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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

ma anche no

 
 

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

Salva con nome

Post n°499 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da simurgh2
 

Delle volte dal lavoro esco per fumarmi una cicca.
Quasi sempre mi porta un libro.
Avevo questo di poesia.
Non l'ho scelta, capitava
Mentre fumo ne scrivo una.
Come in un reading, rispondo.
Un'altra cicca, più tardi
faccio un disegnetto sulla pagina
del posto la davanti

 III

Potrebbe essere qui. Una nuvola
invade dai cieli la cucina.
Ogni forchetta ha un lampo, poi si oscura.
E' semplice, le gambe affondano
il marmo del pavimento è fango
le unghie sono calce, si sfaldano.

Lascia che non si opponga, soffi sul buio
dia del tu a se stessa

(Antonella Anedda - "Salva con nome")

 

Si prende confidenza
una nuvola senza parola
Potrebbe essere qui
senza saper poi che fare
dentro un cielo di alluminio
come una forchetta la vedo
e me la infila nell'occhio
senza neanche darmi del tu

(simurgh)

 

A memoria coltiva nell'alba
novena di pini
sospesa la nebbia
non la voce
del tronco
scolpiva "salva con nome"
poi s'allontanava
sfocata di rosso la gola

 

I geki strisciano intorno al collo 

 
 
 

Ekki Mùkk

Post n°498 pubblicato il 11 Febbraio 2013 da simurgh2
 

 

La necessità della lentezza
delicata architettura della spirale
dentro c'è il Minotauro
l'utero, il labirinto
che la lumaca sfida
piano accerchia e stringe
nella costruzione della sua spira
che prima allarga
poi torna e decresce
Angelus Novus
Nel suo sguardo
mortale Medusa
la via d'uscita
la sua piccola bufera
riportando al centro il margine
la lenta spirale
circolare che trattiene
di ogni andare il ritorno
come l'Angelus ascende
o sprofonda
un perdersi nell'apice
cala la spirale
ottavo ipogeo
sottosuolo e controcanto
esegesi della spirale
che dagli inferi sale
un Ulisse in ognuno
una semantica della fuga
l'utero e il filo di Arianna
l'embrione e il germoglio 
il cordone ombelicale
Intorno al collo
(simurgh)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un uomo trasognato nei suoi pensieri con lentezza nell’erba alta cammina assieme a loro è in altro luogo. Ha un grande piede che poggia e piega l’erba verso la terra. La lumaca lo vede, muove circospetta le antenne, si orienta, ascolta, poi teme, gli angeli malati che sente nell’erba che geme, una soffitta, i giocattoli, un trenino di legno, una scatola di Lego, una scatoletta di legno, come uno scrigno con dentro un Ussaro di stagno che, una volta, lui metteva sotto il cuscino. Un cancello, si ferma, un confine delimita, più oltre erba ancora, un pascolo, alta quell’erba , nasconde in un fruscio dentro  i suoi passi, e freme l’intorno, le foglie, i legni, i vermi per terra, le cerva ai margini del piccolo bosco e la lumaca lo sente, muove le antenne e striscia la sua bava e lui pensa alle tettine tremanti della bambina, ai piccoli capezzoli induriti dal freddo. L’uomo aveva perso la strada per casa. Da quattro giorni camminava senza meta. Non era cosi sveglio, se cosi si puo dire, quell’uomo. La lumaca viene presa su dagli occhi dell’uomo, dall’erba, tra le dita, nel palmo lei posa. Lui da sempre, negli occhi lo stesso stupore, come sfugge l’impermanenza delle cose e questo, per lui è qualcosa che spinge verso quell’inquietudine che cerca la pace. Come ogni uomo, l’andare. La testa piena di piccoli sonni, un argine separa, da cui non sa mai se il suo è un’essersi svegliato e allora, quel guardarsi attorno ogni volta., in quella sorta di sgomento cova stupore., come ogni strada persa che riporta a casa.

 

"Irreale
Tu sei apparsa a me
A nessun altro
E tornata ( ad essere) niente"
Sigur Ross)

...il racconto continua nello spazio dei commenti

 
 
 

Peripezie dell'acqua

Post n°497 pubblicato il 10 Febbraio 2013 da simurgh2
 

 

Basta conoscerla abbastanza per capire che l'acqua è stanca di essere un liquido. Lo dimostra il fatto che appena si presenta l'opportunità si trasforma in ghiaccio o in vapore. Ma neanche cosi è soddisfatta, il vapore si perde in assurde divagazioni e il ghiaccio è goffo e grezzo, si sistema dove può e in genere serve solo a dare vivacità ai pinguini e al gin tonic. Perciò l'acqua preferisce la delicata neve, che l'aiuta ad avverare la sua speranza più segreta: quella di fissare la forma di tutto ciò che non è acqua, le case, i prati le montagne, gli alberi.
   Penso che potremmo aiutare la neve nella sua ciclica ma effimera battaglia, e scegliere, per fare ciò, un albero, un nero scheletro sulle cui numerose braccia, scende ad insediarsi la replica bianca e perfetta. Non è facile ma, se in previsione di una nevicata segassimo il tronco in modo che l'albero si tenesse in piedi senza accorgersi di essere morto, come quel mandarino decapitato da un boia gentile, basterebbe aspettare che la neve replicasse l'albero in ogni suo dettaglio e queindi levarlo dal suo posto senza scuoterlo, con un lieve e perfetto spostamento.
   Non credo che la forza di gravità riesca a far crollare il bianco castello di carte, tutto avverrebbe come una sospensione della volgarità e della routine, per un certo periodo di tempo un albero di neve sosterrebbe il sogno realizzato dell'acqua. Fore sarà un uccellino a distruggerlo, o il primo sole del mattino lo spingerà verso il nulla con il suo tiepido dito. Sono esperienze che bisognerebbe tentare per far contenta l'acqua, cosi che torni a riempirci le brocche e i bicchieri con quella debordante allegria che per ora riserva solo ai bambini e ai passerotti.
(Cortazar -"Unomasuno", Mexico, 12 aprile 1981) 

Dicono che domani nevicherà.
Ecco, se nevica farò questo.
Farò contenta l'acqua nel suo sogno.

Signora che in me posi 

Signora dei manti veli bianchi
una bufera dentro una madre
con madrigali spargi e posi
nel nero tumuli di silenzi
le fiamme e orsi bianchi
fiocchi dentro una crepa
un dirupo, una frana preghi
scansionando dentro cavità remote
il seme copri a custodire
nella terra le ulteriori coltri
coprimi quando mi stendo
ad inseminare il bosco
con la signora dei veli bianchi
come tigri della Siberia
custodisci le garze nel tuo fianco
(simurgh) 

 

 
 
 

The trial

Post n°496 pubblicato il 09 Febbraio 2013 da simurgh2
 

E' la visione del video che mi fà immaginare

 

Occhio che schiara
schizza bagliori nell'acqua
e piano, dentro di sè
li assorbe poi sparge
il riflesso perpetua
come ipnotica psichedelia
someday my girl, in your mirror. 
tra le dita per un attimo conti
uno due tre fino all'otto
pufff...sparito
come Ofelia Rimbaud
"Vieni, la notte, a prendere i fiori che cogliesti,
E che ha visto sull'acqua, stesa nei lunghi veli,
Fluttuare bianca come un gran giglio Ofelia."
Un giglio nero che scivola lento
nel cielo che scorre
dentro l'occhio le foglie
poi un suono, una voce che canta
"sgualcite, le ninfee le sospirano intorno
..e il tuo cuore ascoltava
"
il canto del cielo pin pe obi
Un'occhio dentro l'altro che cade
priva del nero la pupilla si apre
come in un disegno di Esher
una spirale che sale
uno ogni anno
come i cerchi dentro il tronco
poi tu ti alzi
e con un balzo ti stacchi da terra
nel tuo salto infinito
una preghiera di gioia
nei cerchi che ti chiudono dentro
il tuo occhio
perchè sei tutto quello che hai visto 

Finzione che è poesia e viceversa
come l'unicorno e il cervo bianco
e mettersi in coda ancora in questa galassia
e levar dal pane cone le dita le spine dentro 

 
 
 

Cheveaux de bois

Post n°495 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da simurgh2
 

 

Cavalli di legno

Ero in macchina stamattina
e sentivo alla radio Debussi
Ha musicato delle ariettes
da delle poesie di Verlaine
e cosi mi venivano in mente le giostre

  

Fai girare la mia testa
derviscio che ruota
stordisci quando cavalchi
gira gira gira intondo
Cavalli di legno nella battaglia
e domani pensa a me
tra le spade gli scudi le urla
accarezzato da un palmo di vento
portami nei tuoi giochi
nei salti capitomboli
dentro i tuoi sogni
nei jardin du Luxembourg

 

Con un tetto e con la sua ombra gira
per breve ora la giostra dei cavalli
multicolori tutti dal paese
che lungamente tarda a tramontare
Molti sono attaccati alle carrozze
eppure tutti hanno un cipiglio fiero
e un feroce leone tinto di rosso va con loro

e a quando a quando un elefante bianco
(rilke - La giostra)

 

Da bambino salivo in groppa
ad un cavalletto di legno
in fondo, sotto i grandi pioppi
oltre i campi di bocce.
Ed è un cavalletto
che non si vede piu in giro
Lo usavano per appoggiare la biancheria
le grandi lenzuola
le tovaglie da stendere al sole
Quella era la mia giostra
Giocavo ad indiani e cow boy
Lo rompevo e mio nonno
mi grattava con le nocche la testa
quando tornavo dentro
nella sala della televione in osteria
la tv dei ragazzi
facevano Rin Tin Tin

Perfino un cervo c'è, come nel bosco
ma porta sella e, fissa alla sua sella
una minuscola bambina azzurra
(Rilke)

In paese non arrivava mai la giostra dei cavalli
Mia madre mi portava alla Fiere di S. Luca
nei giorni di ottobre lo zuccero filato
lievitava in contentezza impiastricciata
sulla bocca di violenta bellezza la frittella
quell'odore potente e divino un canto
dei chioschi che si disfava in bocca.
Mi teneva per mano e io la tironavo
in mezzo a quei suoni festosi come le bande
di ottoni di Bregovic e mi impuntavo
cosi lei mi faceva fare i giri

E cavalca il  leone il bimbo bianco
tenendosi ben fermo con la mano che scotta
mentre il leone scopre lingua e zanne

E quando a quando un l'elefante bianco
(Rilke)

 

Come falchi nei cerchi del volo
era nutrirsi, piantare le unghie nel palmo
volevo fare i miei giri, prima di Borges
i vetri, gli specchi, il labirinto
Non la volevo la giostra a cavalli
Troppo svenevole e sentimentale
Volevo dischi volanti, gli autoscontri
giostre con le lame rotanti, volevo sparare.

 

 

 

 

 

 

agli estremi si scatenano danze magnetiche
in un volo d'insetti che regolano lo spazio di dentro
a spintoni sentivi le tue stagioni dilatare
deformando le strisce di luci e il tuo seme
spinto con un dito dentro la terra

E a quando a quando un elefante bianco

E il tutto và e s'affretta alla sua fine
e gira gira in cerchio e non ha meta
Un rosso, un verde, un grigio che balena
un breve appena, abbozzato profilo
(Rilke
)

 

 

Poi ti trovi nelle età di Rilke
o di Verlaine e i tuoi occhi tornati bambini
protetti dall'età delle battaglie
di indiani e cow boy ad inseguire
qualche ombra che ti era sfuggita
per nascondersi nei salti da stella a stella
E la vorresti adesso quella giostra
con i cavalli di legno e i colori
che da bambino provavi vergogna
a montarci su e farti vedere

 

Television - Tom Verlaine - The dream's dream

Si bemolle minore: la sonata 35. 
Urlo di due occhi: 
Non sprizzate il sangue di Chopin nella sala, 
perchè il canagliume ci strascichi sopra i piedi!
(Gottfried Bern)

 

 

 E cosi ho appoggiato
un piccolo cavallo alato
tra i rami che salti e poi spicchi
nel vuoto il suo volo
tra terra e cielo
in cerca del solco del tuo seno

La giostra di Zamparò è una chicca

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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