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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« La parrucchiera di Dresd...Billie »

chet

Post n°379 pubblicato il 09 Gennaio 2012 da simurgh2
 

Qua, il poeta presunto, immagina dei posti, un uomo che cammina con una sacca, trova una casa ormai diroccata e, le sensazioni che sono nella musica piu che nelle parole. La ghirlanda brillante che sospinge e corona di malinconiici sentimenti un ritorno.


- Nel gennaio 1988 Baker partecipa ad una particolare incisione "Chet on poetry" un disco rimasto incompiuto, che fu successivamente completato e mixato a cura di Nicola Stilo per l'etichetta Novus. Qui oltre a Chet alla tromba e all'inedita lettura in italiano di poesie di Gianluca Manzi e Maurizio Quercini troviamo appunto Stilo (fl., g., p), Enzo Pietropaoli (bass), Roberto Gatto (drums), Alfredo Minotti (perc.)
Chet dice delle parole all'inizio. Parole che metto nei commenti 

 

chet

  Zampe che spillano orme

lasciate sull’erba, tra i sassi

Negli Appennini vastità sconosciute

disperdono un canto lasciando una scia

molecole, atomi nelle scie luminose

che lui annusa con il naso nell’aria.

Tu tun

 

 

 Zampillano allora nei suoi pensieri

pulsando all’interno di cerchi di luce

desideri, ciurme, cavalli al galoppo.

Con lo stivale raschia la terra

Tu tun

Traccia un segno, un cerchio, una freccia.

Sulla spalla ha una sacca di pelle

e dentro una tromba, un coltello

un quaderno, una scatola di colori

un sacchetto di perle

Tu tun
Tu tun

 

 

 

 

La lama che incide sul tronco, il corvo che stride.

L’uomo cerca nel bosco

tra gli arbusti qualcosa di fosco

Una casa diroccata, forse una pieve

dei sassi, una roccia. Qualcosa fu scritto,

Un monaco fu visto, silenzioso aggirarsi
.
Ombra immobile, visione dentro una stalla

La trovò ai margini del bosco

Tu tun

 

 

Vecchie pietre, il portico, l’edera dentro le stanze

Nidi rinsecchiti abbandonati dalle rondini

Che fuggono sapendo gli scricchiolii delle travi che crollano

Era la casa dove era nato e, prima di lui suo padre

Li dentro fu sgravato dalla madre poi morta

Cosi, ancora piccolo parti con il padre per le Americhe

Tu tun

Imparò il suono della sua lingua suonando una tromba

Come to mu arms, my beamish boy!

(Vieni fra le mie braccia mio radioso fanciullo)

Tre pistoni, tre colpi, infinite combinazioni suonava.

“Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante”

Smarrute note gli sgrillavano dentro d’etermo nel suono

 

 

 

 

Rintronò un inno

per ricordarne la gioia

Tu tun

La tromba sapeva suonarla a memoria

Parole  scritte di suoni,
partorivano inutili sogni

 

 

 

Eins, Zwei! Eins, Swei!
Und durch, und durch
L'uomo riprese a camminare
Nella sacca la tromba
Tu tun Tu tun tu tun
Tu tun Tu tun Tu tun

 

 
Rispondi al commento:
JoyMusette
JoyMusette il 11/01/12 alle 09:18 via WEB
Di prima mattina, insieme al caffè, è un toccasana... Grazie:-)
 
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-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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