angelus Novus
Nel suo sguardo
mortale Medusa
la via d'uscita
la sua piccola bufera
riportando al centro il margine
la lenta spirale
circolare che trattiene
di ogni andare il ritorno
come l'Angelus ascende
o sprofonda
un perdersi nell'apice
cala la spirale
ottavo ipogeo
sottosuolo e controcanto
esegesi della spirale
che dagli inferi sale
un Ulisse in ognuno
una semantica della fuga
l'utero e il filo di Arianna
l'embrione e il germoglio
il cordone ombelicale
Intorno al collo
(simurgh)
Un uomo trasognato nei suoi pensieri con lentezza nell’erba alta cammina assieme a loro è in altro luogo. Ha un grande piede che poggia e piega l’erba verso la terra. La lumaca lo vede, muove circospetta le antenne, si orienta, ascolta, poi teme, gli angeli malati che sente nell’erba che geme, una soffitta, i giocattoli, un trenino di legno, una scatola di Lego, una scatoletta di legno, come uno scrigno con dentro un Ussaro di stagno che, una volta, lui metteva sotto il cuscino. Un cancello, si ferma, un confine delimita, più oltre erba ancora, un pascolo, alta quell’erba , nasconde in un fruscio dentro i suoi passi, e freme l’intorno, le foglie, i legni, i vermi per terra, le cerva ai margini del piccolo bosco e la lumaca lo sente, muove le antenne e striscia la sua bava e lui pensa alle tettine tremanti della bambina, ai piccoli capezzoli induriti dal freddo. L’uomo aveva perso la strada per casa. Da quattro giorni camminava senza meta. Non era cosi sveglio, se cosi si puo dire, quell’uomo. La lumaca viene presa su dagli occhi dell’uomo, dall’erba, tra le dita, nel palmo lei posa. Lui da sempre, negli occhi lo stesso stupore, come sfugge l’impermanenza delle cose e questo, per lui è qualcosa che spinge verso quell’inquietudine che cerca la pace. Come ogni uomo, l’andare. La testa piena di piccoli sonni, un argine separa, da cui non sa mai se il suo è un’essersi svegliato e allora, quel guardarsi attorno ogni volta., in quella sorta di sgomento cova stupore., come ogni strada persa che riporta a casa.
"Irreale
Tu sei apparsa a me
A nessun altro
E tornata ( ad essere) niente"
Sigur Ross)
...il racconto continua nello spazio dei commenti
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)