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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
Messaggi del 07/03/2011
Post n°172 pubblicato il 07 Marzo 2011 da simurgh2
A viverci in mezzo a questo non essermi visto nascere e neppure sò che mi vedrò morire e allora mi par tutto questo presente che scorre sia solo convenzione, una provvisorietà, un modo di dire, aleatorio, effimero non so se ci stà e so che mi muovo dentro questo perimetro d'azione che, a volte, altri mi confidano, altre ancora mi affidano, per un pò ed io che seguo tracce ma non mi sembra di lasciarne neppure di nuove, forse qualcuna, qua e là in questo mio avvicendarmi provvisorio in un incerto rapporto tra passato e futuro, tra attesa e memoria, che devi sempre starci attento a questa cosa e fare delle campionature e non sapere bene se è un format o una modalità del pensiero e allora tutte quelle volte che ho sentito dire che quando le cose finiscono è segno che devono finire ti chiedi quand'è che finiscono? finiscono con me? no, vanno avanti lo stesso e allora mi sento come quando perdi qualcosa di importante, quando ti accorgi all'improvviso dal niente che ti manca qualcosa e che non sai dov'è e che ti prende un senso di solitudine primordiale e allora gli altri ti dicono prova a pensare all'ultimo posto in cui sei stato o che l'hai usata e tu pensi ma cosa? cosa? e sei la che guardi dappertutto anche se sai che non può esserci che se succedesse a tutti una cosa cosi, nello stesso momento in tutto il mondo ci vedremmo con gli occhi sgranati con tutti che pensano all'ultimo posto e all'ultima volta tutti la a frugare in giro per il pianeta oppure come nelle foto del video pervasi di sgomento e ineluttabilità a cui non resta che avvilirsi e star la senza poter far niente che si son accorti di quanto fragile sia la realta a cui credavano di starci in mezzo, non si sa bene ma ci stavano e invece all'improvviso tutto si fà sospeso come nelle visioni di Hopper e va ben basta cosi sennò chissà dove arrivo |
Post n°171 pubblicato il 07 Marzo 2011 da simurgh2
La notte del primo gennaio del 1599, mentre si trovava nel letto di una prostituta, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, pittore e uomo iracondo, sognò che Dio lo visitava. Dio lo visitava attraverso il Cristo, e puntava il dito su di lui. Michelangelo era in una taverna, e stava giocando di denaro. I suoi compagni erano dei furfanti, e qualcuno era ubriaco. E lui, lui non era Michelangelo Merisi, il pittore celebre, ma un avventore qualsiasi, un malandrino. Quando Dio lo visitò stava bestemmiando il nome di Cristo, e rideva. Tu, disse senza dire il dito del Cristo. Io?, chiese con stupore Michelangelo Merisi, io non sono un santo per vocazione, sono solo un peccatore, non posso essere scelto. Ma il volto del Cristo era inflessibile, senza scampo. E la sua mano tesa non lasciava spazio a nessun dubbio. Michelangelo Merisi abbassò la testa e guardò il denaro sul tavolo. Ho stuprato, disse, ho ucciso, sono un uomo con le mani lorde di sangue. Il garzone dell'osteria arrivò portando fagioli e vino. Michelangelo Merisi si mise a mangiare e a bere. Tutti erano immobili, vicino a lui, solo lui muoveva le mani e la bocca come un fantasma. Anche il Cristo era immobile e tendeva la sua mano immobile col dito puntato. Michelangelo Merisi si alzò e lo seguì. Sbucarono in un vicolo sudicio, e Michelangelo Merisi si mise a orinare in un canto tutto il vino che aveva bevuto quella sera. Dio, perché mi cerchi?, chiese Michelangelo Merisi al Cristo. Il figlio dell'uomo lo guardò senza rispondere. Passeggiarono lungo il vicolo e sbucarono su una piazza. La piazza era deserta. Sono triste, disse Michelangelo Merisi. Il Cristo lo guardò e non rispose. Si sedette su una panchina di pietra e si tolse i sandali. Si massaggiò i piedi e disse: sono stanco, sono venuto a piedi dalla Palestina per cercarti. Michelangelo Merisi stava vomitando appoggiato al muro di un cantone. Ma io sono un peccatore, gridò, non devi cercarmi. Il Cristo si avvicinò e gli toccò un braccio. Io ti ho fatto pittore, disse, e da te voglio un dipinto, dopo puoi seguire la strada del tuo destino. Michelangelo Merisi si pulì la bocca e chiese: quale dipinto? La visita che ti ho fatto stasera nella taverna, solo che tu sarai Matteo. D'accordo, disse Michelangelo Merisi, lo farò. E si girò nel letto. E in quel momento la prostituta lo abbracciò russando. Tratto da -Sogni di sogni- questo "Sogno di Michelangelo Merisi" di Antonio Tabucchi, Sellerio |
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