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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi del 27/06/2011

la poesia e lo spirito dei servizi (seconda parte)

Post n°253 pubblicato il 27 Giugno 2011 da simurgh2
 

 

Cliccando qui c'è la prima parte

Il poeta diceva che quella scritta "Si prega di lasciare i servizi consoni di riutilizzo" a leggerla cosi, sentivi l'andamento di una marcetta che dispone l'anima sull'attenti.
Il poeta, diceva che l'anonimo poeta della scritta, se invece scrivevam che so? "..ripuliti per un riutilizzo" , mica era uguale. Laparola preziosa è Consoni dice il poeta.Come gli sarà venuta in mente una parola cosi stratosferica? Questo è un colpo magico, dice il poeta, professore all'università. Una parola nobile, una metafora musicale dotta. E i servizi, senza l'aggiunta di igienici sembrano fare appello alla coscienza civica. "Lasciate i servizi in uno stato per ogni enentuale riutilizzo". Tutti avrebbero sentito che è un'espressione pesante no? E li uno sensibile un pò di poesia si sarebbe avvilito. Un'altra formulazione della frase avrebbe sortito effetti meno efficaci e musicali. "Lasciate i servizi decenti per.."  la senti che tocca questioni morali, di decenza e decoro e perciò di vergogna. Ma uno quando è la dentro mica sente vergogna, niente. Anzi è spesso nelle latrine che ci si vendica della societa opprimente, si insulta, si scrivono inni alla femmina, impera il nichilismo. Invece l'autore anonimo ha preferito la parola Consoni, che tocca valori piu spirituali. Come se, le latrine fossero luoghi metafisici, che andavano lasciati in armonia con lo spirito di chi fosse subentrato nel loro uso.
Il poeta stava tenendo una lezione magistrale e me lo vedevo preso che si elevava nell'animo. Ho pensato che si sarebbe fatto riguardo e non gli sarebbe venuto neanche di andar di corpo, in servizi di tal fatta, cosi consoni all'elevazione spirituale.
La poesia è una questione delicata da afferrare. Però non stà solo sui libri. Questo intende dire. Si è capito ma anche no, io credo. Non è facile. Ricorrerò ad un altro esempio. Un'altra storia.

( seconda parte)

 
 
 

"L'avevo detto io"

Post n°252 pubblicato il 27 Giugno 2011 da simurgh2
 

Ho uno che lavora qua con me, si chiana Erminio, ha 43 anni che non so come si faccia a mettere un nome del genere, Erminio, che non c'è piu nessunbo a chiamarsi a quel modo. Erminio è uno di quelli che dice "L'avevo detto io". Uno che ha sempre detto tutto, che aveva previsto, che sapeva già.. per mecrede di possedere una specie di arte divinatoria. Vai a fare osroscopi no? Oppure il chiromante, che ne sà, dico io. Secondo me porta sfiga uno cosi. Non è neanche che sia lungimirante, ma solo uno che vede le cose per come van storte. Che siccome son sempre tante è anche facile penso io. Non credo viva bene uno cosi. Un pessimista senza ironia. Non è neanche cinico, che a me i cinici piacciono. Tipo Cioran insomma. Quando le cose vanno bene, non dice mai "L'avevo detto io". Come mai? Cosi, se ascolti lui ti pare che le cose vadano sempre male. Lo mando a cagare tante volte ma è come avere un corvo appollaiato sulla spalla. Vai a cagare, vai Erminio.

 
 
 

La poesia s'incontra in una latrina

Post n°251 pubblicato il 27 Giugno 2011 da simurgh2
 

In un osteria di Reggio Emilia, un poeta si imbatte in una scritta che trova sul muro di un bagno. La qual cosa sembra a lui un bel  poemetto. Due versi. Un endecasillabo elementare e di poco conto e un ottonario, dice. Lui è un professore universitario di letteratura, se ne intende. Mentre io, di metrica sò un tubo. Era scritto questo:
"Si prega di lasciare i servizi consoni di riutilizzo!"
Potevano scrivere "Lasciate pulito il bagno" e basta.
Il poeta era seduto con altri ad un tavolo fuori, sul plateatico, in via Antonio Allegri, detto il Correggio a Reggio Emilia. Aveva la testa che gli girava oltre l'elittica, oltre la sfera delle stelle fisse per via della vodka all'anice, del rum, di due tre aperitivi e via discorrendo ma ciò che l'aveva sollecitato al bisogno di andare in bagno eran state due birre leggere e bionde.
- Scusi dov'è? - chiese solamente ma il cameriere capì lo stesso cosa intendeva.
- In fondo a sinistra, giu per le scale- rispose con un sorrisetto affabile.
Ecco la ragione per cui era corso via dalla compagnia allegra e triviale che erano la che parlavano di figa (non avevo mai sentito prima un posto dove questo fosse cosi preponderante. Si lo sò, i maschi non fanno altro, in ogni posto ma a Reggio, credetemi, chiedete in giro, è impressionante), di cotiche e lardo, di Heidgger e di calcio
Una volta tornato, il poeta dirà che è stata quella parola sopratutto, quel "consoni" e di come questo possa agire su un animo sensibile e poetico, comunque predisposto.
Insomma, arriva in bagno, quel silenzio improvviso che avvolge il luogo, la concentrazione che richiede, l'ispirazione impellente pure. Cardini questi della poesia. In fondo ti sbottoni, ti cali le braghe, sei li in piedi esposto nell'intimo e la tua anima si apre timida al coglier poesia. Perchè, la oesia, non l'ha scritta mica solo il Leopardi o il Carducci eh?.  Il poeta, io lo capisco, stando in mezzo a quella triviale e allegra brigata, sente il bisogno di staccarsi, di respirare da quel chiasso dove circolano parole grevi, lo capisco.

Continuerò a scrivere di questa storia, che a me pare illuminante circa il senso profondo della poesia, del suo scaturire e del poter comparire in ogni luogo.

( 1 parte )

Il poeta in questione, nonche professore universitario emerito, si chiama Ermanno Cavazzoni

 
 
 
 

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