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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Luglio 2011

ombre - Rimani - Remake

Post n°274 pubblicato il 31 Luglio 2011 da simurgh2
 


la mia ombra che fuma

RIMANI 

- Rimani 
- Non posso, devo mettere insieme i dati 
- Non lo sopporto. Non sopporto quando dici < devo mettere insieme i dati > 
- Devo andarmene prima di trasformarmi in lupo mannaro, allora 
- Rimani 
- Non posso 
- Vengo con te 
- Non puoi 
- E allora cosa dovrei fare ! 
- Lavora a maglia, suona il flauto, leggi un libro 
- Gesù 
- Leggi la guida regionale degli insetti della palude 
- Stà zitto! Vattene via ! 
- Ma come, quel libro non è poi cosi male: La fine lascia un po a desiderare però…he he 
- Ti ho detto di andartene 
- Sto andando 
- E non tornare 
- Ci vediamo presto 
- No ! 
- Ciao 
- Torna qui 
- Cosa c’è ancora? 
- Baciami 
…….. 
- Non cosi, baciami bene 
………. 
- Okay ? 
- Okay 
- Adesso vado 
- Sarebbe bello se potessi restare 
- Sto andando . Guarda il mio corpo che esce dalla porta 
- Okay 
- Okay. Ciao 
- Okay 
Lei rimase ferma sulla soglia. I passi di lui sulla ghiaia. Una portiera che sbatte. Il motore e poi le gomme e ancora il rumore della ghiaia, diverso da prima, un altro scricchiolio., lei lo sentiva, lui la stava lasciando. Non sarebbe piu tornato. 

E' ciò che mi ricordo del sogno. Ma lo strano era che io ero nella parte di lei

(simurgh) 

 

da (la fine del mondo e il paese delle meraviglie di Murakami Haruki)

..allora adesso puoi entrare nella città senza ombre e diventare il Lettore dei Sogni.
PS il Lettore di Sogni lo può fare solo chi ha lasciato l'ombra fuori dalla città al Guardiano
 

I vecchi sogni sono vecchi sogni, Nella biblioteca ce ne sono fino alla nausea - disse il Guardiano - Ne prenda quanti ne vuole e li legga dall'inizio alla fine. Si metta all'opera il più presto possibile. D'ora in poi lei sarà il Lettore dei Sogni. Si dimentichi il suo vero nome, ormai si chiama così. Come io mi chiamo il Guardiano. E' tutto chiaro? 
- Chiarissimo. 
- E come c'è un solo Guardiano, in questa città, così c'è un solo Lettore dei Sogni. Perché per diventarlo bisogna averne le qualità. Qualità che adesso io le conferirò. 
- E fino a quando dovrò fare questo lavoro? 
- Ma non saprei... fino a quando verrà il momento di smettere - Dette queste parole il Guardiano tirò fuori dalla credenza un piattino bianco e lo aveva posato sul tavolo. Vi aveva versato dell'olio, poi con un fiammifero vi aveva dato fuoco. Quindi dallo scaffale dov'erano allineati gli attrezzi aveva preso uno strano coltello dalla forma piatta e ne aveva scaldato la punta per una decina di minuti. 
Dopodichè aveva spento il fuoco e lasciato raffreddare il coltello. 
- Questo è solo per conferirle una peculiarità, non le farò assolutamente male. - Detto ciò il Guardiano aveva tenuta aperta la palpebra del mio occhio destro e con la punta del coltello mi aveva trafitto il globo oculare. Dopodichè fece lo stesso con l'altro occhio. 
ecc ecc.

Un libro da avere, questo di Murakami

 

 
 
 

Non ci resta altro che sanguinare

Post n°273 pubblicato il 29 Luglio 2011 da simurgh2
 

 

L'avevo scritta qua, in un commento a Morbido Haikù 
Poi l'ho rimaneggiata un pelo. Adesso quel blog non si trova neanche più. Allora questa poesia va a qualcuna che sia stata un'eroina vigliacca. Cosi, mi pareva bella l'immagine, mica altro.



 

Scalava leggera
il corpo rispondeva teso,
staccava sillabe di soffio
seguendo il ritmo di una musica in testa

Non ci resta altro

Non ci resta altro che sanguinare
A volte crediamo sia succo di lamponi e more
Il piacevole inganno a cui ci si abbandona
la piu bella e incredibile delle menzogne

Che pure ne vorrei millemila, un milione
Pagarla cara dopo, non importa . Spurgare bisogna
Che esca l'infetto, il pus, il dolore, l'inganno
di ciò che siamo stati, di ciò che ci è toccato.

Credo che, comunque vada l'amore
le conseguenze non debbano tener conto
di quanto infine è stato
Non tocca a tutti, non a questo modo. Un'altro c'è sempre

il modo che possiede la felicità e il tormento
la volontà inevitabile di non poterne fare a meno
Gli dei lo assegnano a pochi quel tormento languido e copioso
Scaturigine che sgorga immagini e visioni

In fondo è una gran fortuna anche se
alla fine lo prendi in culo con straziante malinconia e dedizione 
E cosi poter far la parte dolcemente dannata, 
dell' archetipo sofferente dell'amor le sue pene
 
e in cuor tuo, poter raccontare di oscene bellezze
Non ti si gonfierebbe sennò quell'anima rigogliosa e tremula
Con le tue lagne fai godere l'estetica del mio pulsare
Non serve tu fugga, se non per poi tornare

Ho semre aspirato ad un'eroina vigliacca
Lasciala gonfiare quell'anima. Forse altro puoi fare?
Se non farlo sanguinare ancora con succo di lamponi e more
La più bella e incredibile delle menzogne. L'amore
(simurgh)

 

.....dentro una nuvola di fiori

che da le mani angeliche saliva

e ricadea in giù dentro e di fiori,

sovra candido vel cinta d'uliva

donna m'apparve, sotto verde manto

vestita di color di fiamma viva.

E lo spirto mio, che già cotanto

tempo era stato ch'a la presenza 

non era di stupor, tremando, affranto,

sanza de li occhi aver più conoscenza,

per occulta virtù che da lei si mosse,

d'antico amor sentì la gran potenza

 

Dante -dalla" Commedia" -
Purgatorio canto XXX vv.28-39.

 
 
 

Erano venuti a vedere chi era l'ultimo - 2 -

Post n°272 pubblicato il 28 Luglio 2011 da simurgh2
 

 Ieri ho letto sul giornale che è morta Agota Kristof. Non lo sapevo ancora quando ho messo questo video. Una canzone dalla colonna sonora del film "Brucio nel vento di Soldini e tratto da un romanzo della Kristof. Ad Agota Kristof tutta la mia gratitudine per il romanzo "Trilogia della città di K"

 

Non lo uccisero. In segreto ci sperai. Era disperato l'amore che provavo
Ho pensato per un attimo che se rimaneva vedova poteva capire quanto l'amavo
Eravamo in quella stranza in fondo al cortile e sapeva di mangime, da bestie da cortile.
E tu chi sei? mi chiese poi lo sposo, liberandosi dai tre
Anche te sei tra quelli gettati via? Anche da te è fuggita verso sogni strani?
Anche a te ha dato qualche notte ed è fuggita? C'era disprezzo nel su sguardo
C'era la rabbia disperata di chi temeva  la stessa fine. Alzò le mani su di me.
Il mio braccio scattò dall'ombra per ucciderlo. Gli altri tre non si mossero.
Lo colpii con la forza di chi poteva frantumarlo. Lui non reagì. Continuai a colpirlo.
Cadde ai miei piedi e strinse le braccia attorno le mie gambe.
Il sangue gli colava dalla faccia. Poi arrivò lei. Si fermò impietrita sulla porta.
Una risata calma, usci da quella bocca spaccata. Poi silenzio.
Da fuori giungevano i rumori della festa. Come sapesse, da la era corsa.
Mi si lanciò contro e tentò di graffiarmi il viso, ma gli afferrai i polsi.
Poi prese a spintonarmi e a gridare di andar via. Lui mi lasciò le gambe.
Mi spinse fuori. La notte era limpida. Le luci sul cortile, la musica della festa.
Continuò a spintonarmi e a dire di andar via. Mi spinse verso la strada.
Poi si mise a correre piangendo. Aveva le calze bianche, un aderente abitino.
Mi girai e vidi i tre sulla soglia. Continuai a seguire i passi di lei oltre il campo.
- Di quà - mi diceva - Devi andar via. Vattene- Eravamo lontani adesso.
C'era silenzio attorno. Poi sentii lo sbattere di ali di una poiana che si alzava in volo.
Io non mi mossi,
- Che ti è preso? Come hai potuto? - Le dissi che l'amavo, che non sapevo.
- Addio - e si girò per andarsene. La guardai incamminarsi. Poi si girò.
Disse il mio nome. Disse che dovevo andar via. Si ricordava di me allora.
- Vattene via - Io non mi mossi. Sentivo le mie nocche sanguinare.
- In nome di dio, vai via. Ti prego -
- Ti amo -
Nei suoi occhi comparì il dolore.
- Perchè sei tornato? Perchè? -
- Io non me ne andrò. Non posso. Sono tornato per te -
Il giorno dopo si doveva sposare.
Il giorno dopo l'avrei persa.
Il giorno dopo la mia vita non avrebbe avuto senso.
Il giorno dopo niente piu sarebbe stato lo stesso.
E vidi nei suoi occhi ancora un bagliore
come se all'improvviso quell'amore mio che non avevo mai detto
fosse per lei inaspettato e improvvisamente sconvolgente.

(seconda parte - nowhere)

 

 

si devono fare, tante cose si devono
e ti trovi dentro, imprigionato senza aver deciso
e decidi che a quel punto lo devi fare
anche se non vorresti piu, lo devi
e ti pare cosi normale
che tutti altro non si aspettano
e tu a quell'aspettarsi devi sottostare
e ti vien normale
ti sembra naturale
ti dici che cosi va la vita
che cosi è giusto
che non si può fare altro
ma nel profondo senti che altro avresti voluto fare
che avevo dei sogni
dei talenti a cui inclinare
ma poi diventano cose infantili
poi diventano
quando noi diventiamo altro
quel che non saremmo forse mai
e ti pare cosi normale

 
 
 

Erano venuti a vedere chi era l'ultimo

Post n°271 pubblicato il 27 Luglio 2011 da simurgh2
 

 

 

Siamo venuti e vedere chi era l'ultimo
Chi infine ha scelto che starà con lei
Uno gli disse allora tu sarai il padre dei suoi figli
Come tutti sapeva chi erano quei tre
Solo di me, come tutti, non avevano mai sentito nominare
Loro erano stati gli amanti di lei in gioventù
Adesso erano tutti e tre sposati
Quei tre erano venuti la notte prima delle sue nozze
L'avevo saputo per caso e il cuore aveva cominciato a tremare
Non so perchè l'ho fatto ma dovev andare a vedere anch'io
Io non ero stato niente per lei, probabilmente
Non gliel'avevo detto mai per un anno intero
Tranne l'ultima sera, prima che andasse via
Eravamo vicino al fiume e le anatre dormivano sulla riva
Quando gli dissi che l'amavo lei restò impietrita e sgomenta
Mi disse che aveva gia un altro e che lui era via
Quell'uomo, quell'uomo suo, adesso mi inteneriva
Guardava quei tre che non conosceva
che erano stati amanti del suo amore prima di lui
A me non mi guardava, ero dietro, in un angolo
Lei non gli aveva mai parlato di me. Per lei non ero stato niente
Li guardò con timido imbarazzo e con voce piena di dolore
disse loro - Voi l'amate ancora - Si fece silenzio
Uno disse a lui - Come mai a te ti ha tenuto?
Come mai non ti ha abbandonato al sorgere del sole?
Come mai da te non è fuggita verso i suoi sogni strani?
Come mai? Come mai?- ripetevano adesso tutti e tre
e gli si avvicinarono pieni d'ira, accecati
Allungarono su di lui le mani e gli strapparono la camicia
Divennero in un attimo un groviglio sopra di lui paralizzato
Lo uccideranno, pensai io, gioendo nel mio angolo 

(continua) 

 È successo qualcosa che continua a succedere. 
Qualcosa che mi vincola. 
Era notte e adesso è giorno. 
Tanto più adesso... 
Chi era? Chi? 
Io ero in Lei, e Lei era intorno a me. 
Chi al mondo può dire di essere mai stato insieme ad un altro essere umano? 
Io "sono" insieme a Lei.

(Wendwes - Ilcielo sopra Berlino)

 

 

Kawl han'shama she'natata bi 
Tutta l'anima che hai riposto in me - 
Elohai ...... 
Dio mio ... 

 
 
 

Cecità e cicogne

Post n°270 pubblicato il 25 Luglio 2011 da simurgh2

Cecità e cicogne

a Fatima-Zahra

Io sono Fatima-Zahra e tu sei il mio profeta:
falso e affascinante come tutti i profeti.
Nella mia infanzia non ho avuto un’infanzia.
A tredici anni tu, habibi, leggevi Kafka

Ieri Juan Goytisolo guardava le cicogne da una terrazza di Jamaa el Fna.
La loro casba è un labirinto di rami costruito per noi,
per ostacolarci il cammino verso l’infinito, per ricordarci
che la Terra Promessa non è qui, che viviamo nel deserto

Fra qualche giorno migreranno, dice. Nel frattempo prove di volo. Quale
altro comandamento, mio profeta? Primo: non c’è grazia senza esercizio.
Secondo: non c’è salvezza in nessun luogo. Terzo: l’amore
è non sapere nulla di sé. Quarto: mendicare senza orgoglio

Come il vecchio Hasan. La cecità gli ha tolto lo spettacolo
dei mangiafuoco, dei giocolieri, degli incantatori di serpenti.
Non la grande estraneità. Hasan, che alla scuola del calore
ha imparato la chiaroveggenza dell’insonne

Così le mie gambe sordomute, come le chiamavi,
si affrancheranno dalla schiavitù delle tue parole.
Ma oggi come cicogne mendicanti, alla quinta chiamata,
chiedono tempo, tempo e denaro, denaro e sesso.

Io sono Fatima-Zahra e tu sei il mio profeta:
falso e affascinante come tutti i profeti.
La mia gioventù è stata prostituzione. Come la tua, habibi,
solo che tuo padre, a differenza del mio, la chiamava arte

di Massimo Rizzante

Nota
Queste poesie sono del “il ciclo di Marrakech”, e fanno parte di una più ampia sezione della sua prossima raccolta, intitolata Scuola di calore.

 

 

 
 
 
 

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-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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