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Movimento, sguardo e tatto
The Cure - Boys Don't Cry
Erano circa le undici di sera e, seduto a un grande tavolo di legno scuro, al pub da Stefan, a circa un chilometro dalla gelateria dove lavoravo dalle nove alle ventidue e trenta, sorseggiavo un lungo caffè tedesco e scrivevo sul mio taccuino qualcosa che non ricordo, al tempo stesso ascoltando distrattamente i discorsi di Mauro e Alexander Darren, i miei compagni di lavoro seduti allo stesso tavolo. Parlavano di donne e Mauro, Il più vecchio, che, fin dal primo momento, non mi era piaciuto affatto,andava dicendo le solite cazzate che spesso, gli uomini, parlando tra loro al bar, ma anche in altri posti, ripetono di continuo; che le donne sono tutte troie, diceva che le donne tè lo mettono nel culo, le donne qua le donne là; che lui non se lo sarebbe mai più fatto mettere nel culo, che alle donne Interessava soltanto una cosa eccetera; e che anche a lui, in fondo, interessava soltanto una cosa, e perciò: tutto bene. E comunque, aveva detto ancora, quello che più lo attirava in una donna erano le tette, quello gli importava: che avessero delle belle tette. Due belle tette, e il resto non aveva importanza. Due belle tette, continuava a ripetere, aumentando cosi la mia irritazione. E stavo proprio per decidermi a dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non sentirlo più, quando Alexander Darren, il giovanissimo Ale, che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare in silenzio sorseggiando la sua birra, disse: Secondo me, con le donne, è una questione di movimento, di sguardo e di tatto. Mauro lo guardò senza capire e anch'io lo guardai. Alzai la testa dal taccuino, lo guardai e ripetei: movimento/sguardo/tatto. E per la prima volta, dopo un tempo che mi sembra lunghissimo, pensai alla donna che, per non vedere, per non sentire, mi aveva spinto a cercare e trovare questo assurdo lavoro inGermania, a Schierling, in Baviera, lontano da lei, da casa, dall'irritazione e dalla rabbia, al pensiero di vederla e sentirla, ogni volta che pensavo che l'avrei sentita e vista, lontano dal rancore, dall'odio. Lontano.
Pensai a lei.
Avrei voluto vederla muoversi. Toccarla.
vitaliano trevisan, shorts
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)