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Messaggi del 18/05/2011
Post n°223 pubblicato il 18 Maggio 2011 da simurgh2
David Lynch -- The Alphabet
In quel periodo ero sposato con Peggy Lentz. Anche Peggy studiava all’accademia.
A Un fumetto di Alì Cetinkaya
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- Ci dice che và tutto bene: stiamo solo morendo
INDUSTRIAL SYMPHONY NO.1: THE DREAM OF THE BROKEN HEARTED Regia:David Lynch
E' un lavoro teatrale che gli fu commissionato, come spettacolo d'apertura, di un festival di performance musicali sperimentali. Un festival fondato da, nientepopòdimeno, David Byrne e Laurie Anderson due leggende, per me. Questa roba ci mette un paio di settimane a metterla in piedi, assieme al suo socio e compositore Angelo Badalamenti.
Non mi pare una delle sue cose migliori questa Industrial Symphony di Lynch ma ci sono sequenze veramente potenti, che ci porta nei sogn di una heartbroken, per mostrarci "dove le storie d'amore vanno a morire, la discarica dei sentimenti, l'obitorio delle storie finite male" . Non è che si capisca facilmente tutto questo. Lynch, in fondo, sempre sollecita all'abbandono che consente di seguire il flusso immaginativo ed intuitivo. L'intuizione è sollecitata dal linguaggio cinematografico. Esprime concetti che difficilmente le parole sapranno dire. L'intuitività, come linguaggio dell'inconscio, si è abituati a diffidare, a fidarci poco ed è perchè quasi mai la sappiamo usare. Quello che a me piace di Lynch è questa esortazione a tracciare percorsi semantici attraverso traiettorie divaganti e personali. Un modo forse che puo essere tacciato di non dire niente, ma non è che voglia dir per forza qualcosa a qualcuno ma, che quel qualcosa, usando le traiettorie intuitive, può portar ognuno da qualche parte che, non necessariamente è la mia. E' l'ascolto associativo delle emozioni, la loro fenomenologia.
Il palcoscenico è ingombro di spazzatura: assemblaggi di travi in acciaio, auto distrutte, barelle ospedaliere, passerelle in alto di metallo. L'insieme dà l'impressione di una fabbrica abbandonata, illuminato con una gamma di proiettori che spazzano continuamente in giro, dando al film una qualità strobing con luci e ombre che interagiscono, come succede dentro di noi.
Dove vanno a finire le storie d'amore (simurgh) Lynch infine, non lancia messaggi. Paralizza piuttosto. Mescola carte e niente è mai certo. Lynch non credo voglia insegnare nulla se non di cercare in noi quel linguaggio intuitivo e ad esso abbandonarsi. Non indica vie. Forse, l'unica, quella di perdersi. Lui esplora il suo incubo e ne è inesorabilmente attratto. Come anch'io d'altronde, fino a che imparerò a non averne paura. Lynch ci dice che va tutto bene: che stiamo solo morendo. Lunga vita a David Lynch
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