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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Maggio 2011

Io insomma, ci son delle volte

Post n°231 pubblicato il 30 Maggio 2011 da simurgh2
 

 

Io insomma, ci son delle volte

Io insomma, ci son delle volte
che ho dei rumori che sento di dentro
Loro fanno anche piano, ma poi,
se ci metto due tre bei respiri
li senti che pare l'anima che applaude.

Io non so bene perchè ma sono contento
Poi penso che non servono neanche motivi
A uno viene cosi, che poi tutto
anche gli sembri diverso. Più bello insomma
Oggi penso che quell'applauso è toccato alle nuvole
Non sò. Eppure nubi in cielo non ce n'è neanche una

 
 
 

Teneva stretta nella mano una mela

Post n°230 pubblicato il 28 Maggio 2011 da simurgh2
 

La mela. è una sorietta che ho scritto dopo una sulle  Albicocche, tempo fà. Mi piacerebbe farne una serie sui frutti . Ripescata da un mio vecchio post

LA MELA

Era un tardo pomeriggio d’estate, le strade sonnolente del pomeriggio si sbracavano per l’ora dello spritz, evitavo il circuito, passavo sotto i portici di via Roggia pensando al declino con leggerezza, un poco inclinato declivio. L’avevo già vista sulla piazzetta che in realta deve essere stato a suo tempo solo un cortile, stretto tra le vecchie case a tre piani post rinascimentali. E’ seduta su quel gradino di pietra fuori di una vecchia bottega artigiana chiusa da tempo. E’ sola, come altre volte. Un paio di volte ho girato prendendo la strada per la piazzetta passandogli vicino. Entrambe le volte piangeva. Ero tentato di fermarmi, era bella.. Mi fermai un po piu avanti, dietro ad una colonna, a guardarla. Stava scrivendo qualcosa su un cartoncino e le lacrime le scivolavano sul viso senza inconvenienti, così, a fiotti lasciando le righe. Pensai pure che stese recitando ma la sua espressione era cosi costernata che non pensai lo facesse per vedere cosa faceva la gente davanti a tanto dolore. Lo dissi a Silvia, la sera. Abitava da quelle bande, da poco, nell’appartamento di un’altra. L’aveva vista anche lei una volta. Non passava di la ma il giorno dopo c’era andata. Lo spettacolo del dolore suscita sgomento ma anche curiosità. Si fermò dietro una colonna e si accorse che erano in due a guardarla, lei e un cane. Si avvicinò, si fermò davanti, in piedi. La ragazza non si muoveva, la testa un po china, piangeva. Silvia si sedette a fianco sul gradino di pietra. Non disse niente, si sedette e basta e stette la, in silenzio. Aveva un sacchetto di mele in mano, l’aprì. Ne prese due e una la offri alla ragazza. Non si mosse. Silvia addentò la sua senza dire niente. Porse ancora la mela, lentamente la tenne la. La ragazza la prese e piangendo la addentò, un piccolo morso, senza girarsi. L’avvertivo la disperata solitudine di quella ragazza mi disse poi Silvia. Disse che gli scavava dentro. Non le chiese se aveva bisogno d'aiuto. Non le disse niente. Le pareva andasse bene cosi.

 
La Tribuna di Treviso del 11 Agosto 2008

La donna è morta appena arrivata all’ospedale. Per quale motivo si fosse tutta avvolta cosi, come un pacco e si fosse chiusa la bocca con il nastro adesivo e anche gli occhi e il naso e persino il sesso con il nastro adesivo, nessuno è riuscito a spiegarlo. In mano teneva stretta una mela

Silvia passava spesso sotto quel portico dove aveva incontrato quella ragazza. In fondo abitava li, a due passi. Non seppe mai che era morta, ne in che modo la trovarono. Forse passava pensando di incrociarla, non sapeva neanche lei del perchè. Mi aveva colpito, questo mi disse. Mi dava da pensare. Insomma qualcosa di lei mi si era incistato dentro. Piu o meno questo mi diceva. Poi un giorno notò un cartone piegato, infilato sotto la serracinesca arrugginita della vecchia bottega. Ero io che l'avevo vista scrivere su un cartone, la prima volta. Silvia neanche sapeva. Dentro quel cartone piegato c'era un foglio e sul foglio una poesia scritta a mano:


"La donna ora è perfetta.
Il suo corpo
morto ha il sorriso del compimento,
l’illusione di una necessità greca
fluisce nelle pieghe della sua toga,
i suoi piedi
nudi sembrano dire:
siamo arrivati fin qui è finita.
I bambini morti si sono acciambellati,
ciascuno, bianco serpente,
presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota.
Lei li ha raccolti
di nuovo nel suo corpo come i petali
di una rosa si chiudono quando ilgiardino
s’irrigidisce e sanguinano i profumi
dalle dolci gole profonde del fiore notturno.
La luna, spettatrice nel suo cappuccio d’osso,
non ha motivo di essere triste.
È abituata a queste cose.
I suoi nei crepitano e tirano.
Sylvia Plath

Quel foglio è dentro una piccola cornice, appesa al muro della sua camera. Lo era. Ora Silvia non abita piu li e l'ho persa di vista, anche se ho ancora il suo numero e se quel numero ce l'ha ancora, non so.

 

 

 
 
 

David Lynch - Boat. Quando le cose cominciano a mettersi male

Post n°229 pubblicato il 28 Maggio 2011 da simurgh2
 

Quando le cose si mettono male, c'è questa atmosfera

Irrigatori irreali

Sere fà pioveva. Dev'esser stato domenica. Anzi era domenica scorsa. Aveva piovuto tutto il giorno; incessante, fine. Io avevo dormito. Un tempo ideale. Nel pomeriggio ero andato a letto subito dopo aver pranzato, sulle due e ho dormito fino alle sei. Mi dà una goduria a me sta roba. Da sempre dormo poco alla notte sicchè, casomai posso. La pioggia è un tempo ideale, quasi a giustificare quello che puo apparir uno spreco. Tanto piove. Non devi render conto alla tua coscienza di non aver fatto un tubo. La pioggia lava ed assolve. Io poi, le domeniche mi stanno sui maroni. I giorni del tedio. Insomma ero la con la mia pigrizia da domenica piovosa e appena infilato sotto le lenzuola mi è venuta questa malinconia. Un desiderio che compare per un suo nesso inellutabile. Una voglia di far l'amore. Con la pioggia ha un suo timbro dolce che scompiglia. Il desiderio di aver qualcuno steso al fianco, prima ancora del desiderio di far l'amore. Cosi, se doveva esserci una priorità. Quel sentire di accordarsi al respiro, avvertire il contatto e il calore della carne, la vicinanza. Una dimensione arcaica ed ancestrale della mente. Lo senti quel richiamo venir su, per una sua naturalezza primordiale. Come una fame, non c'è da fare niente. Anche solo addormentarsi assieme, dio bon che roba. Fatto stà che ho preso sonno con quei pensieri.
Ma questo non centra con quel che sto per dire.


Alla sera pioveva ancora. Sono uscito sotto il portico a fumarmi una sigaretta, dopo cena. Il silenzio era fermo come in una pozza. La pioggia faceva solo un breve fruscio. Lento d'incanto. Guardavo il fimo che soffiavo dalla bocca scoprirsi all'esterno del portico e bagnarsi in quella pioggia.  Poi avvertii come il rumore che pareva di un motorino elettrico. Passarono istanti prima che riuscissi a capire. Intanto ti chiedi cos'è questo rumore? E il pensiero sfoglia il catalogo mentale dei rumori identificati. Un rumorino soffocato diciamo. Questo stoppò quel senso di pace. Qualcosa immetteva la sensazione dell'irreale. Capii che era un motorino che caricava una pompa quando sentii gli irrigatori sollevarsi nell'erba. Poi parti l'irrigazione. Pfffft pfffft pfffft crrrrch crrrrch pfffft. Pioveva. Mi prese una tristezza che non sapevo spiegare. Una cosa che ci scivoli dentro e mi sentii perso. Quelli irrigatori mi deridevano. "In quel buio un cane lontano abbaiava. Quando le cose si mettono male, c'è questa atmosfera." Che bisogno c'era che innaffiassero quella sera, che bisogno? Sono programmati cazzo!"L'uomo è pieno di ideficienti misteri che la natura non gli ha fornito. Mio nonno non dava da bere all'orto quando pioveva, per esempio. Ci vorrebbero però quei tempi che portavi un secchio alla volta alle cose che volevi inaffiare. Ma non è tanto questo, non è questo o forse si anche, un po centra. E' che mi sentii all'improvviso infelice. Quegli irrigatori che sputacchiavano contro la pioggia pfffft pfffft pfffft crrrrch crrrrch e via cosi. Era come se sentissi che mi pioveva dentro. Che mi colava dentro le pareti interne. Non so se rendo l'idea di quel che voglio dire. Mi sentii all'improvviso, fragile ed esposto. Vulnerabile, indifeso per un niente. Ero perfino commosso. Durò pochi istanti questa sensazione di essere fuori del mio corpo, distaccato, di una spanna anche se la percezione di sè diventa spazio siderale, visione, estraneamento. E lì che forse ci s'incontra, come quando dice che adesso, con il motoscafo Lynch, sarebbe entrato nella notte. E s'incontra con quella voce che lo sogna, con il buio dentro di sè.
Poi sentii che avevo dei peli che mi uscivano dalle narici (1) e li presi tra le unghie e li strappai, con un colpo. Sternutii. Mi sentii rimesso a posto ed uscii.

(1) C'è un'età dell'uomo in cui cominciano a crescergli i peli nel naso

 
Children

 

 

 

 
 
 

Lo scarabeo del faraone

Post n°228 pubblicato il 27 Maggio 2011 da simurgh2
 

- La profezia dello scarabeo
- Le esortazioni alla resurrezione 

 

Ho uno scarabeo che tengo nello studio. Stamattina era sulla porta automatica dell'uscita. L'ho preso su, che non me l'ho calpestino e riportato sopra la scrivania. Poi l'ho messo a terra che si faccia un giro. Allora si è arrampicato su per un filo che dal computer va sulla presa. Arrivato sopra si vede che non sapeva che fare. Ha aperto il sarcofago che ha sulla schiena e mosso un pò le ali. Poi si è buttato giu; si è lasciato cadere. Dopo un pò ho visto che era sopra la mia scarpa. L'ho lasciato la e andavo anche in giro. Non mi ricordavo neanche piu e lui mi è salito su per la gamba e si è piazzato la.

 

 

 

 

 

Mi hanno detto dopo che quello è lo scarabeo del faraone. Il piu importante degli amuleti dell'antico Egitto mi ha spiegato una collega egittologa perchè ha sposato un egiziano. Allora mi diceva che la leggenda narra che a quel tempo pare ci fossero solo scarafaggi maschi. Questi producevano il loro seme e poi lo avvolgvano su se stesso e poi sotterravano la pallina. Veniva identificato come una specie di dio che dona la vita, che nell'antico egitto era il sole. Per depositare il seme compie lo stesso tragitto del sole, mi fa. Muore ad ovest e ricompare il giorno seguente ad est. Intanto tutta una metafora mi si formava nei pensieri. Vuoi vedere, mi dicevo, vuoi vedere che...insomma mi resuscita? Lui che è l'amuleto che trasforma.  E intanto lo scarabeo stava la a girarci attorno e gettare le sue profezie. In fondo la credenza era che trasmettesse il soffio vitale alla mummia, mi ha detto l'egittologa.  Insomma il coleottero mi trasmetteva questa aura magica. Sicchè, come nei Testi delle Piramidi, ho pronunciato le mie belle invocazioni e inventato un rito propiziatorio per la sua rinascita. Tanto per ridere, mi son detto.

 LO SCARABEO FELICE

Ho cambiato camicia
ho lasciato un amico.

Vorrei essere uno scarabeo felice
meglio di un uomo morto e freddo
o di una wolksvagen senza benzina,
meglio di una danzatrice balinese
o di una prostituta cubana giovane.
Si va avanti
Per questo bisogna allenarsi
qualche volta
ad avere un cuore.

Ho un cappello di lana,
una sciarpa e una fodera
per difendermi dal freddo


Rolando Attanasio

Poi ho avuto anche questa visione, questa specie di illustrazione, un fumetto dell'antico egitto ma forse è solo un'illusione adorante.  

 

 Lo scarabeo stercorario

Rotoli la tua palla di merda
attento a che nulla si perda,
con la tua professionalità
sei d'esempio all'umanità,
dimostri che è conveniente
non gettare via mai niente.
(Giovanno Cristotomo))

 

 Poi ho saputo questo da Wikipedia del rapporto tra il coleottero e lo sterco. Che si nutrono di sterco e che raccolgono il loro nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova) facendone caratteristiche pallottole e facendole rotolare sul suolo. E che nel film L'Era Glaciale Papà scarabeo dice "Dobbiamo proprio portarcela dietro? Di sicuro di cacca ce n'è anche dove stiamo andando."
Mamma scarabeo: "Hey! è un regalo di mia madre."

Poi, un giorno che son stato a casa, il giorno dopo mi han detto - Sai che abbiamo trovato lo scarabeo morto?- Ecco!

 
 
 

Hells Bells - Quella volta che son morto

Post n°227 pubblicato il 26 Maggio 2011 da simurgh2
 

 

Quella volta che sono morto
è stato perchè mia moglie mi aveva lasciato
e forse mi aveva lasciato perchè aveva capito
che con me non c'era niente da fare
ma se non mi avesse lasciato sarei finito in altro modo
non cosi proprio, cosi male. In un burrone.
"Era un pezzo di burro quel ragazzo" sentirò di me dire, al funerale.
Ne senti di paradossi quando non puoi ribattere ne ridere con loro
Se non mi avesse lasciato non avrei preso quell'abitudine
Allora mi compravo una confezione da sei di birre
mi mettevo in macchina e andavo in giro
Non riuscivo a stare a casa ad aspettare mi venisse sonno
Avevo preso una catapecchia in affitto lungo il fiume
Era stata lei a lasciarmi ma me ne sono dovuto andare io
Insomma prendevo queste birre la macchina e partivo
Andavo in giro e facevo questa specie di gioco
Cioè giravo finchè me ne rimaneva una sola
Fin dove arrivavo dipendeva dalla velocità e dalla sete
Poi tornavo e mi bevevo pian piano l'ultima
Cosi tutte le sere. Non avevo voglia di andare al bar
Ci si vergogna ad esser stati lasciati e trovarsi soli
Mi avrebbero preso per il culo quelli là, lo sapevo
Quella sera là che sono morto, sono andato verso le montagne
Avevo fatto inversione quando la birra era finita
Me ne restava una e cercando di aprirla
sono finito giu per la scarpata. Un volo di trenta metri
Mi sono capottato e la macchina ha preso fuoco
Morto bruciato con la cintura di sicurezza sù
Al funerale c'erano tutti, anche le suore
che mi avevano insegnato alle medie
Mi è venuto da ridere quando ho sentito
le campane suonare per me, come nel disco degli AC DC
Ho suonato il basso in un gruppo metal
Facevamo cover degli AC DC, fatalità
Fulvio aveva messo su il cd in macchina venendo alla chiesa
In macchina erano gli stessi di quella volta
che siamo andati a vederli a Milano
Remo aveva una confezione di birre da sei sulle ginocchia
Ne avevano aperta una ciascuno e avevano fatto il mio nome
Hanno cantato in coro il ritornello finale
yeow
Hell's Bells, Satan's comin' to you
Hell's Bells, he's ringing them now
Hell's Bells, the temperature's high
Hell's Bells, across the sky
Hell's Bells, they're takin' you down
Hell's Bells, they're draggin' you around
Hell's Bells, gonna split the night
Hell's Bells, there's no way to fight, yeah

Ow, ow, ow, ow

Vaffanculo!
Remo poi ha chiesto ai miei se poteva mettere
la confezione da sei dentro la fossa
L'aveva fatta preparare come un cuscino di fiori da un fiorista
I miei l'han guardato male ed erano indignati
Eppure sapevano che io sarei stato contento dell'idea.
Potevo mai immaginarmi che dovevo lasciarle scritte certe cose
Le mie ultime volontà. sul comò, lasciate là, in bella vista
Sono morto tenendo un barattolo di birra Moretti in mano
La linguetta sollevata tra le dita, come una bomba a mano

Ogni tanto mi vien voglia di scrivere qualcosa di quella volta che son morto. Ce ne sono altre qua in giro che dovrei raccogliere tutte insieme. Potrebbe venirne fuori una specie di Antologia di Spoon River no?

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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