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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
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Dov’è per questo interno
un fuori? Su quale pena
lini come questi vanno a porsi?
Dentro, quanti cieli si riflettono,
nel lago chiuso
di queste aperte rose -
di loro prive d’ansietà, guarda:
come aeree in ciò che è lieve
stanno, come mai fosse concesso
ad una mano tremante farle colme.
A stento sanno trattenersi:
si lascia più d’una all’estremo
ricolmare, e trabocca, dal proprio interno
aperto, nei giorni - ed essi sempre,
ricolmi a loro volta, ancora e ancora,
si schiudono finché l’estate tutta
si fa stanza: una stanza dentro un sogno
(R. M. Rilke, Das Rosen-Innere, nel suo vol. Poesie, vol. I, p.666)
(Vinicio Capossela - Con una rosa)
Par a me, Capossela ci stia per contraltare a questo Rilke che pensa alla morte, steso sulle ruvide lenzuola di lino , alla tacita vita che sembrava prima aprirsi all'infinito e trova nella rosa la sua verità, che sarà pur leggero anche lui però, Capossela che parla anche lui di una rosa beh, per me ben ci stà
Chissà per quale verità deponi, rilke?
Oltre alla rosa fatali furono le spine
Al dentro il fuori ci può stare
e tu era alla morte che pensavi
Sul tuo petto la poggeremo con mano tremante
la rosa aperte come occhi sull'infinito
e ogni mistero resti sotto palpebre ricolme.
Il traboccare nel silenzio della notte estiva
e aprir a te le stanze disabitate che adornerò di rose
petali come palpebre dischiuse si apriranno
all'infinito spasmo che tu Rilke andavi perdendo
Lui che pur ne conosceva la grazia ne donò a te la rosa
Si schiuderanno le estati con te dentro una stanza
ed entrerà la notte dove le parole non possono dire
che come petali e palpebre qua si chiudono
per tenerti dentro a quella rosa il suo mistero
(simurgh)
come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te
(Vinicio Capossela)
zan, zan
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)