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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
« Lo scarabeo del faraone | Teneva stretta nella man... » |
Quando le cose si mettono male, c'è questa atmosfera
Sere fà pioveva. Dev'esser stato domenica. Anzi era domenica scorsa. Aveva piovuto tutto il giorno; incessante, fine. Io avevo dormito. Un tempo ideale. Nel pomeriggio ero andato a letto subito dopo aver pranzato, sulle due e ho dormito fino alle sei. Mi dà una goduria a me sta roba. Da sempre dormo poco alla notte sicchè, casomai posso. La pioggia è un tempo ideale, quasi a giustificare quello che puo apparir uno spreco. Tanto piove. Non devi render conto alla tua coscienza di non aver fatto un tubo. La pioggia lava ed assolve. Io poi, le domeniche mi stanno sui maroni. I giorni del tedio. Insomma ero la con la mia pigrizia da domenica piovosa e appena infilato sotto le lenzuola mi è venuta questa malinconia. Un desiderio che compare per un suo nesso inellutabile. Una voglia di far l'amore. Con la pioggia ha un suo timbro dolce che scompiglia. Il desiderio di aver qualcuno steso al fianco, prima ancora del desiderio di far l'amore. Cosi, se doveva esserci una priorità. Quel sentire di accordarsi al respiro, avvertire il contatto e il calore della carne, la vicinanza. Una dimensione arcaica ed ancestrale della mente. Lo senti quel richiamo venir su, per una sua naturalezza primordiale. Come una fame, non c'è da fare niente. Anche solo addormentarsi assieme, dio bon che roba. Fatto stà che ho preso sonno con quei pensieri.
Ma questo non centra con quel che sto per dire.
Alla sera pioveva ancora. Sono uscito sotto il portico a fumarmi una sigaretta, dopo cena. Il silenzio era fermo come in una pozza. La pioggia faceva solo un breve fruscio. Lento d'incanto. Guardavo il fimo che soffiavo dalla bocca scoprirsi all'esterno del portico e bagnarsi in quella pioggia. Poi avvertii come il rumore che pareva di un motorino elettrico. Passarono istanti prima che riuscissi a capire. Intanto ti chiedi cos'è questo rumore? E il pensiero sfoglia il catalogo mentale dei rumori identificati. Un rumorino soffocato diciamo. Questo stoppò quel senso di pace. Qualcosa immetteva la sensazione dell'irreale. Capii che era un motorino che caricava una pompa quando sentii gli irrigatori sollevarsi nell'erba. Poi parti l'irrigazione. Pfffft pfffft pfffft crrrrch crrrrch pfffft. Pioveva. Mi prese una tristezza che non sapevo spiegare. Una cosa che ci scivoli dentro e mi sentii perso. Quelli irrigatori mi deridevano. "In quel buio un cane lontano abbaiava. Quando le cose si mettono male, c'è questa atmosfera." Che bisogno c'era che innaffiassero quella sera, che bisogno? Sono programmati cazzo!"L'uomo è pieno di ideficienti misteri che la natura non gli ha fornito. Mio nonno non dava da bere all'orto quando pioveva, per esempio. Ci vorrebbero però quei tempi che portavi un secchio alla volta alle cose che volevi inaffiare. Ma non è tanto questo, non è questo o forse si anche, un po centra. E' che mi sentii all'improvviso infelice. Quegli irrigatori che sputacchiavano contro la pioggia pfffft pfffft pfffft crrrrch crrrrch e via cosi. Era come se sentissi che mi pioveva dentro. Che mi colava dentro le pareti interne. Non so se rendo l'idea di quel che voglio dire. Mi sentii all'improvviso, fragile ed esposto. Vulnerabile, indifeso per un niente. Ero perfino commosso. Durò pochi istanti questa sensazione di essere fuori del mio corpo, distaccato, di una spanna anche se la percezione di sè diventa spazio siderale, visione, estraneamento. E lì che forse ci s'incontra, come quando dice che adesso, con il motoscafo Lynch, sarebbe entrato nella notte. E s'incontra con quella voce che lo sogna, con il buio dentro di sè.
Poi sentii che avevo dei peli che mi uscivano dalle narici (1) e li presi tra le unghie e li strappai, con un colpo. Sternutii. Mi sentii rimesso a posto ed uscii.
(1) C'è un'età dell'uomo in cui cominciano a crescergli i peli nel naso
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)